Massimo Costa - XPB ImagesE' un problema che ormai è divenuto parte del sistema F1, ma nessuno pare interessato a risolverlo. Tutti i team principal riconoscono che i piloti debuttanti nel Mondiale dovrebbero disputare diversi test prima di affrontare il campionato, ma questo non è più concesso dal regolamento sportivo. Che di anno in anno è andato a togliere sempre più le giornate di prove dedicate ai rookie. Se un tempo i test erano pressoché liberi, le limitazioni sono state continue fino ad arrivare a quattro giornate, in due differenti circuiti, durante il periodo estivo più la giornata, o due, di fine stagione a Yas Marina. Poi, evidentemente pareva troppo, e allora ecco che si è arrivati a un'unica seduta di test a Yas Marina con l'obbligo per tutti i team di far girare nel primo turno libero delle prove del venerdì nei weekend dei Gran Premi un giovane almeno per una volta.
Ecco quindi che la F1 è l'unico sport al mondo in cui ad un suo atleta è proibito allenarsi mentre i progettisti delle monoposto delle dieci squadre iscritte al Mondiale devono arrangiarsi con quelle misere tre giornate di test pre-stagione (neanche tanti anni fa erano otto). E non parliamo soltanto dei debuttanti, ma anche di coloro già esperti al volante di una monoposto, costretti a sedersi su un volgare simulatore. Si dirà che è così anche in F2 e F3 (sei sedute di test), ma in realtà le cose in questi campionati sono ben diverse.
Dovete sapere che le squadre delle due serie cadette si sono adoperate in questi ultimi anni per aggirare la regola e portare in pista i propri piloti con le vecchie F2 o GP3, con le quali macinano chilometri su chilometri. E la cosa curiosa è che tutti lo sanno, organizzatori compresi, ma nulla fanno per mettere un freno a questa che, in alcuni casi, pare una vera e propria esagerazione. E così abbiamo che chi può permetterselo frequenta tutti i circuiti in calendario durante l'inverno (ma anche dopo), chi non ha il budget per affrontare questi test aggiuntivi si arrangia come può. Inevitabile quindi che si vengano a creare chiare differenze all'interno dei campionati di F2 e F3 tra chi affronta test privati su test privati e chi riesce a farne un paio o poco più.
Nella foto sopra, il tester Alpine Jack Doohan
Ma torniamo alla F1. Vediamo quel che accadeva quando i giovani al debutto si chiamavano Fernando Alonso, Lewis Hamilton o Sebastian Vettel. Il due volte campione del mondo spagnolo è salito in F1 nel 2001 col team Minardi e durante quella stagione, e sul finire del 2000, ha svolto nove giornate di test per un totale di 1.291 km. L'anno seguente, Alonso non ha corso rimanendo in panchina nell'attesa di passare al team Renault. Ma ha partecipato, nel 2002, a 33 giornate di test con la Renault (una con la Jaguar) totalizzando 7.423 km. E nel 2003, da pilota ufficiale Renault, tra la fine del 2002 e la fine del 2003, le giornate di test sono state 44 per un totale di 10.613 km svolti. Nel 2004 sono stati 12.988 i km coperti da Alonso e via di questo passo almeno fino al 2010, quando i test sono stati limitati.
Si può capire che la situazione per i rookie era completamente diversa da quel che devono affrontare oggi i piloti che si affacciano in F1 per la prima volta. Uguale il discorso per Hamilton che, nell'anno del suo debutto avvenuto nel 2007, ha potuto affrontare 29 giornate di test con la McLaren, sei sul finire del 2006, per poco più di 12mila km. Poi nel 2008, 23 sedute di test. Vettel nel 2008 tra Toro Rosso e Red Bull ha avuto a disposizione 35 giornate di prove per un totale di 11.824 km, 14 i test nel 2007 quando ha debuttato in F1 a metà anno. Numeri importanti, che permettevano ai piloti di avvicinarsi alla prima gara del Mondiale già belli e pronti. E non come accade ora dove l'esperienza i piloti sono costretti a costruirsela direttamente nei weekend dei Gran Premi con tutta la pressione del mondo sulle spalle, costretti poi a subìre vere e proprie ingiustizie da parte di alcuni team principal con la vista un poco annebbiata.
Nella foto sopra, Alex Palou tester McLaren
Come si potrebbe uscire da questo tunnel in cui i team di F1, con la complicità della FIA e pure di Liberty Media, si è ficcata. L'aumento delle gare (il prossimo anno saranno 23, ma si cerca di mantenere il numero di 24 dopo la cancellazione del GP di Cina), di certo non aiuta a trovare un periodo in cui far svolgere test. Negli anni in cui i test erano illimitati, come abbiamo visto sopra, le gare erano tra le 17 e le 20, comunque tante. Eppure i test si organizzavano con una apposita squadra dedicata.
Se questo non è dunque più possibile, allora la nostra idea "natalizia" che rivolgiamo a FIA e Liberty Media, consapevoli di non essere minimamente ascoltati, è questa: perché non riservare le gare Sprint ai tester? Nel 2023 saranno sei le corse di 30 minuti per i piloti ufficiali che si disputeranno il sabato, allora perché non aggiungerne altre tre o quattro per i giovani allevati dalle varie squadre? Ma come le si affronterebbero? Con una terza vettura appositamente dedicata al Robert Shwartzman di turno,
nella foto di apertura. Una sessione di prove libere, una mini qualifica, ed ecco che i dieci tester dei team F1 potrebbero disputare la loro corsa Sprint e mostrare al mondo il proprio valore. Per dare un maggior significato all'impegno dei team, si darebbero punti per la classifica costruttori.
Una idea folle in tempi di budget cap? Mica tanto se pensiamo che proprio chi ha portato in F1 il taglio dei costi, poi ha aumentato il numero dei Gran Premi e introdotto ben sei gare Sprint. A quanto pare i folli non siamo noi...
Nella foto sopra, Liam Lawson tester Red Bull - Alpha Tauri