29 Ott [22:39]
Il quarto iride di Hamilton
Un anno affrontato da campione
Jacopo Rubino - Photo4
Quattro titoli. Come Alain Prost, soprattutto come Sebastian Vettel che è stato il suo antagonista in questo 2017 ad alta tensione. Lewis Hamilton in Messico ha raggiunto la certezza matematica del poker iridato, dando ragione a chi lo considerava come super favorito in inverno. Da allora, però, sono accadute molte cose.
Senza il compagno-rivale Nico Rosberg, che ha salutato la Formula 1 appena divenuto campione 2016, la strada per il britannico sembrava doppiamente spianata. Sia verso il ritorno sul trono ceduto, sia all'interno del team Mercedes ora tutto schierato per lui, con Valtteri Bottas nel ruolo di fido scudiero. Non si erano però fatti i conti con una Ferrari che, anche sfruttando i cambi regolamento, ha compiuto un salto di competitività incredibile. E Vettel, voglioso invece di eguagliare il mito Fangio a quota 5 mondiali, è stato un cliente tosto: subito vincitore in Australia, balzato addirittura a +25 dopo Montecarlo, ancora leader della classifica alla pausa estiva, per restarci fino alla tappa Monza.
Dalla ripresa in Belgio, tuttavia, il Mondiale ha preso una piega vertiginosa verso le mani di Lewis, accelerata dall'incubo asiatico vissuto dal team di Maranello fra incidenti (quello clamoroso alla partenza di Singapore) e problemi tecnici. Una sfida che sembrava doversi risolvere soltanto ad Abu Dhabi ha trovato così il suo verdetto con ben due tappe di anticipo. Mors tua, vita mea? Sarebbe ingeneroso essere tanto categorici, perché vanno pur sottolineate le nove vittorie ottenute, contro le quattro di Vettel, e la presenza costante in zona punti. Insomma, il ruolino di marcia è stato di per sé da schiacciasassi.
Due sono stati i weekend realmente insufficienti per il pilota di Stevenage: quello in Russia, chiuso con un anonimo quarto posto mentre il compagno Bottas vinceva la prima corsa della carriera, e quello di Montecarlo condizionato (ma non solo) da una qualifica negativa. In quelle settimane, forse, Lewis stava ancora prendendo le misure a una W08 definita capricciosa, al cospetto di una Rossa che sembrava più versatile. Ma con l'avanzare del campionato, Hamilton e la Mercedes hanno esplorato il proprio potenziale e persino il confronto interno con Bottas è divenuto assolutamente privo di storia, dopo una prima metà di campionato in cui il finlandese aveva invece tenuto il ritmo.
Per Hamilton, le cui prestazioni non sembrano per nulla risentire dell'intensa vita al di fuori delle piste (mondanità, sport estremi, musica e viaggi sono ben documentati sui social network), il 2017 è stato anche l'anno dei record raggiunti: spicca quello delle pole-position, superando di slancio le leggende Ayrton Senna e Michael Schumacher. A questo ritmo non sembra persino tabù avere nel mirino i 91 GP vinti da Schumi, ma restano altri 29 centri da mettere a segno. C'è tempo per pensarci.
È curioso che la sicurezza del quarto iride sia giunta per "The Hammer" nella domenica più difficile del suo 2017, con la foratura causata in avvio da una toccata dello stesso Vettel, e un recupero affatto travolgente fino alla nona piazza. Abbastanza comunque per festeggiare già qui a Mexico City, di fronte a un pubblico caloroso ed entusiasta, mentre la rimonta del ferrarista si è fermata alla quarta piazza. Ma il motorsport è fatto anche di queste stranezze.
In ogni caso, questa annata sarà ricordata proprio per il testa a testa Hamilton-Vettel, che nel suo svolgimento dà valore al traguardo dell'inglese. Non sarebbe azzardato considerare questo appena ottenuto come il Mondiale più bello della sua carriera: è stato quello della maturità, nell'affrontare un avversario temibile e nel mantenere sempre i nervi saldi. Del resto, dopo Monaco aveva commentato: "Abbiamo perso la battaglia, non la guerra". Ha avuto ragione.