Michele Montesano
Tra i protagonisti della 24 Ore di Daytona, prova inaugurale dell’IMSA SportsCar Championship, troviamo sicuramente Gianmaria Bruni. Passato al team JDC Miller MotorSports dopo una lunga permanenza nel Proton Competition, il romano è stato costantemente in tutto il fine settimana della Florida tra i piloti più veloci al volante della Porsche 963 LMDh, tanto da siglare il quinto crono assoluto in qualifica.
Prestazione che Bruni ha ripetuto anche in gara mostrando un passo costante e rapido. Vero e proprio trascinatore della sua squadra, il pilota classe 1981 ha portato sul traguardo la Porsche in sesta posizione battendo l’agguerrita concorrenza dei team ufficiali. Risultato finale che poteva essere ancora più importante, se non ci fosse stato un piccolo inconveniente nelle prime ore di gara. Ha raccontarcelo è stato proprio Bruni, appena sbarcato in Italia dalla trasferta americana.
Stessa vettura, la Porsche 963 LMDh, ma nuova squadra. È stato difficile il passaggio al nuovo team?
“Con i ragazzi del JDC Miller MotorSports mi sono trovato subito bene. Ho fatto un test a Daytona, lo scorso novembre, dove sceglievano il pilota per la stagione 2025. In quell’occasione c’erano diversi partecipanti di ottimo livello, come il campione di Formula E Pascal Wehrlein. Fortunatamente mi sono trovato subito bene con la squadra, con il loro modo di lavorare e come interpretano la Porsche 963 LMDh. Tenendo conto di questi aspetti, ci siamo legati per l’intera stagione”.
Che differenza hai potuto constatare tra il team Proton Competition, con cui hai corso per diverse stagioni e in diversi campionati, e il JDC Miller MotorSports?
“Il Proton Competition è indubbiamente un grande team sul suolo europeo ma per l’IMSA, e in generale i campionati americani, bisogna avere una lettura differente della gara e delle strategie. Il JDC Miller MotorSports sotto questo punto di vista è molto avvantaggiato, in quanto ha corso sempre in America. In IMSA le gare sono inframezzate da tante interruzioni e bandiere gialle, il box deve essere sempre reattivo e approfittare di ogni frangente per modificare la strategia”.
A tuo avviso, qual è stata la chiave del successo per l’ottimo risultato conquistato al termine della 24 Ore di Daytona?
“La chiave è stata una preparazione della Porsche ottimale da parte del team e da parte di tutti noi piloti. Ma, onestamente, ci aspettavamo di più. Eravamo convinti di poter lottare per la seconda e terza posizione assoluta, perché la vettura andava veramente bene. Basti vedere le qualifiche in cui ho siglato il quinto tempo a due decimi dalla seconda posizione e a un decimo dalla Porsche ufficiale di Nasr, che è poi quella che ha vinto la gara”.
Cos’è mancato allora per concretizzare il risultato?
“C'erano tutte le carte in regola per fare bene. L’unico, piccolo, problema è stato montare un set di freni nuovi per la gara, appena rodati nell'ultima sessione di prove libere dove io non ho girato. Forse il rodaggio non è stato fatto bene e questo, durante la gara, ci ha fatto perdere diverse ore prima che i freni funzionassero nel modo corretto. Solamente nelle prime ore del mattino siamo riusciti ad avere una frenata omogenea. Da quel momento le nostre prestazioni sono migliorate e siamo riusciti a rimanere sempre attaccati ai primi. La velocità negli ultimi due stint, in cui ho guidato la macchina, era simile a quello che ci aspettavamo e siamo riusciti a tagliare il traguardo in sesta posizione”.
Al netto dell’errore, il potenziale è decisamente alto…
”Abbiamo fatto subito una riunione a fine gara con il team, il nostro sguardo è già focalizzato ai test che faremo tra due settimane a Sebring in vista della prossima gara di 12 ore”.
Ci saranno novità in termini di equipaggio?
“Farò tutta la stagione con Timen van der Helm, un giovane e promettente pilota olandese. Per Sebring so che la squadra sta parlando con alcuni piloti, tra cui anche lo stesso Wehrlein che potrebbe far parte ancora dell’equipaggio. Però dopo i test, che faremo tra due settimane, verrà designato e confermato il terzo pilota, ad oggi ancora non è ufficiale”.
Con la 24 Ore di Daytona si è aperta la terza stagione delle LMDh, come valuti l’evoluzione di questa categoria?
“Personalmente è una categoria che mi piace molto. Ci sono tanti costruttori che possono lottare per la vittoria, inoltre l’IMSA riesce a dare tanto spazio anche ai team privati. Persino una squadra piccola, come la nostra, può mettersi in luce con una macchina competitiva e combattere ad armi pari con i grandi costruttori”.
E nel Mondiale Endurance?
“Il WEC è senza dubbio un campionato molto affascinante, però ci sono tantissime Case ufficiali e pochissimi team customer che possono fare la differenza o che possono ambire alla vittoria assoluta durante la stagione”.
L’IMSA riuscirà a mantenere l’equilibrio in classe GTP anche con l’arrivo dell’Aston Martin?
“Sarà tutto da capire. La macchina l'ho vista girare ai test di novembre a Daytona, ma era ancora molto acerba perché erano solamente le prime uscite. Sicuramente la Valkyrie LMH sarà cresciuta. Aston Martin e Multimatic, che è l'azienda che cura lo sviluppo, sanno come lavorare, inoltre anche a livello di guida è sicuramente più semplice perché non ha il sistema ibrido. Sarà da vedere dove verrà collocata a livello di performance, non sarà un compito facile per gli organizzatori dell’IMSA!”.
La LMDh è una categoria che ha riscosso subito successo, con moltissimi costruttori in lotta per la vittoria. Finora l’unica a mancare all’appello è stata Lamborghini…
“Sono sicuro che con l’arrivo di Maurizio Leschiutta, a capo di Lamborghini Squadra Corse, faranno buone cose. Conoscendolo, so che è un perfezionista nel suo lavoro, la SC63 LMDh non potrà che migliorare”.
Ormai da diversi anni ti dividi tra Europa e America, dove preferisci correre?
“Agonisticamente sono cresciuto nel WEC, perciò nel mio cuore c'è sempre il Mondiale Endurance. Ho vinto tanti campionati, e altrettante gare, sono sicuramente legato a bei ricordi. Però posso affermare che in America le gare sono veramente belle. In IMSA l’esito finale è aperto fino all'ultima curva, ne è stata una dimostrazione proprio la 24 Ore di Daytona. La suspense fa sì che gli appassionati aumentino ad ogni gara, non è da sottovalutare, inoltre, anche l’ampio accesso ai garage e al paddock”.
Un aspetto, sicuramente difficile, nel correre in America è però il diverso fuso orario…
“Il fuso orario è la cosa più dura ma, fortunatamente, è gestibile. È importante organizzarsi in tempo con i viaggi, con gli allenamenti cercando di impostarli in base all'orario di dove andrò a correre. Cerco di gestirmi e in questo sono agevolato molto dalla mia famiglia che mi aiuta molto”.
Hai fatto il tuo debutto nelle gare Endurance nel 2007, come è cambiato questo mondo negli anni?
“Sicuramente c'è un interesse maggiore rispetto a prima, sia da parte dei costruttori che degli stessi piloti. Sceso dalla Formula 1, dopo aver trascorso due anni in GP2 andai nell’Endurance, ma ancora avevo 25-26 anni. La gente pensava fossi pazzo, adesso sono gare che apprezzano anche i piloti giovani. Il mio compagno di squadra van der Helm ha appena compiuto 21 anni, lo stesso Bryce Aron, che ci ha affiancati a Daytona, ha 20 anni”.
Cos’è cambiato, a tuo avviso, per renderlo più attrattivo si giovani?
“Correndo si accorgono quanto sia difficile guidare queste tipo di vetture. Affrontare 60 macchine in pista, di cui 45 di un'altra categoria da passare nel minor tempo possibile, perdendo meno tempo possibile e facendo meno danni possibili non è facile. Ci sono tutte queste incognite durante le gare che le rendono uniche. Il tempo diviso con gli alti piloti nell’abitacolo, trovare un assetto ottimale per tutti, trovare il giusto compromesso con il sedile e con la pedaliera, ci sono tante cose che fanno la differenza in una gara Endurance. Mentre priva veniva scartato, tutto questo ora viene apprezzato sempre più anche dai più giovani. Non c'è solo la F1, ma ci sono anche altre categorie dove, se tu fai un lavoro fatto bene, forse magari quello potrà diventare la tua professione futura”.
È difficile correre con le attuali LMDh?
“Il campione del mondo di Formula E Wehrlein, velocissimo ed esperto, arrivato nei test di Daytona inizialmente si è trovato in difficoltà. La Porsche 963 LMDh è una vettura che presenta meccanismi complicati oltre a dover imparare ad utilizziate il sistema di recupero di energia. Poi è da considerare che condividi la vettura anche con altri piloti, quindi non puoi assettare la vettura come in monoposto”.
Siete coetanei: Alonso è ancora al vertice in Formula 1 e tu sei il punto di riferimento nell’Endurance. Qual è il segreto?
“Il segreto è amare questo sport e cercare di migliorarsi quotidianamente. Oltre ad avere ‘fame di successo’, ogni giorno puoi migliorarti sia fisicamente che mentalmente oltre che chiaramente in macchina. Se hai bene in mante queste cose, l'età è semplicemente un numero. Chiaro se viene a mancare uno di questi punti allora diventa tutto più difficile. Se hai stimoli e voglia di migliorarti sia come persona che come pilota, puoi rimanere ad alti livelli per tanti anni”.
Come è cambiato il tuo approccio nelle gare nel corso degli anni?
“Sicuramente negli anni ho capito ciò che mi serve di più rispetto a un giovane pilota. Perché mi conosco di più e riconosco i miei limiti. Negli anni forse sono anche migliorato mentalmente e fisicamente perché ho potuto lavorare sulle lacune. La chiave è proprio cercare di superare le criticità, o le cose che non ti riescono facilmente, e lavorare sui punti deboli fisici o mentali. Fatto questo passo puoi solo che migliorare. Sono cose che ho acquisto con l’esperienza e le ho viste sia su me stesso che sui ragazzi che seguo”.
Oltre ad essere un pilota segui anche la carriera delle giovani leve?
“In passato ho seguito Lorenzo Ferrari. Attualmente seguo Giammarco Leverato che è appena stato confermato dalla Ford nel campionato WEC in LMGT3 con la Mustang. Pur essendo molto giovane, visti i suoi 21 anni, ha un atteggiamento mentale da pilota esperto, riesce a leggere le situazioni di gara come se avesse almeno vent’anni di esperienza nelle corse. Inoltre sto seguendo anche Alessandro Fabi, anche lui un giovane molto promettente. Ma la mia priorità, ad oggi, sono ancora le corse”.
A tal proposito, quest’anno oltre all’impegno in IMSA affronterai anche altri campionati?
“Ad oggi c’è solamente l’IMSA, ma sto lavorando per correre anche in Europa”.