13 Ago [12:08]
Intervista a Nissany: "Che emozione
portare la bandiera israeliana in F1"
Antonio Caruccio - XPB Images
C'è sempre una prima volta nella carriera di un pilota. Quella sognata, agognata per lungo tempo, è divenuta realtà. Roy Nissany domani, venerdì 14 agosto, debutterà ufficialmente in F1 partecipando alla prima sessione libera del Gran Premio di Spagna. Un evento non solo per il ragazzo di Tel Aviv, ma per un Paese intero: Israele, nazione che negli anni ha prodotto pochissimi piloti ed è curioso notare che l'unico connazionale ad avere raggiunto il palcoscenico di un weekend del Mondiale è stato... papà Nissany, Chanoch, il quale nel 2005 partecipò alle libere del GP di Ungheria con la Minardi. Ora, dopo 15 anni, tocca a Roy. Che non è a digiuno di monoposto di F1 avendo svolto i test di Abu Dhabi dello scorso dicembre proprio con la Williams e qualche anno fa, guidò la Sauber a Valencia.
Quanto sei emozionato di tornare a guidare una vettura di Formula 1?
“Mi sto preparando da lungo tempo a questo evento nella sede della Williams, con il simulatore, e sono davvero impaziente di poter tornare nell’abitacolo di questa vettura”.
Questa volta guiderai in una sessione ufficiale di prove libere nel fine settimana di un Gran Premio. Sentirai particolari pressioni?
“No non avrò pressione, grazie al mental training sono in grado di gestire ogni situazione ed è sicuramente la mia forza, sono molto sereno”.
Hai lavorato duramente al simulatore per questa prova, ci puoi dire in che modo ti sei preparato?
“Abbiamo avuto varie cose da fare per trovare il limite della vettura e prendere la giusta confidenza con essa. Inoltre, abbiamo approfondito tutte le procedure che potremmo trovarci ad affrontare durante la sessione di prove libere, ed ovviamente ho simulato quello che andremo a provare, dato che abbiamo poco tempo a nostra disposizione e quindi so perfettamente cosa andremo a fare”.
Pensi sarà complicato il tuo programma del venerdì, che ti vedrà passare in poco tempo da una F1 ad una F2?
“Sarà molto dura, soprattutto con il distanziamento sociale nel paddock, muoversi tra F1 e F2 non sarà semplice, ma sono sicuro che troveremo una soluzione, sarà un venerdì quantomeno interessante!”.
Parliamo di F2. Non possiamo certo descrivere questo tuo inizio di stagione come positivo, le aspettative erano sicuramente maggiori. Cosa non ha funzionato?
“Sicuramente non è quello che ci aspettavamo. Sabato scorso abbiamo scoperto che il telaio era danneggiato e questo è un problema che probabilmente ci siamo portati dietro dai due round precedenti. È stato un bene averlo scoperto, ma è altrettanto sfortunato averlo vissuto in prima persona”.
Ed hai avvertito subito un miglioramento?
“Si, mi sono sentito subito a mio agio. Ho potuto spingere, mandare le gomme alla giusta temperatura di esercizio, lavoreremo duramente per recuperare il tempo perso.
Cosa ti aspetti dunque da questo fine settimana?
“Trarre il meglio da me e dalla vettura, sia in Trident sia in Williams, voglio essere sicuro di dare il massimo ed arriverà anche la giusta confidenza con questo atteggiamento”.
Tornando alla F1 invece, si percepisce il miglioramento della Williams? Tu hai guidato in un certo senso il passaggio dal 2019 al 2020 girando ad Abu Dhabi lo scorso anno.
“Indubbiamente c’è un grande miglioramento. Tutto il team si è dedicato anima e corpo a questo progetto ed i risultati si vedono, ed è bello constatare come questo legame stretto abbia portato ad un risultato tangibile. Vorrei portare il mio contributo concreto a questo processo di miglioramento”.
In questo 2020 ti sei anche un po’ italianizzato, tant’è vero che vivi a Modena.
“Mi è sempre piaciuta l’Italia, amo questo paese da quando vi corsi in kart. Correre con un team italiano, come Trident, mi ha dato quindi l’incentivo per avvicinarmi al vostro Bel Paese. Inoltre in questo modo ho la possibilità di essere non solo vicino alla squadra, ma anche al simulatore che in questa stagione è qualcosa di molto importante”.
Altro tocco di italianità è rappresentato dal rapporto iniziato lo scorso anno con Gianpaolo Matteucci, che prosegue anche quest’anno.
“Avere Gianpaolo nel mio management è molto importante per me, so che con lui posso essere molto più forte di quanto fossi in precedenza e questa vicinanza, anche in pista, mi offre ovviamente molta sicurezza”.
Supporto e sicurezza che arrivano anche da tuo papà. Da questo venerdì non sarà più l’unico pilota isrealiano ad aver guidato una F1 in un weekend ufficiale, dopo le prove di 10 anni fa con la Minardi in Ungheria…
“Raccolgo un’eredità molto importante. È bellissimo, è emozionante, mi riempie di orgoglio e mi emoziona anche un po’. Portare la bandiera del nostro paese in forma ufficiale in un fine settimana del mondiale di Formula 1 è un’occasione davvero speciale considerando le circostanze”.
Questo 2020 non deve essere facile per un pilota, non c’è mai il tempo di tirare il fiato…
“Sicuramente è interessante. Non è facile ovviamente ma dopo essere stati fermi per così tanti mesi ci siamo meritati un po’ di attività frenetica”.
Come hai fatto a prepararti dal punto di vista fisico durante il confinamento?
“Mi sono allenato tramite video chiamata con il mio preparatore, ma in realtà stando chiuso in casa con qualche giusto strumento ho potuto persino migliorare la mia prestanza e le mie abilità fisiche”.
Come pilota e come uomo ti preoccupa questa situazione? Com’è cambiata la vita nel paddock dopo il Covid-19?
“Non sono preoccupato, ma credo sia un processo naturale che dobbiamo superare sopravvivendo. Nel paddock ci sono delle buone misure di sicurezza e sono certo che gli sforzi della FIA fatti per tenerci al sicuro sono ottimi, anche se ovviamente speriamo tutti di poter tornare prima o poi alla normalità”.