6 Mag [17:45]
Chase Carey: «Ecclestone
ha bloccato lo sviluppo della F.1»
Stefano Semeraro
La colpa della crisi di pubblico e intersse della F.1? È di Bernie Ecclestone. Almeno questa è l'opinione di Chase Carey, il nuovo patron del Circus per conto di Liberty Group. Per Carey Ecclestone nell'ultimo periodo del suo lungo regno ha avuto il torto di bloccare molte iniziative che avrebbero potuto rendere la Formula 1 più appetibile e seguita. «Io avrei detto 'sì molto più spesso», ha spiegato alla Press Association il baffuto manager americano. «Qual è il valore di avere un'idea se la risposta a tutto quello che vuoi fare è 'no'? C'è tutta una serie di cose che non sono state fatte e che invece avrebbero dovuto essere realizzate. Noi abbiamo la sensazione che questo sport negli ultimi 5 o 6 anni non sia stato gestito al meglio per ottenerne il massimo potenziale».
La grossa colpa di Ecclestone, sempre secondo Carey, è quella di aver badato troppo all'immediato senza pensare al futuro a lungo termine della sua 'creatura'. Un difetto peraltro comprensibile in un ultraottantenne. «Tutti noi facciamo errori, nessuno è perfetto. Bernie ha preso un business decenni fa e l'ha venduto per 8 miliardi di dollari: merita tutto l'apprezzamento del mondo per quello che ha fatto. Ma nel mondo di oggi lo sport va promosso, e noi non lo stiamo facendo». Per questo Liberty ha affidato a Sean Bratches il lato commerciale e ha incaricato Ross Brawn di studiare soluzioni che guardino ai prossimi cinque anni.
«Sono tre mesi che ripetiamo in maniera molto chiara che quello che non ci serve è una visione continuamente puntata sul breve termine. Ci interessa più sapere cosa sarà questo sport fra qualche anno che fra qualche mese. Alcune delle decisioni che sono state prese avrebbero dovuto essere pensate meglio, ad esempio i nuovi motori si sono rivelati troppo costosi e troppo complicati, e hanno perso il suono che rappresentava uno dei fascini di questo sport». Da questo punto di vista però Ecclestone non può essere criticato, considerato che si è sempre opposto alle power unit ibride e ha sempre caldeggiato il ritorno a motori più potenti e rombanti.
Più discutibili sono altre decisioni del vecchio Supremo, il suo mercanteggiare continuo con i GP senza cercare la stabilità ma inseguendo nuovi palcoscenici (e soldi facili) anche dove non c'erano, e la sua concezione un po' arcaica della comunicazione. «Faremo alcune cose, e questo potrà richiedere del tempo», ha concluso Carey. «Non possiamo avere un nuovo motore nel giro di due mesi perché farlo potrebbe peggiorare invece che migliorare la situazione. Vogliamo essere sicuri di avere gli strumenti per gestire il business in maniera opposta a quella che preferisce gettare in pasto ai media soluzioni a casaccio perché qualcuno possa farci un titolo».