Jacopo RubinoLa nuova generazione di motori in Formula 1 dovrebbe debuttare nel 2025, undici anni dopo le attuali power unit turbo-ibride da 1.6 litri. I piani della FIA non sono ancora chiari, ma sembra probabile la scomparsa della MGU-H, il sistema di recupero dell'energia cinetica derivante dalla rotazione della turbina. È l'elemento più caratterizzante e raffinato sotto il cofano, ma anche il più costoso: la sua rimozione è stata più volte contemplata, ma fin qui non è mai avvenuta.
Le future power unit potrebbero essere quindi un po' più semplici, ma la perdita di efficienza potrebbe essere compensata potenziando la parte elettrica o dalla ricerca ricerca in altri campi, come quello dei carburanti sintetici. La speranza è che, in questo modo, altri costruttori siano incoraggiati a lanciarsi nella mischia. Dal 2014 solo la Honda ha accettato di sfidare Mercedes, Ferrari e Renault, con moltissima fatica prima di raggiungere una competitività accettabile.
"L'investimento richiesto oggi è colossale, le case nemmeno ci pensano. Questi sono i propulsori a combustione interna più sofisticati di sempre, servirebbe fare qualche passo indietro", ha affermato David Richards ad
Autosport. Il boss di Prodrive è anche presidente di Motorsport UK, l'associazione di settore nel Regno Unito, oltre ad essere stato team principal in Formula 1 per Benetton e BAR.
Nel frattempo, lo sviluppo delle odierne power unit potrebbe essere bloccato dal 2023,
come spiega RaceFans. Sarebbe il culmine di un processo che inizierebbe già dal prossimo anno, quando verrebbe consentita l'introduzione di una sola specifica a stagione per motore termico, turbo e MGU-H. Ci sarebbero regole ancora più severe per MGU-K, pacco batterie e centralina: una nuova omologazione consentita nel 2021, e solo un'altra per il biennio 2022-2023, prima del congelamento che condurrebbe al nuovo ciclo tecnico.