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25 Ott [15:03]

Il buon vecchio Seb
c'è ancora da qualche parte...

Massimo Costa

La serenità perduta. Sebastian Vettel è da qualche tempo una sbiadita copia del pilota che conoscevamo fino a qualche mese fa. Incerto, quasi timido, distratto, inconcludente. Cosa è accaduto? Una presa di coscienza che Lewis Hamilton è così imbattibile da averlo mandato fuori giri? Oppure c’è qualcosa, magari nella vita privata, che lo rende ansioso privandolo della concentrazione necessaria? Maurizio Arrivabene, team principal Ferrari, dice sempre che si vince e si perde tutti assieme, ma alla lunga questo concetto può anche infastidire considerando tutti i punti che Vettel, bontà sua, ha buttato letteralmente nel bidone della spazzatura di gara in gara.

Vederlo nuovamente finire in testacoda esattamente come a Monza o a Suzuka, in tentativi di sorpasso male calcolati, lascia di stucco. Sbagli una volta? Ci può stare, ma se poi, più o meno in fotocopia, ti ripeti ossessivamente (e va ricordato anche il contatto avvenuto con Bottas a Le Castellet in piena estate alla prima staccata dopo il via), è anche lecito iniziare a trasformare l’errore in un caso. Vettel è un ragazzo intelligente, dotato di grande umorismo, che ha sempre cercato di non fare drammi sulle sciocchezze commesse, ma dopo le ennesime sbavature registrate ad Austin, anche lui sembra aver perso la pazienza con se stesso.

Perché non c’è stato soltanto lo sbaglio con Daniel Ricciardo alla curva 13, figlio di un lungo nella precedente staccata della curva 12 quando già aveva infilato il rivale della Red Bull permettendo all’australiano di replicare e attaccarlo a sua volta, ma bisogna annotare la terribile svista nelle prove libere del venerdì. Come a Spielberg, quando involontariamente aveva bloccato Carlos Sainz alla prima curva nella Q1 ed era stato penalizzato in griglia di partenza, evento che gli era costata la probabile vittoria poi andata a Max Verstappen, questa volta non ha adeguatamente rallentato con l’esposizione della bandiera rossa causata da una uscita di pista di Charles Leclerc. Vettel ha tentato di difendersi con i commissari sportivi e certamente questa regola è alquanto sciocca e di difficile valutazione, ma se è così per tutti occorre adeguarsi. Ed ecco che è arrivata una penalità di tre posizioni.

Considerando la prima fila persa dopo una qualifica che ha mostrato le grandi qualità di Vettel, la rabbia era tanta anche alla luce della fantastica corsa messa in scena da Kimi Raikkonen, scattato da quella seconda posizione che doveva essere del tedesco. Dunque, la Ferrari poteva mettere a segno anche una doppietta e Vettel, se fosse partito dalla prima fila, sicuramente si sarebbe portato al comando della corsa gestendola a proprio piacimento. Ma con i se e con i ma la storia non si fa. E siamo qui a registrare l’ennesima rimonta figlia di una valutazione errata al primo giro.

Come reagire davanti a questi episodi? Vettel è arrivato a scusarsi con la squadra, già prima di partire per gli USA, per l’occasione iridata ormai lasciata a Hamilton. Parole che gli fanno onore, ma che devono averlo sicuramente turbato dal punto di vista psicologico. E non potrebbe essere diversamente quando sei un campione e ti accorgi che hai perso un mondiale più che altro per tue colpe. Come se in una finale del mondiale di calcio, a un grande giocatore capitasse di sbagliare non uno, ma due rigori e in più anche un goal a porta vuota. Chiunque ne uscirebbe devastato. Nel dopo gara di Austin, un Vettel serio come non mai non si è tirato indietro e prima ha cercato di giustificare il contatto con Ricciardo, poi si è lasciato andare a un poco chiaro: “Non è un bel periodo, ci sono un po’ di cose diverse dal passato, ma nulla che non si possa superare”.

A cosa alludeva Vettel? Alla gestione del team? Al rapporto con i responsabili della squadra? Alcuni hanno anche lasciato intendere che il pilota tedesco abbia dovuto risolvere alcune situazioni personali al di fuori delle corse e questo ha influito sulla sua tranquillità. Aspetti difficili da decifrare, in ogni caso. L’unica cosa giusta da fare è quella, da parte di tutti gli uomini del team Ferrari, di non abbandonare Vettel, ma al contrario di farlo sentire ancora di più parte della grande famiglia di Maranello. Fargli sentire tutto il calore e la fiducia, che non deve crollare, nei suoi confronti. Un atto di affetto necessario per renderlo nuovamente sicuro e protetto. Il fantastico Vettel visto a Spa, capace di superare Hamilton all’uscita del Raidillon non solo di motore, ma per avere imboccato l’Eau Rouge come se non ci fosse un domani, non può essere svanito nel nulla.

Certo, il mondiale ormai è andato anche se la matematica lascia aperte piccole speranze. E allora vogliamo vedere a Città del Messico un Vettel carico, un Vettel efficace come nella qualifica di Austin e non più quello incerto delle gare di Monza e Austin. Siamo convinti che il buon vecchio Seb c’è ancora da qualche parte…

Autosprint
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