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15 Ott 2019 [9:03]

Mercedes 6 nella leggenda:
il più grande ciclo vincente in F1

Jacopo Rubino

Un giorno, magari, la ricorderemo come l'epopea d'argento, il più grande ciclo vincente nella storia della Formula 1. Grazie ai risultati di Suzuka, la Mercedes ha raggiunto il sesto titolo costruttori consecutivo, eguagliando la Ferrari dell'era Schumacher: anzi, superandola, perché nel 1999 la scuderia di Maranello non riuscì ad aggiudicarsi l'iride fra i piloti, andato a Mika Hakkinen sulla McLaren (motorizzata... Mercedes). Per il 2019, invece, la matematica dice che ormai il solo Valtteri Bottas potrà superare Lewis Hamilton. Ai fini statistici, è già abbastanza.

"Quando abbiamo iniziato l'avventura, sei o sette anni fa, volevamo vincere con più frequenza e poi lottare per il Mondiale. Non avremmo mai creduto che fosse possibile tutto questo", ha ammesso il team principal Toto Wolff. Il dominio del marchio tedesco è scattato insieme al debutto dei motori turbo-ibridi, nel 2014, e solo dal 2017 è emersa una vera avversaria, la Ferrari. Nelle due stagioni precedenti la Rossa ha più volte messo in difficoltà i campioni in carica, pagando però alcuni errori ed inconvenienti nelle fasi chiave. Dall'altro lato, è giusto evidenziarlo, alla Mercedes non è mai mancata un'insaziabile fame agonistica che, alla resa dei conti, le ha sempre consentito di avere la meglio.

Quest'anno è andata un po' diversamente: la Ferrari è partita incespicando, la Mercedes è stata una macchina da guerra, con 5 doppiette nei primi 5 Gran Premi e 8 vittorie nei primi 8 round. A un certo punto, si credeva (o "temeva") nell'en-plein, impresa sfiorata dalla McLaren del 1988. Solo dall'estate Red Bull e Ferrari hanno rotto l'egemonia, acchiappando in totale 5 successi, ma troppo tardi per scardinare il vantaggio accumulato dalla casa della Stella.

"Anche noi abbiamo avuto i nostri momenti difficili, ma ne siamo sempre venuti fuori", ci ha tenuto comunque a precisare Wolff. Uno su tutti, la morte di Niki Lauda, autentico faro nel ruolo di vicepresidente non esecutivo. "È stato una parte fondamentale sin dall'inizio, sentiamo la sua mancanza. Penso a lui ogni giorno e fatico ancora a credere che non sia più qui, chiedendomi quali sarebbero state le sue parole . Adesso, probabilmente, ci avrebbe detto "congratulazioni per il sesto titolo, ma avete una sfida per l'anno prossimo". Era il suo modo per assicurarci che non ci saremmo rilassati".

Il tre volte iridato è scomparso alla vigilia di Montecarlo, da allora la livrea delle W10 lo ha sempre onorato: nella gara del Principato con l'Halo dipinto di rosso, il colore del suo celebre cappellino, poi con una piccola stella rossa sul cofano e con il suo autografo sul musetto. Perché, come ribadito in modo affettuoso da Wolff, su questa epopea c'è anche la firma di Lauda. E nel 2020, con regolamenti tecnici praticamente invariati, vien da pensare che la Mercedes possa spingersi addirittura oltre, a 7 titoli di fila. Così da onorare la frase che Niki non ha avuto il tempo di pronunciare.
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