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5 Nov [15:41]

INTERVISTA A THOMAS BIAGI
«Il sogno si è avverato»

Un sogno lungo 27 anni. Thomas Biagi ha sempre avuto la Ferrari nel cuore. Prima da tifoso, quando da ragazzino si attaccava alle reti del circuito di Imola per seguire con gli occhi sbarrati e la mente che correva veloce le imprese di Prost ed Alesi. Poi da pilota, quando ha sfiorato la grande occasione di poter approdare in F.1 con la Minardi e di entrare nel giro del «clan» di Maranello. Rimboccatosi le maniche, trascorsi anni a volte belli, a volte difficili, in F.3000, Biagi non si è mai arreso e pur di guidare una Rossa più di una volta è sceso in pista al Mugello con delle Ferrari F.1 non proprio recentissime appartenenti a qualche collezionista. Una passione vera che finalmente ha avuto il suo epilogo una decina di mesi fa quando Thomas ha firmato un accordo che lo legava alla Scuderia Italia per guidare la Ferrari 550 nel campionato Fia GT. Tanta emozione, tanta felicità. Ora Biagi ha coronato un sogno: vincere un titolo internazionale di alto livello con una vettura del cavallino. Lo ha fatto assieme a Matteo Bobbi, suo veloce compagno di squadra con il quale ha formato una coppia affiatatissima. Italiaracing, che prima della gara che li ha laureati campioni a Estoril aveva intervistato Bobbi, ora porge il microfono a Biagi:
«Sinceramente questa è stata la più bella annata della mia carriera anche se in passato qualche soddisfazione me la sono tolta. Il 2003 rimarrà indimenticabile, da incorniciare per quello che io e Matteo Bobbi abbiamo fatto. Tante vittorie, gare belle e combattute, il successo nel campionato. Cosa chiedere di più? E dire che a inizio anno le difficoltà non mancavano per noi. Entrambi provenivamo dalle formule, non conoscevamo questo tipo di macchine e di corse, lunghe tre ore. E invece tutto è andato bene».

- Sappiamo che lo scorso inverno hai sofferto non poco...

«Eh sì, è stato un inverno durissimo. Avevo deciso di lasciare le monoposto dopo tanti anni per tentare la carta del GT. E per farlo avevo puntato tutto sulla Scuderia Italia perché la ritenevo la miglior squadra della categoria e perché schierava in pista una Ferrari stupenda. Da novembre 2002 a febbraio 2003 ho lavorato duro per meritarmi la considerazione del team bresciano e alla fine, quando ho firmato, quasi... svenivo dalla gioia. Perché? Perché avevo lasciato perdere tutto il resto e se non chiudevo con loro il rischio di rimanere a piedi era altissimo».

- Nonostante le apparenze non è stata un'annata facile...

«Esatto perché non è stato semplice gestire il primo posto in campionato. La pressione era notevole e gli avversari non erano da sottovalutare. In particolare Gollin e Cappellari, nostri compagni di squadra, due piloti bravissimi al quale sono legato da un sincero rapporto di amicizia e di rispetto. E' stato un anno difficile anche per quanto riguarda la mia vita privata perché mi sono dedicato al cento per cento all'impegno in questo campionato trascurando completamente tutto il resto».

- Il momento più difficile?

«Spa. Il venerdì, dopo aver preso la bandiera a scacchi che sanciva la conclusione delle prove, mentre ero a 160 orari in prossimità di una curva, ho tolto il piede dall'acceleratore, ma questi non è tornato su. Non ho avuto il tempo di far nulla ed ho preso una gran botta contro le protezioni. Io e la macchina eravamo a pezzi! Il giorno dopo ero tutto rotto, avevo mal di testa e per fortuna che c'era il dottor Ceccarelli a rimettermi in sesto. In gara poi ci siamo ritirati per rottura del motore dopo cinque ore e il successo è andato a Gollin-Cappellari che così avevano ridotto il divario da noi sensibilmente. Dopo siamo andati ad Anderstorp e Matteo al via è stato tamponato: gara finita subito. Insomma, c'era di che innervosirsi, vedevo il campionato sfuggirci di mano. Ad Oschersleben ho cercato di guidare con la massima attenzione, di evitare ogni problema e nello stesso tempo ho spinto forte. Ed abbiamo vinto».

- Poi il trionfo di Estoril...

«E finalmente un campionato vinto. Mi ero già trovato a lottare per la vittoria finale, in particolare nel 2001 nella Euro 3000 Series quando ho combattuto con Felipe Massa. In tanti dicevano che ero bravo, ma che nel mio curriculum mancava un titolo. Ecco fatto».

- Nel 2004 ci pare logico rivederti con la Scuderia Italia...

«Il Fia GT mi ha entusiasmato per la grande professionalità mostrata sia a livello di organizzazione sia di team e piloti. Spero ovviamente di rimanere in questo ambito, essendo il campione. Ringrazio Lucchini, Mensi e Minuti per la fiducia che hanno riposto in me. Alla Scuderia Italia sono legato da un forte rapporto di stima. Spero che Babbo Natale mi porti un bel regalo, magari prima del 25 dicembre...».
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