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18 Feb [7:43]

Intervista a Quintarelli
Novità e bilanci al via del 2024

Marco Cortesi

Al via di una stagione ricca di novità, Ronnie Quintarelli ci regala un’esclusiva intervista a tutto tondo. Sulla stagione 2023, dal drammatico incidente del compagno di squadra Tsugio Matsuda a Suzuka, al terzo posto finale in campionato, e sul 2024, con la sfida delle nuove gomme Bridgestone e un nuovo, super competitivo compagno di squadra, Katsumasa Chiyo (a sinistra nella foto insieme al direttore del team NISMO Takeshi Nakajima), passando per una riflessione sul motorsport giapponese e internazionale. 

Per il team NISMO, che ha appena presentato i propri colori, la sfida è iniziata con una doppia sessione di test che ha lasciato buone impressioni e prospettive per l’anno che si appresta a partire.

Sei reduce da due sessioni di test, come sono andate?

I primi test a Sepang in Malesia e a Okayama sono stati incoraggianti. 
Sono stati organizzati dai gommisti e ogni costruttore, oltre alla test-car ha potuto portare una sola macchina in configurazione da gara. Noi di NISMO eravamo in pista con la test-car in Malesia a fine Gennaio e abbiamo debuttato con la macchina numero 23 da gara nei primi test stagionali in Giappone a Okayama, nella seconda settimana di Febbraio.

Entriamo subito nel vivo. Quest’anno per voi in NISMO ci sarà una rivoluzione passando da Michelin a Bridgestone. Com’è stato vissuto questo cambiamento?

Sono stato contento, considerando che, dal punto di vista dei responsabili dello sviluppo e degli ingegneri, io per Bridgestone sono sempre stato il rivale numero uno. Avendomi dalla loro parte, da un lato vogliono subito sentire la prima impressione, ed è molto gratificante. Poi sono orgogliosi, apprezzano il fatto di avere un buon feedback sulle loro gomme, dei commenti positivi su certe specifiche. Vogliono mettercela tutta.

E’ il vantaggio di essere Ronnie Quintarelli?

E’ il vantaggio di essere il vecchio della categoria! Quando sono arrivato in pista ai test, per prima cosa mi sono presentato al responsabile degli ingegneri. Scherzando gli ho detto: mi chiamo Ronnie Quintarelli, non so se mi conosci… Ridendo mi ha risposto: “Sei troppo famoso per non sapere chi sei!

Come siete usciti dalla stagione 2023?

Considerando tutto quello che è successo lo scorso anno con l’incidente di Suzuka in primis, la stagione 2023 è finita positivamente. Con una vittoria, due secondi posti e il terzo posto finale in campionato siamo riusciti a raggiungere l’obiettivo minimo stagionale per il team NISMO, che si prefissa sempre di cercare di entrare come minimo nei primi tre in classifica generale. C’e’ però da dire che nelle ultime due stagioni la seconda macchina NISMO con a bordo i due giovani Katsumasa Chiyo e MitsunoriTakaboshi è stata protagonista per la lotta al titolo fino alla fine, chiudendo al secondo posto due volte. Ci hanno messo un po’ in ombra…

Anche per questo è nato l’avvicendamento tra compagni di squadra?

Già dall’anno scorso, che era il decimo anno di fila per me e Tsugio Matsuda sulla macchina numero 23, sapevamo che sarebbe potuta essere stata l’ultima stagione insieme. Sarebbe stato molto, molto difficile che Nissan continuasse con due piloti oltre i quarant’anni, che sono lì da 10 anni. Non era mai successo nella storia della scuderia. 
Per questo motivo siamo stati ancora più uniti. Ci siamo potuti concentrare al massimo sul presente, per chiudere alla grande. Poi… si sapeva che avrebbero potuto cambiare uno dei due piloti, o anche tutti e due. Dopotutto, cambiando il fornitore delle gomme ed avendo tre machine in totale con Bridgestone, si sarebbe potuta fare una rivoluzione.

Alla fine sei rimasto, come vedi questa scelta?

La riconferma sulla macchina No. 23, in quest’anno di grandi cambiamenti, e il fatto di essere stato messo in squadra con Chiyo, che si è messo molto in risalto ed è cresciuto in modo straordinario nelle ultime stagioni, è stato un segno veramente forte nei miei confronti. Sono 12 stagioni dopotutto. Dispiace non essere più con Tsugio, ma Chiyo porta anche degli stimoli nuovi. 

A livello personale hai avuto un’annata 2023 positiva, cosa ne pensi?

L’anno scorso, se devo tirare una somma su di me, è stato praticamente perfetto, senza errori. Quando c’è stato da vincere, abbiamo vinto, abbiamo performato anche in condizioni difficili. Se c’è una cosa che non mi ha soddisfatto personalmente è stata non riuscire a lottare per la pole position nell’ultima gara con la Michelin a Motegi, senza zavorra. Nel Q2, che è di fatto un giro secco, qualcosa non è andato e non sono riuscito ad andare oltre il quinto posto. Nonostante questo, poi abbiamo fatto una bella gara chiudendo secondi. 

E invece ad andare fortissimo in qualifica a Motegi è stato proprio Chiyo…

Chiyo è stato praticamente impeccabile riuscendo ad ottenere la sua prima pole in carriera nel SuperGT e starmi davanti per la prima volta in modo netto in qualifica. Per un motivo o per l’altro, le sessioni che avevamo fatto insieme fino a quel momento erano sempre state a favore mio, e quella volta era determinato a mettermi dietro. Anche per questo è bello ora lavorare con lui e dividere l’abitacolo della macchina No.23, quella di punta per il Team NISMO.

Com’è andato il primissimo contatto?

A metà dicembre, io sapevo con qualche giorno di anticipo che sarebbe stato lui il pilota con cui avrei diviso la macchina. Dopo che ha terminato la sua riunione qualche giorno piu’ tardi, mi ha chiamato subito. Da lì, messi insieme i due rivali, è cambiato tutto..

Quali sono le aspettative?

Secondo me abbiamo un mix di piloti che funzionerà. Nei miei 35 anni di carriera non ho mai visto uno motivato come Chiyo, che tutti i giorni si impegna duramente nel cercare di spronare il team dando anche tante direzioni tecniche.
Soprattutto nelle ultime stagioni, io sono sempre stato principalmente focalizzato per essere al massimo a livello fisico dedicando tantissimo tempo agli allenamenti quotidiani. Adesso avere uno come Chiyo in squadra gioverà tantissimo anche a me. 

Parlaci dell’incidente occorso a Tsugio lo scorso anno a Suzuka, non è stato un momento facile…

L’incidente è stato veramente sconvolgente. Non ho ricordi nella mia carriera di un fine settimana così. Prima di tutto, non si è capito subito chi era coinvolto. Si vedeva una macchina disintegrata, non si capiva chi fosse. Ci sono stati dei secondi di tensione. Vedevamo che la nostra posizione scendeva, e così abbiamo capito di essere noi. Poi sono andato dal team Kunimitsu e ho chiesto a Makino di domandare a Yamamoto via radio cos’era successo, visto che loro erano dietro. Mi ha fatto sentire la risposta e lì è stato un colpo al cuore. Siamo andati al medical centrer, dove abbiamo saputo che Tsugio era cosciente. Due ore dopo siamo andati in ospedale, col il manager del team e il fisioterapista. I medici ci hanno fatto vedere le lastre. Sono venuti i genitori di Tsugio, lui abita vicino a Suzuka. E poi abbiamo visto lui, due o tre minuti. E’ stata una domenica angosciante. 

E’ stato quasi un miracolo…

Si, ma lo si deve anche alla sua preparazione. La cosa che ci ha detto subito il dottore è che le ossa erano a posto. “Ne ho visti di atleti, ma non ne ho mai visto nessuno con una muscolatura così”. La muscolatura l’ha salvato da conseguenze più gravi. Il botto è stato da 58G. Ha subito un’operazione per riparare i muscoli delle cosce danneggiati dalle cinture. Ma lui è molto determinato, stoico. Non gli piace perdere, e questa mentalità l’ha aiutato nel recupero. 

Il ritorno com’è andato?

Il ritorno in pista è stato con una macchina nuova, tutta da assestare, ma nel round successivo, sempre a Suzuka, nonostante tutto, andava quasi più forte di prima.



Ci sono stati diversi incidenti in SuperGT, ultimi quelli di Matsuda a Suzuka e Yamamoto a Sugo. Forse queste macchine vanno troppo forte e bisogna intervenire?

Sicuramente le macchine vanno sempre più veloci, e c’è stato un dibattito nella pausa invernale. Però è una questione complessa, non è così semplice dire “riduciamo la velocità”. Anche nel raffronto con le GT300, il gap non è cambiato, sono migliorate entrambe le categorie.  Può essere che ci sia una battaglia in pista con velocità maggiori, e le cose possono precipitare se non c’è una comunicazione perfetta. Però molto intervengono anche le circostanze. A Suzuka è stata una serie di concause. Con la pressione di Yamamoto, il doppiaggio, nel punto più difficile della pista, Tsugio si è trovato a prendere un rischio. Anche a Sugo, con l’incidente di Yamamoto, c’è stata una vettura che doveva rientrare ai box, ha fatto passare, e poi ha tagliato pensando che non ci fosse nessuno. C’è stato un fraintendimento. E’ complesso pensare di intervenire.

Quale sarà il principale cambiamento dal lato regolamentare?

C’è una novità importante, per motivi ambientali. L’obiettivo per il SuperGT è di restare con il motore a combustione, ma per farlo dovremo essere entro il 2030 a impatto CO2 neutro, compensare le emissioni. Per questo, lo scorso anno c’è stata l’introduzione del combustibile ad emissioni di anidride carbonica neutrale. Poi, da quest’anno, sempre per la sostenibilità, è stato tirato via un set di gomme. In un weekend normale da 300 km c’erano cinque set di gomme per prove libere, qualifiche e gara, che erano sei fino a due anni fa. 
Non sarà facile. Si inizierà il Q1 con gomme nuove, per poi mandare in pista tutti i secondi piloti nel Q2 con le gomme del Q1 che saranno usate, sommando i due tempi. Va detto che noi piloti non è che siamo contentissimi di questo cambiamento, perché toglie la sfida per la pole position a gomme nuove nel secondo segmento che tante volte vedeva anche infranti i record dei circuiti con la condizione della pista che via via va a migliorare. 
Questa nuova regola sottrarrà un po’ di spettacolo per il giro secco, ma la cosa positiva è che i tifosi potranno vedere scendere in pista tutti i lori beniamini nelle qualifiche, non essendoci più il knock out dopo il Q1.

Dal punto di vista tecnico, il SuperGT ha un livello impressionante. E’ lo stesso anche dal punto di vista fisico?

Nelle gare estive c’è sempre un po’ la tendenza a ridurre l’areazione nella macchina per avere più efficienza, e si arrivano ad avere anche più di quaranta gradi dentro l’abitacolo. Poi, le machine del GT500, avendo delle velocità in curva altissime, generano tanti G di accelerazione. La cosa più difficile sono le gare più lunghe, quelle da 450 chilometri, quando un pilota deve effettuare anche il doppio stint. Fisicamente è molto dura, ma rappresenta una sfida soprattutto per i piloti di età avanzata come me. 

Negli ultimi anni si è vista una riduzione nel flusso di piloti stranieri in Giappone, come mai?

Probabilmente è dovuto al fatto che Honda e Toyota hanno le loro Academy sin dal kart, e ogni anno, hanno un pilota o due potenzialmente forti che portano in Formula 4, e poi mandano magari in Super Formula Lights o in Europa. Salendo in kart a 5 anni, arrivi a 13 in OK che sei già un giovane professionista. Tra i 12 e 14 anni alcuni già salgono macchina per testare privatamente. Poi grazie anche al simulatore, arrivano 18 anni che sono completi. E’ tutto più precoce. 

C’è una carica di giovani preparati…

Spesso si dice che non ci sono più i piloti di una volta… In realtà ora, grazie alla tecnologia, per certi versi sono anche meglio. Una volta, a parte qualche caso eccezionale, non è che salivi in macchina e andavi forte subito dopo qualche tornata. Avevi una fase di assestamento, per capire. Adesso salgono e dopo tre uscite fanno quasi i nostri tempi. Poi, con la gestione della gara è diverso. Ma studiando gli on board e i dati della telemetria, riescono ad assorbire tutto. Poi con l’Academy ovviamente le case possono seguirli anche dettando le condizioni a lungo termine. Dall’altro lato, lo straniero è sempre un punto di domanda a livello di adattamento alla cultura. In Giappone, se devono scegliere tra uno straniero o un giapponese, a parità di potenziale, scelgono il pilota di casa.

Qual è il pilota giovane che ti impressiona di più?

Facendo tante cose coi kart ho potuto vedere numerosi piloti. Quelli che sono in SuperFormula o GT500, li ho visti crescere tutti e sono tutti molto forti, facevano la differenza anche allora. Uno che ho visto assolutamente determinato, e quando c’è da vincere vince, è Ritomo Miyata, che adesso farà la F2. Ha vinto tantissimo sin dal kart, in Formula 4, in Super Formula Lights e l’anno scorso ha vinto sia SuperFormula sia SuperGT. Mentalmente è fortissimo. Uscire dal Giappone però non è mai facile, non si sa mai quale sarà la reazione andando fuori dalla propria comfort zone, è come per gli stranieri che entrano. Però qui in casa è uno di quelli al top. Ma ce ne sono tanti, a partire da Chiyo, naturalmente, e Takaboshi.

In generale cosa ne pensi del motorsport attuale, e della Formula 1?

Lasciando stare le solite cose del “adesso non è più come una volta” che ci sono sempre, anche nel calcio, la Formula 1 attuale mi sembra al top degli ultimi 20 anni, e anche tutto il motorsport in generale lo vedo in salute, a livello di professionisti e gentleman. E come in F1, anche qui in Giappone, ci sono tanti team che vorrebbero entrare in SuperGT ma non trovano lo slot per entrare, indipendentemente da quanto li vogliano pagare.