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13 Apr [10:51]

Aston Martin, spendere non basta:
l'imbarazzo di essere ultimi

Jacopo Rubino - XPB Images

Ultima nel Mondiale Costruttori, ferma a zero punti dopo tre Gran Premi, l'Aston Martin è protagonista di un inizio di stagione 2022 davvero misero. Un fanalino di coda deve esserci sempre, anche in Formula 1 che è il vertice del motorsport, ma colpisce che oggi lo sia l'ambiziosa scuderia di Lawrence Stroll, autore di investimenti corposi e di una campagna acquisti in pompa magna sul mercato degli ingegneri. La trasferta in Australia, poi, è stata un disastro su tutta la linea, ben simboleggiata dalle peripezie di Sebastian Vettel che lasciano una scia di interrogativi.

Tornato al volante dopo le assenze di Sakhir e Jeddah, causa COVID-19, il tedesco ha avuto problemi tecnici nel primo turno di libere, saltando anche la FP2, ha sbattuto in FP3, è stato eliminato in Q1 e ha di nuovo picchiato in gara, ritirandosi. Questa la sintesi di uno dei suoi peggiori weekend in carriera. "Sapevamo che questa macchina è difficile, ma forse ho spinto troppo e ho perso il controllo in un paio di occasioni", ha ammesso l'ex ferrarista, che tenta di essere filosofico: "Sono sicuro che andrà meglio. Peggio non può andare". Almeno in classifica.

Ma sarebbe ingiusto addossare a Vettel ogni responsabilità di questa situazione disastrosa. L'auto magari non è la più lenta in griglia, ma è comunque molto deludente, e il nuovo team principal Mike Krack sottolinea con umilità: "Avendo uno come lui alla guida, un quattro volte campione del mondo, abbiamo bisogno di verificare quali strumenti gli stiamo dando". La verdona soffre parecchio l'ormai noto porpoising, e in Australia la rimozione della quarta zona DRS ha per giunta costretto ad utilizzare un assetto peggiorativo. "Abbiamo fatto progressi con il peso, ma soffriamo ancora a livello aerodinamico", ha spiegato Krack. "È lì che dobbiamo concentrarci, perché migliore è l'aerodinamica, più facile diventa tutto il resto".

L'arrivo di aggiornamenti rischia però di essere frenato dalla necessità di realizzare pezzi di ricambio: le scorte si sono ridotte parecchio all'Albert Park, per i due crash di Vettel, ma anche per i due del compagno Lance Stroll, a sua volta uscito in FP3 e poi in qualifica nell'incomprensibile botto con Nicholas Latifi.



Sembra un paradosso che la scuderia di Silverstone, mai così in salute economicamente, sia lontana dai miracoli della vecchia gestione Force India di Vijay Mallya, capace di grandi exploit con risorse limitate tanto da rischiare il fallimento a metà 2018. In quel momento intervenne proprio Stroll senior portando alla trasformazione in Racing Point e poi, appunto, in Aston Martin. Forse pesa l'addio dopo tante stagioni di Otmar Szafnauer, ora team principal della rivale Alpine, che ha preferito cambiare aria per probabili divergenze con il patron Stroll senior.

"Gestire un team richiede molto più che i soldi, come sta scoprendo Stroll. Non è un marchio di abbigliamento o di orologi", ha sentenziato senza peli sulla lingua il suo connazionale Jacques Villeneuve, al sito Formule1.nl. E chissà che il magnate canadese non stia già cercando un piano B, visto che nei giorni scorsi si è parlato di un sondaggio per collaborare con Audi, intenzionata a entrare in F1 dal 2026: solo per una partnership tecnica, oppure per avere una via d'uscita in caso di insuccessi conclamati?
RS Racing