29 Mag [16:42]
Indy, finale tra le polemiche
Lo spettacolo è un'esigenza
Marco Cortesi
Ha fatto discutere il finale della Indy 500. La decisione di fermare la corsa con bandiera rossa al giro 199 su 200 e riprenderla con un unico giro lanciato, per la prima volta nella storia, è stata additata da alcuni come una soluzione troppo artificiosa. Non l'ha ovviamente apprezzata Marcus Ericsson che, trovandosi al comando senza scia, non ha avuto grosse chance di difendersi, a meno di fare qualche scorrettezza.
Come chiudere la porta in maniera pericolosa o "sbagliare" clamorosamente il re-start sapendo che non ce ne sarebbe stato un altro. "Pericoloso e ingiusto", ha definito il finale Ericsson. Altri invece, hanno apprezzato la determinazione con cui l'IndyCar ha voluto chiudere al meglio la spettacolare edizione 2023 della 500 Miglia.
Quando l'overtime serve anche all'IndyCar
Guardando però i freddi fatti, a far pensare è il cambiamento di rotta che ha portato a prendere quella scelta. L'IndyCar si è sempre proposta come paladina dei finali "puri" senza necessità di green white checkered o overtime che dir si voglia. Ad esempio, nel 2020, quando Takuma Sato centrò il secondo successo in caution. Anni fa non si sarebbe mai pensato ad un re-start con singolo giro finale.
Le esigenze di spettacolo sono reali
La realtà è che anche per l'IndyCar l'intrattenimento conta. E la relazione a distanza con il mondo NASCAR è oggi più vicina che in passato. Sembra che le esigenze che avevano portato il mondo stock-car a introdurre i prolungamenti della distanza per finire con almeno due giri extra siano venuti al pettine anche per l'IndyCar. La voglia è di vedere lo spettacolo arrivare agli ultimi metri, o agli ultimi centimetri.
C'è qualcosa di male? Non necessariamente. Certo che, tanto criticate, alcune scelte della NASCAR col tempo iniziano ad apparire meno forzate. Sicuramente, la serie della famiglia France è stata più pragmatica e decisa nel perseguire le proprie necessità anche contro la sensazione "di pancia" di tifosi e concorrenti. E' il momento che anche l'IndyCar adotti lo stesso approccio?