7 Gen [11:44]
Ferrari: Arrivabene al capolinea
Binotto probabile team principal
Alessandro Bucci - Photo 4
Le feste natalizie sono andate in archivio e la stagione 2019 regala già i primi colpi di scena, con la notizia anticipata da Gazzetta dello Sport e riportata su tutti i principali quotidiani e portali dedicati all'automobilismo circa l'avvicendamento del team principal Maurizio Arrivabene che, stando agli ultimi rumors, consegnerebbe armi e bagagli al responsabile della direzione tecnica del Cavallino Rampante Mattia Binotto. Una notizia che era nell'aria in virtù di una convivenza certamente non rosea tra "Iron Maury" e Binotto dopo due stagioni esaltanti, ma anche molto difficili, nelle quali il titolo piloti è sfumato quando sembrava se non certo, decisamente possibile.
Il mancato rinnovo di Maurizio Arrivabene con la Ferrari ha aperto la porta a tantissime supposizioni, congetture e speculazioni, ma non v'è dubbio che se fino a settembre del 2018 la partnership tra il team principal e la Rossa di Maranello sembrava piuttosto salda, da Monza in avanti i rapporti professionali tra le due parti hanno incontrato ben più di una battuta d'arresto, fino ad un probabile deteroriamento finale. Se da un lato l'avvicendamento al vertice in casa Ferrari può essere visto come una mossa destabilizzante, in seguito ad un anno molto difficile per la casa di Maranello che ha perso anche il presidente Sergio Marchionne prematuramente scomparso per un male incurabile, dall'altro lato c'è anche chi approva la sempre più probabile mossa strategica.
Tra questi vi è l'ex team principal del Cavallino Cesare Fiorio, dettosi convinto che la promozione di Mattia Binotto possa consistere in una mossa utile per rilanciare ulteriormente la Ferrari, avendo l'ex capo della direzione tecnica lavorato molto a stretto contatto con Sergio Marchionne (24 anni spesi in Ferrari, ricordiamolo) ed avendo contribuito in modo significativo alla realizzazione di due esemplari (la SF70H e la SF71H) in grado di lottare sino a dopo la metà della stagione con un avversario devastante che risponde al nome della Mercedes F1. All'orizzonte sembra profilarsi dunque una filosofia più tecnica in seno alla Ferrari, sebbene Binotto sarebbe (sarà?) chiamato ad un celere processo di apprendimento 'politico' per poter gestire un colosso che non può permettersi improvvisazioni sul suddetto piano.
Infine, va sottolineato lo scetticismo riposto da John Elkann nei confronti di Arrivabene, accusato dal primo di aver gestito la squadra in maniera non armoniosa, generando un clima che non ha assolutamente contribuito alla conquista del titolo da parte della Ferrari. Viene lecito domandarsi, tuttavia, cosa sarebbe successo in casa del team di Maranello se Sebastian Vettel non avesse commesso una serie di errori francamente evitabili e a tratti inspiegabili per un campione della sua levatura.
Tra i tre top team che animano la Formula 1 da più di un lustro, Ferrari è l'unico che ha operato cambiamenti al vertice sullo stile di una squadra di calcio, salutando Stefano Domenicali (sostituito per quasi una stagione dall'ormai dimenticato Marco Mattiacci nel 2014) e ora preparandosi a salutare Maurizio Arrivabene, mentre Mercedes si tiene ben stretta Toto Wolff e la Red Bull Chris Horner. Wait and see come si suol dire, ma non v'è dubbio che a Maranello la terra sia piuttosto instabile...e a ridosso di una nuova stagione tanto importante, non pare affatto l'ideale.