Jacopo Rubino - XPB ImagesSemaforo rosso. La decisione è arrivata quando a Melbourne è già notte: il Gran Premio d'Australia di Formula 1 non si correrà, conseguenza della minaccia Coronavirus. Questo l'esito del confronto che ha coinvolto i team principal, gli organizzatori dell'evento e le autorità dello Stato di Victoria. Ma il processo sembra essere stato travagliato, le prime voci emerse parlavano della volontà di proseguire comunque, effettuando almeno le prove libere del venerdì. Sarebbe stato irresponsabile, dopo la notizia delle scorse ore di un membro dello staff McLaren risultato positivo al COVID-19. Potenzialmente il primo di tanti nel paddock, anche se per fortuna i test su quattro persone in forza alla Haas hanno dato responso negativo.
La McLaren è stata saggia chiamandosi fuori dal weekend di sua iniziativa. In questa maniera di fatto ha costretto FIA, Liberty Media e i promoter locali a fare i conti con la realtà: la F1 non è immune ai rischi sanitari, a dispetto dell'insistenza nel voler disputare la gara a tutti i costi, fino alla fine. Ci sono contratti milionari in ballo, ma altre serie motoristiche (la MotoGP e la Formula E, per restare su scala globale) hanno accettato di doversi arrendere. Per non parlare di altre competizioni sportive.
Il temporeggiare non è piaciuto agli appassionati, e probabilmente nemmeno agli investitori: la F1, quotata in borsa al NASDAQ, oggi ha perso il 12% del valore azionario. Forse non è solo colpa dell'emergenza Coronavirus in sé, ma anche di come è stata gestita dalla proprietà del Circus. Si sta facendo tardare persino l'ufficialità, con la notizia data in anticipo da diversi organi di informazione.
Il calendario aveva già subito il rinvio della tappa in Cina del 19 aprile, nel paese d'origine dell'epidemia, e ormai appare in serio dubbio anche l'edizione inaugurale del Gran Premio del Vietnam, prevista il 5 aprile, con il governo di Hanoi che ha rafforzato le restrizioni sui visti. Persino il round in Bahrain del prossimo weekend, nelle intenzioni programmato a porte chiuse, è da considerarsi in bilico. Se venisse cancellato, si prospetterebbe un avvio del Mondiale 2020 in Olanda, addirittura a maggio.