10 Mag [12:09]
Tre perché per la disfatta Hypercar
già alla ricerca di un salvataggio
Marco Cortesi
L’annuncio delle regole LMDH sembra finora confermare quelle che erano le impressioni della vigilia, ovvero una resa dell’ACO e un’ammissione che il concetto di Le Mans Hypercar non ha trovato il terreno fertile sperato. C'è un solo costruttore, più due piccoli, molto volenterosi, come Kolles e Glickenhaus. Non abbastanza. Ma perché un progetto sulla carta così interessante e affascinante è entrato in crisi ancor prima di partire? Possiamo ipotizzare tre ragioni:
Hypercar verso il tramonto?
Dal punto di vista “filosofico”, il concetto stesso di Hypercar stradale ha perso un po’ terreno. All’inizio, solo pochi costruttori proponevano Hypercar a tirature limitatissime. Anche con una produzione ridotta, era così possibile realizzare ottimi fatturati, autofinanziati vendendo anticipatamente tutti gli esemplari a prezzi sopra il milione.
Negli anni recenti però, le proposte si sono moltiplicate, arrivando tutte insieme e cannibalizzandosi tra loro. Molti hanno esagerato, trovando difficoltà tecniche. In più, in termini di pura immagine, quando una cosa è proposta da tutti in varianti diverse, diventa molto meno esclusiva. Le vendite ci sono ancora, è vero, però da più parti si fa notare come il momento di grande “moda” inizi a passare.
Ibrido non obbligatorio
Secondo errore, non imporre l’obbligatorietà del sistema ibrido. Su un concetto sulla carta così tecnologico, e con la direzione che sta prendendo il mondo dell’auto, è impensabile che le grandi case automobilistiche non vogliano una componente di elettrificazione. E, soprattutto, non la vogliano come obbligatoria. Non avrebbe senso sviluppare un ibrido per competere (rischiando di farsi battere) con vetture solo termiche, magari aiutate dal BOP. Chi me lo fa fare? Nessun costruttore oggi è propenso a rimetterci milioni l’anno per mostrare un principio.
LMDH e contenimento costi
Come detto, c’è stato poi l’effetto dirompente del concetto LMDH, che ha abbattuto i costi. L’idea è la stessa: perché devo sviluppare una cosa che mi costa il doppio, se corro (e rischio di perdere) contro una cosa che costa la metà? Il mondo del motorsport si avvia verso una drastica riduzione dei costi, in tutte le categorie, e in particolare dove si cerca di inserire una componente mista privato/ufficiale. Non solo i budget a tre cifre sono preistoria, ma anche quelli a due cifre potranno essere presto un lontano ricordo.