Jacopo Rubino - XPB Images"Non sto vendendo l'anima della Formula 1". Il boss Stefano Domenicali replica ai fans più preoccupati e ai detrattori, per un calendario che si espande sempre più, tocca nuovi orizzonti, ma magari va in territori di scarsa tradizione motoristica o governati in modo controverso. Il tutto firmando ovviamente contratti molto remunerativi, ma il manager italiano, intervistato dalla tedesca Bild, non vuole che Liberty Media sia accusata di avidità: "Il denaro è importante per tutti, anche per noi, ma non è l'unica cosa di cui teniamo conto. Fosse così, il calendario sarebbe senza dubbio diverso. L'intero pacchetto deve essere interessante".
Dal 2023 il Qatar diventerà meta stabile, dopo il debutto del 2021, forse si tornerà in Sudafrica, mentre i legami con l'Arabia Saudita diventano sempre più forti. Qui la questione è spinosa: si accetta la corte di Paesi dittatori, dove i diritti umani non sono rispettati, in cui le manifestazioni sportive di alto profilo vengono sfruttate per mostrare un'immagine migliore di quanto non sia davvero (il cosiddetto "sportswashing"). Domenicali, però, resta convinto che la presenza della F1 possa avere un effetto positivo a lungo termine: "Ci sono già stati dei successi, ad esempio in Arabia le donne da quattro anni possono guidare. Ci aspettiamo sempre che tutto cambi all'istante, ma non funziona così, non basta un solo weekend".
Se non altro, Liberty Media ha rinunciato prontamente ai (si dice) 50 milioni di dollari che arrivavano ogni anno dal Gran Premio di Russia. Dopo l'invasione dell'Ucraina, gli accordi sono stati stracciati in maniera unilaterale. In questa stagione si sarebbe dovuto correre per l'ultima volta a Sochi, prima di trasferirsi sul nuovo impianto di Igora Drive, alla periferia di San Pietroburgo. Dove invece il Circus non metterà mai piede. "Posso prometterlo, non faremo altri affari con loro, non ci saranno più gare lì. Ci sono cose non negoziabili. Abbiamo una chiara posizione contro la guerra, e per questo siamo stati la prima grande lega sportiva a tagliare i legami con la Russia", ha garantito il presidente del Circus.
Al contrario, ci sarebbe il desiderio di riportare il Mondiale in Germania, ma Domenicali, proprio attraverso la stampa tedesca, ha tirato una frecciata al movimento locale: "Se non sono io a telefonare, vedo e sento muoversi poco. Parlano, parlano, però alla fine servono i fatti. Al giorno d'oggi per me è un mistero che non si riesca a fare business attorno ad un Gran Premio, ma se sarà possibile riavremo una tappa in Germania". Domenicali sottolinea che il campionato non può "farsi carico dell'intero costo" di una gara, che deve valerne la pena per tutte le parti in causa, ma bisogna ricordare che a Las Vegas sarà direttamente Liberty Media a svolgere il ruolo di promoter, dopo aver addirittura acquistato l'area in cui sarà allestito il paddock, al costo di 240 milioni di dollari. È sempre questione di convenienza.
Per adesso la Germania resta fuori, alla Francia quasi sicuramente toccherà lo stesso destino con l'esclusione di Le Castellet, ma Domenicali ribadisce: "Credo faccia parte di un normale cambiamento, negli ultimi cinquant'anni non si è sempre andati sempre sugli stessi tracciati. Ci stiamo aprendo al mondo intero. Oggi abbiamo l'imbarazzo della scelta, ma non significa che non possano tornare vecchie piste". La concorrenza è comunque sempre più serrata, costosa e numerosa.