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22 Ott [11:32]

IL Tema - Gli errori Peugeot
Le anomalie del sistema dei punti

I quattro miseri secondi che hanno separato, al termine di una gara di dieci ore, l’Audi vincitrice e la Peugeot seconda classificata alla recente Petit Le Mans, hanno sugellato l’ “annus horribilis” del team francese nella stagione endurance 2008. Sconfitte nelle tre grandi classiche cui hanno partecipato (Sebring, Le Mans e Petit Le Mans) e sconfitte nella Le Mans Series, le 908, pur dimostratesi le vetture più veloci della categoria, escono con la coda tra le gambe.

Delle varie sconfitte, quella che brucia di più è quella nella LMS: se nelle gare più lunghe, la giustificazione di una affidabilità ancora da perfezionare (tutto sommato, le 908 sono soltanto alla loro seconda stagione, di fronte a un’avversaria più che rodata come l’Audi), ha un senso, l’aver perso un campionato che la Casa del Leone aveva saldamente in mano sino alla vigilia dell’ultimo appuntamento a Silverstone, è valso alla casa francese una pioggia di critiche, spesso impietose, persino in Francia.

“Con Jean Todt non sarebbe successo” hanno detto, più o meno velatamente, quasi tutti, mettendo in causa il management del team e la catastrofica gestione della gara di Silverstone. Oggettivamente, non si può non constatare che a Silverstone, hanno sbagliato sia i responsabili sia i piloti. C’è stata forse un po’ di leggerezza nell’affrontare l’ultima formalità : «Abbiamo fatto di tutto per non mettere i piloti sotto pressione», ha dichiarato pochi giorni fa Serge Saulnier, ivi compreso confermare il contratto a tre di essi (l’unica eccezione: Gené), ma forse sarebbe stato meglio tenerli sotto pressione e marcarli più da vicino dal punto di vista psicologico...

Ci sono state, forse, troppe distrazioni (dalla presentazione della 908 ibrida alla presenza di una folta delegazione di grandi capi e diecimila ospiti). E c’è stata soprattutto una reazione troppo impulsiva dei piloti quando, in gara, sono stati sorpresi dalla ritrovata competitività delle Audi e si sono lasciati provacare da rivali particolarmente scaltri, cadendo nel tranello non una, ma due volte. Dopo il primo patatrac di Minassian, che significava perdere il titolo piloti, la più elementare prudenza avrebbe consigliato di cercare di salvare il salvabile, cioè gli altri due titoli. E invece, Sarrazin ha fatto l’esatto contrario, completando così la débâcle.

E’ possibile, effettivamente, che con Jean Todt, lo storico manager della prima avventura Peugeot nei prototipi, questo non sarebbe successo. Ma è ingiusto pretendere che chi un Todt non è, lo diventi. Michel Barge, che è a capo dell’intero programma, non è un uomo di piste e di sport, ma un manager d’azienda, ormai vicino alla pensione, che è stato persino troppo bravo a varare e guidare un programma nato in circostanze difficili.

Non è infatti un mistero che il programma 908 è stato scelto come ripiego meno costoso alla chiusura pura e semplice di Peugeot Sport, che i vertici PSA avevano ipotizzato fra le misure imposte da un drastico piano di riduzione dei costi, e comunque destinato a non portare risultati di immagine eclatanti perché l’Audi era già partita e arrivata prima nella storica sfida col diesel. E Serge Saulnier e Bruno Famin, gli uomini che guidano la parte sportiva e tecnica del programma, hanno già fatto miracoli per rispettare le serrattissime scadenze che la Peugeot si è imposta, con un orgoglio e un’ambizione che meritano soltanto rispetto.

Altrettanto oggettivamente, c’è da dire che la Peugeot ha pagato carissimo, forse persino troppo, gli errori di Silverstone (e i pochi fatti in precedenza, vedi Wurz a Spa) e qui c’è da puntare il dito, cosa che la Peugeot con grande fair-play non ha fatto, contro il sistema di punteggio della LMS, che certamente non valorizza a sufficienza chi è più veloce, vince di più e domina in pista, come ha fatto la Peugeot quest’anno.

La LMS adotta il sistema-punti della F.1, cioè il noto 10-8-6 e via scalando sino all’ottavo posto, certamente più comprensibile per il pubblico, visto che è quello in vigore nella maggior parte dei campionati internazionali, ma poco adatto alla LMS. Un campionato che si articola su appena cinque gare non può adottare un sistema che “premia” il vincitore con appena due punti in più rispetto al secondo e quattro sul terzo. Questo fa sì che le vittorie valgano poco e che un ritiro significhi in pratica rimanere tagliati fuori dalla lotta per il titolo, come evidenziato quest’anno, con Prémat-Rockenfeller campioni senza aver vinto una gara.

Va bene che l’endurance, per definizione, premia la regolarità e l’affidabilità, ma c’è un limite. Perchè non tornare al sistema-punti storico delle gare di durata, il vecchio 20-15-12-10-8, eccetera? Un’altra anomalia della LMS, che denunciamo da tempo, è la classifica Team, dove col termine team è inteso l'equipaggio e non la scuderia e dove i punti vengono assegnati all’equipaggio numero X, indipendentemente da chi (piloti e vettura) lo compone.

E’ una graduatoria assurda e inutile, perchè nel caso degli equipaggi dei grandi team, dove i piloti non cambiano durante la stagione, è un doppione senza senso della classifica piloti, e perchè non premia nemmeno le scuderie, visto che non si possono sommare i punti di due o più vetture appartenenti alla stessa squadra. Anzi, è una graduatoria che in passato ha sancito clamorose ingiustizie. Nel 2006, Burgueño e Amaral vinsero tre gare su cinque con la stessa macchina, una Lola, ma non il titolo perchè la vettura era stata iscritta dalla Chamberlain nelle prime due prove e dall’ASM Portugal da metà stagione in poi. E così, Burgueño-Amaral apparvero due volte nella classifica, con due numeri di gara diversi, ma sommando i punti ottenuti, risultavano davanti a tutti. Da questa rocambolesca stagione 2008, insomma, non è solo la Peugeot a dover trarre lezioni...

Alfredo Filippone
LP Racing