Jacopo RubinoOrmai possiamo dirlo con certezza, la Formula 4 era ciò che serviva alle corse in monoposto. Una piattaforma comune capace di accogliere i ragazzi in arrivo dal karting, quasi in ogni angolo del globo, per avviare la loro scalata verso la F1. In questa misura, e in modo così omogeneo, era qualcosa che non si vedeva forse dall'epoca d'oro della Formula Ford, che un po' ovunque aveva un campionato di riferimento, e più di recente nella Formula Renault 2.0.
La F4 sta vivendo la stessa gloria. Nel 2014 l'Italia ha avuto l'onore di aprire la strada grazie al lavoro di ACI Sport e WSK Promotion, incoronando Lance Stroll come primo vincitore. Dall'anno seguente il concetto ha cominciato a diffondersi a livello globale, raccontando storie interessanti di motorsport. Durante l'anno, su Italiaracing diamo spazio anche a quanto accade tra Germania, Nord Europa, Spagna, Gran Bretagna (in cui la nascita è avvenuta proprio sulle ceneri della F.Ford...) e Francia, dove nel 2018 la Formula 4 nazionale ha finalmente adottato gli standard FIA. Una conferma ulteriore del progetto voluto fortemente da Gerhard Berger, all'epoca presidente della "Single Seater Commission".
Questa volta esploreremo invece tutti gli altri campionati della specialità, solitamente fuori dai radar. Restando ancora un attimo in Europa, c'è ad esempio quello in Danimarca inaugurato nel 2017: i telai sono della transalpina Mygale, alternativa numero uno al pacchetto tricolore Tatuus-Autotecnica, e propulsori Renault. Si corre su circuiti piccoli e tortuosi, una tappa è persino in Norvegia (a Rakkestad), c'è anche un team di proprietà dell'ex F1 Jan Magnussen e il primo titolo lo ha conquistato Daniel Lundgaard, fratello minore del già lanciatissimo Christian. Da una costola della sua F4 NEZ, Koiranen Motorsport ha invece creato la Formula Academy in Finlandia, terra di talenti.
Anche in Asia la Formula 4 ha trovato ampia diffusione. Si corre in Cina, con propulsori Geely 2.0 turbo, nella regione del Sud Est (fra Malesia, Thailandia, Indonesia, India e persino le Filippine) e ovviamente in Giappone, nell'unico palcoscenico che vede protagoniste le vetture Dome equipaggiate dai 4 cilindri Toyota. Ma anche la rivale Honda "alleva" qui i suoi prospetti, in una griglia che scoppia di salute (49 concorrenti totali nel 2018) e che potrebbe lanciare qualche stella internazionale. Senza dimenticare la F4 degli Emirati Arabi, che fra Abu Dhabi e Dubai si è affermata come un ottimo allenamento invernale sulle Tatuus-Abarth per i giovani europei. L'edizione 2019 scatterà tra pochi giorni.
L'espansione della F4, nel 2015, ha raggiunto persino l'Australia: lo schieramento non fa grossi numeri, ma i più bravi migrano quasi sempre nel Vecchio Continente. Soprattutto nella British F4 che impiega le stesse Mygale-Ford. Suggestive le gare su piste quali Phillip Island, Eastern Creek, Symmons Plains e, adesso, addirittura Pukekohe in Nuova Zelanda.
Attraversando l'intero Oceano Pacifico, arriviamo negli Stati Uniti. Solitamente poco ricettivi a quanto viene partorito dalla FIA, nel 2016 hanno sposato l'idea della F4 grazie allo Sports Car Club of America. La scocca è prodotta da Onroak, sotto al cofano c'è un 2.0 litri Honda. La prima edizione è stata vinta da Cameron Das (poi sbarcato in Europa nella Euroformula), lo scorso anno fra gli iscritti c'era invece Eduardo Barrichello, figlio dell'ex ferrarista Rubens. L'ultima tappa è andata in scena ad Austin, proprio a contorno del Gran Premio di Formula 1.
Un onore simile è riservato, in Messico, alla serie NACAM che coinvolge la zona centroamericana e si disputa a cavallo di due anni: la stagione 2018-2019 riprenderà infatti a febbraio, da Puebla. Africa esclusa, priva di strutture e risorse economiche sufficienti, nel censimento delle F4 manca l'America del Sud. I vari tentativi fatti negli anni per avere un prodotto di questo tipo hanno avuto vita breve. Nel 2018 si è ripartiti con la Formula Academy, riciclando i vecchi telai Signatech spinti da motori Fiat da 1.8 litri, gli stessi delle effimere Formula 4 Sudamericana e Formula Futuro. Ma nulla che sia mai stato riconosciuto dalla FIA.