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17 Dic [10:43]

Intervista a Edoardo Barbolini:
“Esperienza preziosa nel GT Italiano,
per il 2022 sogno il passaggio in GT3”

Mattia Tremolada

Tra i protagonisti della bella stagione della Scuderia Ravetto & Ruberti nel Campionato Italiano GT c’è sicuramente Edoardo Barbolini. Classe ’94, il pilota di Sassuolo si è approcciato al motorsport relativamente tardi rispetto alla maggior parte dei suoi colleghi, disputando le prime gare in kart a 16 anni. Il passaggio alle auto è arrivato solamente nel 2016 e, come ha ammesso ai nostri microfoni, “i costi, l’età e la statura elevata, che non si concilia bene con gli angusti abitacoli delle monoposto, mi hanno convinto a debuttare direttamente nelle ruote coperte”.

Barbolini si è però subito messo in luce, e con le vetture turismo ha conquistato due titoli nella Coppa Italia TCR (nel 2018 e 2019), campionato organizzato dal Gruppo Peroni. In poche stagioni Edoardo ha così colmato il gap di esperienza che aveva rispetto ai propri rivali, sopperendo anche a qualche lacuna lasciata dalla mancanza delle formule nel suo percorso agonistico. “Correre in monoposto ti abitua a portare molta velocità in curva e questo torna utile una volta fatto il passo indietro in GT, dove succede tutto più lentamente. D’altro canto ho sempre corso con le ruote coperte, abituandomi a stare all’interno di un abitacolo chiuso, dove hai un punto di vista e una percezione degli spazi che si ripropongono su tutte le vetture coperte”.



Archiviata la gavetta nel turismo, hai diretto il tuo sguardo verso il GT.

“Nel 2021 ho fatto un passo molto importante per la mia carriera, lasciando il mondo TCR e l’ambiente amatoriale del Gruppo Peroni, in cui avevo corso nelle stagioni precedenti, per approdare nel paddock del GT Italiano e dei campionati professionistici. Da questo punto di vista è stato fondamentale l’aiuto di Manfredi Ravetto, che mi ha accolto nel suo team e nel suo management, dandomi preziosi consigli che mi hanno aiutato molto in questo passaggio”.

Il debutto nel GT Italiano è stato positivo, con la vittoria nell’appuntamento inaugurale di Pergusa.

“Il primo appuntamento della stagione è stato a Pergusa, su un circuito atipico e nuovo per tutte le squadre presenti. È stato anche il mio debutto in una vera gara endurance. Abbiamo vinto la classe GT Cup e dal mio punto di vista è stata un’esperienza molto preziosa, in cui ho imparato tante cose, come rimanere in contatto radio costante con il box e dare feedback a gara in corso. Ho dovuto gestire una tensione diversa rispetto a quella a cui ero abituato, senza guidare con il coltello tra i denti tutti i giri come nelle gare sprint turismo, ma cercando di rimanere concentrato più a lungo”.

A Monza avete poi messo le mani sul titolo.

“A luglio è poi stata la volta del Mugello, dove purtroppo siamo stati costretti al ritiro mentre occupavamo la terza posizione di categoria a causa della rottura di un collettore. A Vallelunga avevamo comunque la possibilità di chiudere il campionato, ma questa volta una gomma ha stallonato sul cerchio facendomi finire nella ghiaia. Siamo comunque riusciti a porre rimedio a questi episodi sfortunati con una seconda vittoria stagionale nell’ultimo appuntamento di Monza, che ci ha consegnato il titolo italiano GT Cup. Sono contento perché oltre al titolo piloti, condiviso con Luca Demarchi e Nicholas Risitano, anche la Scuderia Ravetto & Ruberti ha ottenuto il titolo riservato alle squadre”.



Quali altre differenze hai trovato nel passaggio dal turismo al GT?

“Si tratta ovviamente di due auto molto diverse. Il TCR ha la trazione anteriore e quindi l’avantreno ha tanta precisione in inserimento, mentre il posteriore è molto libero. Per andare forte in GT ho dovuto cambiare stile guida, in particolare per quanto riguarda l’approccio alla frenata e il modo in cui accompagnare la vettura in inserimento di curva con il freno per aiutarla a girare. Inoltre, tra le due auto c’è una differenza notevole di cavalli, da 360 a quasi 700, ma grazie a Paolo Ruberti e alla sua grande esperienza, sono riuscito a correggere in fretta il mio stile di guida e adattarmi alla Ferrari dopo pochi chilometri”.

Come mai la decisione di lasciare il TCR, pensi fosse un passo necessario per la tua carriera?

“Sì, devo essere sincero. Ho intravisto molti più sbocchi per la mia carriera nell’ambito delle corse GT piuttosto che nel turismo. In questi anni ho avuto modo di mostrare le mie qualità tra Coppa Italia e TCR Italy, quindi il passo successivo sarebbe stato approdare nell’europeo, che richiede però uno sforzo economico ben maggiore rispetto al GT nazionale. Inoltre, nel TCR tutte le squadre presenti sono private e riuscire ad avere il supporto di una casa ufficiale è più complicato che nell’ambito del GT, che offre quindi più possibilità di diventare pilota professionista”.

Oltre al tuo impegno principale ti sei cimentato in altre categorie, con due apparizioni al Nordschleife.

“Prima dell’inizio della stagione del GT Italiano ho fatto il mio debutto in una gara del campionato RCN al Nurburgring, dove ho ritrovato una vettura a trazione anteriore simile al TCR. Prima della gara avevo un po’ di timore di guidare su questo circuito, ma una volta sceso in pista questo si è trasformato in grande divertimento. Nel corso della stagione ho poi disputato un’altra gara, prendendo i punteggi necessari per conseguire l’apposita licenza del Nordschleife”.



Com’è stato invece il tuo primo approccio con i prototipi?

“In estate ho fatto un test sulla Norma LMP3 del team tedesco WS Racing a Hockenheim. La prova è andata decisamente bene, tanto che mi hanno chiesto di correre con loro a Monza nel campionato Sportcar Challenge a inizio ottobre. Il risultato è stato molto positivo, con il successo di classe alla prima gara in LMP3. È stato anche il mio ritorno in una corsa sprint, quindi ho dovuto cambiare nuovamente mentalità, mettendo in pista una maggiore aggressività. Come stile di guida, trattandosi di una vettura a trazione posteriore, l’ho trovata simile alla Ferrari, in particolare nel modo in cui dare gas in uscita di curva. Mi sono trovato molto bene anche nello sfruttare il carico aerodinamico, che rende lo sterzo molto preciso, cosa che mi è piaciuta molto. Giro dopo giro ho preso confidenza, frenando più tardi, portando più velocità in percorrenza di curva. È una vettura che dà sicurezza e mi ha permesso di prendere confidenza abbastanza rapidamente”.

Nel 2021 hai anche rivestito il ruolo di team manager di Monolite nella Formula Regional by Alpine.

“Per me si trattava della prima esperienza in queste vesti e devo dire che questo ruolo mi è piaciuto molto. Ho capito bene cosa c’è dietro al pilota e questo mi ha aiutato moltissimo nella gestione dei miei fine settimana di gara. Al primo posto continuerò a mettere la mia carriera di pilota, ma nei weekend liberi non mi dispiacerebbe fare altre esperienze come team manager, perché credo che mi aiuti molto nella mia crescita professionale e sportiva nel motorsport, oltre a rappresentare uno sbocco lavorativo interessante una volta appeso il casco al chiodo”.

Quali prospettive vedi per la tua carriera da pilota?

“Il mio sogno nel cassetto fin da quando sono piccolo è correre a Le Mans. L’obiettivo primario resta però diventare un pilota professionista. A fine agosto ho avuto modo di provare una Ferrari 488 GT3 di AF Corse, e credo che la categoria GT3 possa essere un buon punto di approdo per la prossima stagione. Al momento, per quanto riguarda il 2022 so solo che sarò in pista, ma non abbiamo ancora preso una decisione definitiva sui miei programmi”.