25 Ott [14:36]
Ad Austin il grande salto
di qualità di Verstappen
Massimo Costa
Per assegnare a un pilota la palma di fenomeno servono gare ben precise, prestazioni da fantascienza, risultati impensabili. Cose che accadono molto raramente. Ebbene, ad Austin queste particolari condizioni si sono verificate tutte assieme per accompagnare con decisione Max Verstappen verso la porta che permette l’accesso ai grandi. Certo, ha già offerto notevoli prestazioni l’olandese della Red Bull in queste sue prime 78 gare in F.1, ma quella di domenica ha un sapore particolare, ancora più forte anche delle vittorie ottenute fino ad ora. Che erano arrivate o con l’aiuto dei ritiri altrui (Barcellona 2016 e Spielberg 2018) o per netta superiorità della sua monoposto in precise circostanze (Sepang e Città del Messico 2017).
Ma ad Austin è accaduto qualcosa di straordinario. La RB14 non era apparsa in grado di poter competere con Mercedes e Ferrari, come dimostrato in qualifica dai tempi del suo compagno Daniel Ricciardo, a 1”2 dal poleman Lewis Hamilton, mentre lui nel terzo turno libero, finalmente con pista asciutta, aveva accumulato quasi un secondo dal più veloce, Sebastian Vettel. Sabato pomeriggio, Verstappen nel finale del Q1 ha preso un cordolo in maniera garibaldina e la sospensione non ha retto impedendogli la partecipazione alla Q2. Sarebbe partito dalla settima fila, invece, il team ha deciso per sicurezza (e considerando il contrattempo avuto) di sostituire il cambio e così anziché tredicesimo Max si è ritrovato diciottesimo in griglia di partenza.
“Non siamo preoccupati, ci farà divertire”, ha commentato Helmut Marko a chi gli chiedeva se era dispiaciuto nel vedere il suo pupillo in penultima fila. Pareva un eccesso di confidenza e invece Verstappen si è inventato la corsa dell’anno: “La chiave sono stati alcuni sorpassi che ho fatto nel corso del primo giro e l’undercut con Bottas al pit-stop, che mi ha permesso di finirgli davanti, fatto importante perché non sarebbe stato facile riuscire a passarlo se finivo alle sue spalle”.
Già nono al secondo passaggio, Verstappen era quinto al sesto giro, dietro a Ricciardo che dopo due passaggi si è dovuto ritirare con la vettura che improvvisamente si è spenta. Un black out totale delle batterie e tanto per cambiare ancora una volta l’australiano si è ritrovato con un nulla di fatto nelle mani mentre il suo compagno di squadra ha iniziato a volare. Ritrovatosi quarto, al 22° giro è arrivata la chiamata per il cambio gomme, da soft a supersoft e qui si è verificato il sorpasso al box molto importante a Bottas, che ha “pittato” la tornata seguente.
A quel punto, superato con facilità Vettel che lo aveva lasciato andare per rientrare a sua volta al pit-stop, Verstappen era terzo ed ha iniziato a girare costantemente su tempi di tutto rispetto. Quando Hamilton ha dovuto affrontare la seconda sosta al 37° giro, Verstappen ha iniziato a sognare. La sua Red Bull teneva il passo sia della Ferrari sia della Mercedes. Merito certamente della RB14, ma moltissimo della sua guida su questo circuito molto impegnativo dove un pilota può anche inventarsi traiettorie diverse dalle abituali rotaie. Verstappen si è portato a poco meno di 3” da Raikkonen al 40° giro e non si è scomposto affatto quando Hamilton, in poderoso e furioso recupero gli è arrivato alle spalle.
Un finale di gara così ha emozionato non poco con tre monoposto di diversi costruttori racchiuse in tre secondi. Tutto poteva accadere. Più volte negli ultimi due anni, Verstappen si è trovato a battagliare con Raikkonen e praticamente sempre l’ha avuta vinta. Non l’anno scorso però, proprio ad Austin, quando un sorpasso con taglio di pista lo aveva portato a una giusta penalità e quindi respinto dal terzo gradino del podio. Questa volta, il vecchietto Raikkonen è stato micidiale nella guida bloccando ogni passo, ogni invenzione, ogni tentativo del giovane Max di succhiargli la scia. Ma nello stesso tempo, Verstappen si è dovuto guardare da Hamilton e la pressione del britannico è stata tale che al 54° giro il pilota Red Bull è arrivato lungo in una staccata.
Il quattro volte iridato si è avventato sulla preda, ma con una resistenza stoica, Verstappen ha respinto Hamilton che ci ha provato all’interno, con l’incrocio di traieettorie e all’esterno fintanto non è finito in via di fuga. Non c’era ancora stato un confronto diretto così duro tra i due e l’esito è stato semplicemente bellissimo da vedere. Ecco, concludere secondo con una monoposto che era stata inferiore per tutto il weekend dopo essere partito dalla diciottesima posizione, avere gestito a meraviglia le gomme (il team aveva programmato un secondo pit-stop che poi non è stato necessario), avere respinto l’attacco di un certo Hamilton che aveva intravisto la possibilità di chiudere i conti per il mondiale ad Austin, avere messo pressione a Iceman, è stato qualcosa di straordinario.
Verstappen lo abbiamo criticato sempre volentieri per i suoi eccessi in pista e verbali (e qui bisogna dire che i suoi continui sberleffi alla power unit Renault sono piuttosto sciocchi, anche alla luce di questo risultato), ma come scritto più volte, da Montecarlo in avanti si è trasformato nel modo di gareggiare e la recita in Texas è stata probabilmente una delle sue migliori interpretazioni mai viste.
Autosprint