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20 Set [15:42]

Chase: «Niente dittature in F.1»
Ecclestone pronto all'addio?

Stefano Semeraro

Bernie Ecclestone è sicuro di rimanere il Supremo della F.1 anche con l'avvento di Liberty Group – il colosso americano che sta perfezionando l'acquisto del 35 % delle azioni dal fondo CVC Capital - ma il suo nuovo boss Chase Carey non è tanto d'accordo. Baffoni a manubrio, aria gioviale ma idee molto chiare il vice-presidente della Century Fox, nonché nuovo presidente della Formula 1, è stanco di vedere nel Circus sempre lo stesso film che va in replica da decenni: Bernie che decide, gli altri che si adeguano.

«È necessario capire quali sono le esigenze di tutti e trovare una strada», ha detto Carey a Singapore, dove l'ex braccio destro di Rupert Murdoch ha fatto la sua prima apparizione in pubblico nel nuovo ruolo (e dove Ecclestone non è andato per curare a Londra i dettagli del 'take-over' da parte dei nuovi padroni). «Non credo ci sia posto per un Comitato, perché tenderebbe a essere troppo burocratico, ma non ci può neppure essere una dittatura. Anche se probabilmente loro ci sono abituati....». 
Loro ovvero team, costruttori, piloti, sponsor, televisioni insomma tutte le controparti che da sempre Ecclestone è abituato a governare con il bastone e la carota. «Bernie ha avuto un enorme successo, e gli va dato credito, tutto il mondo ammira cosa è riuscito a fare, ma onestamente credo che ora possiamo portare la F.1 a un altro livello». 
Per i primi 100 giorni tutto più o meno procederà come al momento, la nuova dirigenza ascolterà e studierà. Finita la luna di miele, inizieranno i cambiamenti. «Non c'è nulla di scolpito sulla pietra. Bernie è il CEO, e quindi sarà lui a guidare e io lavorerò con lui per stabilire un piano e decidere in che direzione vogliamo andare». 

Il mandato di Carey comprende l'espansione della F.1 verso gli Stati Uniti, dove è storicamente debole, l'Asia e l'America del sud e una maggiore attenzione alle piattaforme digitali. «Negli States c'è un'audience che non è mai stata sollecitata, non voglio criticare ciò che è stato fatto in passato perché non so cosa è stato fatto, ma la F.1 è un marchio di prima importanza e questo significa per me che ha bisogno di location importanti come Los Angeles, New York o Miami, comunque di grandi città. Bisogna migliorare il tipo di offerta televisiva, rafforzare l'espansione geografica e lavorare sul marketing per essere in grado di raccontare al pubblico le storie delle stelle e degli eroi della F.1 e delle loro incredibili vetture». 

Nello 'storytelling' made in Usa che posto avrà l'86enne Bernie? Quello del vecchietto brontolone? «Non ci saranno problemi con Chase», ha dichiarato Ecclestone. «Lui ha competenze che io non ho, conosce l'America e le televisioni. Ma se per caso le cose non dovessero andare bene nel senso che intendo io, state sicuri che me ne andrò». Titoli di coda.  
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