24 Mar 2022 [10:41]
Jeddah velocissima e rischiosa,
ospiterà la F1 più del previsto
Jacopo Rubino - XPB Images
Nelle intenzioni iniziali Jeddah doveva ospitare la Formula 1 per soli tre anni, fino al 2023, come soluzione temporanea in attesa dell'inedito impianto permanente a Qiddiya, che promette di essere faraonico. Il Gran Premio d'Arabia Saudita, invece, sembra destinato a restare qui un po' più a lungo: "Per altri quattro anni", ha anticipato di recente Martin Whitaker, capo promoter. Il cambio di sede, perciò, non dovrebbe avvenire prima del 2025. "Ci sposteremo quando Qiddiya sarà totalmente pronta, la F1 non vuole gareggiare in un cantiere".
Avanti con Jeddah quindi, anticipata nel calendario 2022 come seconda tappa: quella nel weekend alle porte, in scia al round di apertura nel vicino Bahrain. Dopo l'edizione dello scorso dicembre, il tracciato cittadino più veloce del mondo ha ricevuto qualche modifica di sicurezza richiesta dalla FIA: in alcune curve (2, 3, 14 e 21) sono state arretrate le barriere, per limitare i punti ciechi che nel 2021 erano stati motivo di preoccupazione, specialmente in qualifica; la careggiata di curva 27, l'ultima, è stata allargata di un metro e mezzo e dovrebbe avere una percorrenza più rapida. Forse un paradosso, perché il tracciato ha registrato medie orarie seconde solo a Monza, ma con i muretti a un palmo.
Lo scorso anno i piloti avevano apprezzato l'adrenalina offerta da un percorso questo tipo, quantomeno sul giro secco, ma alcuni avevano anche espresso ragionevoli timori di incidenti. E quando lo fanno, bisogna credergli. Basti pensare alla mischia nella ripartenza dopo la bandiera rossa causata dal crash di Mick Schumacher, con Sergio Perez messo di traverso da una toccata, figlia degli spazi stretti, e più indietro il violento contatto fra George Russell e Nikita Mazepin.
Qualche preoccupazione alla vigilia di questo Gran Premio è venuta da questioni extrasportive: il 20 marzo, proprio a Jeddah, un deposito petrolifero è stato oggetto di un attacco missilistico dal gruppo ribelle yemenita Huthi. Non ci sono state vittime, ma danni a veicoli e abitazioni. L'impianto è di proprietà Aramco, azienda di stato saudita che è sponsor della stessa F1 e del team Aston Martin. Liberty Media ha monitorato la situazione, ma si è ritenuto di procedere con l'evento.