Jacopo RubinoGli uomini di Liberty Media, forse, cominciano ad arrendersi. Sembra sempre più difficile portare la Formula 1 a Miami a partire dalla prossima stagione, nonostante
l'accordo di massima già siglato per un circuito da allestire intorno all'Hard Rock Stadium nel mese di maggio. I comitati locali non hanno mai smesso di opporsi al progetto, fino ad ora riuscendo ad avere la meglio. "Ci vorrà più del previsto", ha così ammesso il boss Chase Carey a Motorsport-Total. "È frustrante perché ci abbiamo investito un sacco di tempo, ma dobbiamo essere realisti: ci vorranno più di cinque anni. L'obiettivo adesso è che la gara si svolga tra i prossimi cinque e dieci anni".
A fine gennaio gli organizzatori avevano anche annunciato una modifica alla conformazione del percorso, eliminando l'uso della 199esima strada, che secondo il comitato dei contrari andrebbe a creare problemi di traffico trattandosi di una via pubblica. L'intero percorso si dislocherebbe così all'interno dell'area di proprietà dei Miami Dolphins, squadra di football americano di casa presso lo stadio. Ed era stato garantito che i motori non si accenderebbero prima delle 15 del venerdì (le 21 italiane), per non intralciare le attività scolastiche.
Misure che non sono bastate ad ammorbidire i battaglieri residenti. Anzi, il fronte del no sarebbe pronto a presentare un'ingiunzione anti-rumore, appellandosi alla legge. Carlos Gimenez, sindaco della contea di Miami-Dade, ha provato a rassicurare: "I livelli massimi nelle abitazioni più vicine sarebbero al di sotto dei 76 decibel, ben inferiori ad altre manifestazioni che si svolgono allo stadio come i concerti, e ci sarebbero strategie per mitigare il rumore".
Per la F1, fino a qui, l'unica piccola vittoria (o non sconfitta...) è stata la mancata delibera di una normativa che avrebbe reso necessaria l'approvazione del Gran Premio sia da parte del consiglio cittadino che della contea, pur su suolo privato. La votazione è finita in pareggio, 6-6, lasciando il quadro inalterato. "Ora possiamo iniziare dialoghi produttivi con i gruppi locali", ha sottolineato Tom Garfinkel, amministratore delegato dei Miami Dolphins, "in merito ai tanti benefici che porterebbe un evento globale di questo tipo". Ma spuntarla rimane una missione quasi impossibile, almeno a breve termine. "La lotta non è conclusa", ha ribadito al quotidiano Miami Herald la sovrintendente Barbara Jordan, capofila della possibile azione legale. "La F1 non credo voglia questo genere di pubblicità, ma conviene che si preparino".