9 Dic [20:39]
Ceccarelli di Formula Medicine
racconta la F1 2020 nella "bolla"
È stata una stagione che sembrava essere partita in modo normale. Poi, dopo l'Australia, è cambiato tutto ed è proseguita in maniera anomala. Abbiamo vissuto un primo periodo di instabilità, con poche certezze. Ma siamo riusciti a vincere anche questa sfida, creando una vera e propria svolta per il futuro". Così il dottor Riccardo Ceccarelli di Formula Medicine, esprime quelle che sono le sue sensazioni su un 2020 quanto meno inusuale.
Il Mondiale di Formula 1 è ormai quasi archiviato ed è tempo di fare un bilancio per Formula Medicine, che quest'anno ha affrontato la sua 32ª stagione nella massima categoria. Una stagione condizionata dall'emergenza pandemica.
"All'inizio non si riusciva a vedere una soluzione. La nostra preoccupazione, oltre a quella del virus, è stata di vedere tanti anni di esperienza sul campo mortificati in un solo attimo - prosegue Ceccarelli - Una settimana prima della gara di avvio stagione al Red Bull Ring, ci è stato detto che ogni team da noi gestito sotto il profilo sanitario, avrebbe dovuto avere un proprio medico. Che ogni entità avrebbe avuto la propria "bolla". Da lì è partito un dispiegamento di forze impressionante. Abbiamo contattato medici di ogni nazione, perché dagli 8/12 con cui normalmente gestiamo la situazione durante tutto l'anno, siamo passati a un personale di circa 30 unità. Un lavoro difficile, meticoloso, di cui si è occupato all'interno della nostra struttura soprattutto il dottor Matteo Bartalucci, che si è dedicato alla ricerca di medici validi 24 ore su 24”.
Il risultato è stato quello di avere un coinvolgimento di 29 medici di cinque differenti nazionalità: 19 italiani, 7 britannici, un austriaco, un portoghese e un tagichistano. Ognuno di loro è stato fornito in meno di una settimana di una completa dotazione sanitaria. Uno sforzo notevole, che però è stato apprezzato da tutti gli otto team con cui Formula Medicine collabora (Alfa Romeo, Alpha Tauri, Haas, McLaren, Racing Point, Red Bull Racing, Renault e Williams), oltre allo staff Pirelli e quello di F1.
Ad ogni team è corrisposta una bolla. E all'interno degli stessi team si sono create delle micro bolle. Il pranzo al catering è con tavoli riservati solo a piccoli gruppi di lavoro (per esempio i tre o quattro meccanici che normalmente lavorano su una vettura). Ciascuna squadra si è attenuta scrupolosamente ai protocolli FIA, a volte rendendo anche più rigide le misure che sono state raccomandate. "Se c'è un positivo i close contact devono essere quanto più limitati possibile - spiega Ceccarelli - Questo è il motivo per cui ciascun team si è attrezzato per formare tante micro bolle. A pranzo e cena, nel catering della McLaren, la squadra con la quale lavoro, io per esempio ho sempre un tavolo solo per me”.
Le mascherine sono la regola. Ma anche i tamponi molecolari, che vengono fatti a tutti in circuito e prima di ogni trasferta ed ogni quattro giorni. "Alcune squadre fanno fare continuamente i tamponi in azienda, a chi vi lavora e anche ai loro familiari, stanziando dei budget superiori anche ai 100.000 euro, a fronte di un costo medio a tampone di circa 80 - prosegue Ceccarelli - L'interesse è reciproco, perché in caso di positività il rischio è anche quello di vedere bloccato all'estero uno dei propri uomini e ciò comporterebbe un ulteriore costo, oltre alle relative problematiche umane”.
A tal proposito, Formula Medicine ha lavorato sodo istituendo una vera e propria task force, avvalendosi anche di una rete di contatti locali nei Paesi che hanno ospitato i Gran Premi, per consentire un agevole rientro di eventuali positivi ed assisterli sotto l'aspetto medico e legale. "Prima di ogni gara mandiamo un foglio informativo ai team, spiegando loro come siamo organizzati per quella specifica trasferta. Siamo riusciti a far tornare tutti indietro da Portimão. Abbiamo aiutato un team a rimpatriare in Inghilterra da Imola con alcuni positivi. Lo stesso abbiamo fatto con un manager, che in pochi giorni ha potuto lasciare Istanbul con un aereo medico attrezzato al caso, dopo essere risultato anche lui positivo".
"Riguardo ai numeri, con oltre una decina di migliaia di persone che animano il paddock e non solo a ogni weekend, avremo avuto un centinaio di casi in totale. Tutti si sono rivelati molto prudenti nell'affrontare il problema. Da metà stagione in avanti, con l'arrivo della seconda ondata, la maggior parte di noi si è limitata a fare avanti e indietro autodromo-hotel, addirittura chiedendo il room service quando il catering non era disponibile. Difficile vedere gente nel bar dell'albergo. Un comportamento che deriva da un mix di regole e coscienza personale. Nessuno vuole rimanere bloccato lontano da casa propria”.
Abbiamo chiesto al dottor Ceccarelli cosa ha significato la Formula 1 senza o con poco pubblico? "La gara con più spettatori è stata in Russia, dove però non ero presente. Invece, ero a Portimão, che ha fatto registrare tanti spettatori. Al Mugello le persone ammesse in tribuna erano poche. Dal punto di vista di chi lavora, dal meccanico al medico, egoisticamente le cose vanno meglio. Gli orari in pista sono pesanti e non fare la coda per arrivare in circuito fa fare le cose in maniera più rilassata. Sotto un altro aspetto, vedere una tribuna vuota non è piacevole. Mancano il rumore, la gente, gli striscioni, che ti danno quell'adrenalina in più. Diciamo che quest'anno è stato un po' come vivere dentro una nuvola”.
Ma adesso è quasi ora di guardare al futuro. Quel futuro che si spera per il 2021 possa portare qualche buona novità. "Siamo già a dicembre. È difficile pensare che in un paio di mesi cambi tutto in maniera così drastica. Bisognerà essere prudenti, anche per il timore di ritornare indietro - conclude Ceccarelli - La speranza e l'auspicio sono che la situazione vada a migliorare sempre di più. Ma penso che almeno all'inizio le cose rimarranno tali e quali ad adesso”.