Jacopo Rubino - XPB Images7 luglio 2013, Gran Premio di Germania: l'ultima volta in cui la Formula 1 ha corso al Nurburgring, almeno fino al prossimo weekend. Era anche l'ultimo anno dei vecchi motori V8, e il ritorno sul tracciato tedesco ci dà una perfetta panoramica di come (e quanto) sia cambiata la categoria regina in questo lasso di tempo. Innanzitutto con una nuova proprietà, quella degli americani di Liberty Media che a inizio 2017 hanno raccolto l'eredità decennale di Bernie Ecclestone. Colui che ha reso questa categoria un prodotto globale.
E poi a livello tecnico, dicevamo. Questa è la settima stagione del ciclo turbo-ibrido, con una tecnologia ormai matura ma di nuovo nel mirino dei critici per il fresco
annuncio della Honda di voler lasciare a fine 2021. Nel 2013 la casa giapponese non era in griglia, aveva già salutato al termine 2008 per effetto della crisi economica, ma la sfida delle power unit aveva riacceso l'interesse. Come è andata lo sappiamo tutti, fra alti (con Red Bull) e bassi (agli inizi con la McLaren). Anche sette anni fa la griglia aveva quattro motoristi, dato che Ferrari, Renault e Mercedes erano affiancate dall'indipendente Cosworth. L'azienda britannica equipaggiava le "piccole" Caterham e Marussia, ma il cambio di regolamento la tagliò fuori.
Caterham e Marussia (poi diventata Manor) purtroppo non sono sopravissute: la prima ha chiuso i battenti a fine 2014, la seconda ha resistito fino alla fine del 2016, unica "superstite" del terzetto che aveva esordito nel 2010, composto anche dalla spagnola HRT. Nel GP di Germania 2013 c'erano undici scuderie, ora sono dieci ed è fondamentale tenersele tutte strette, perché altri ingressi a breve termine non sono così probabili. Da allora, solo la Haas si è affacciata nell'arena, mentre si sono trasformate Lotus (riacquistata dalla Renault), Force India (Racing Point) e Sauber (che ha preso il marchio Alfa Romeo). Oltre alla Toro Rosso, divenuta AlphaTauri per i piani di marketing Red Bull.
La compagine anglo-austriaca nel 2013 era la regina del Mondiale: era tricampione in carica con Sebastian Vettel, a fine anno sarebbe arrivato il poker condito 9 trionfi negli ultimi 9 round. Gli ultimi dei vecchi otto cilindri, che tanti non hanno smesso di rimpiangere. Pure al Nurburgring fu
vittoria del binomio Red Bull/Vettel, la quarta di una stagione che inizialmente aveva visto in cima alla classifica anche la Ferrari e Fernando Alonso.
Riguardando indietro, la supremazia Red Bull a volte è stata schiacciante, ma mai come quella Mercedes a cui abbiamo assistito con il passaggio ai V6 turbo. Il team della Stella, nel 2013, stava appena gettando le basi della sua dittatura: 3 vittorie, due con Nico Rosberg e una con Lewis Hamilton appena ingaggiato, un buon numero di pole, il cambio al vertice fra Ross Brawn e Toto Wolff. Il resto è storia, anzi, presente, con Hamilton che proprio al Nurburgring potrebbe eguagliare i 91 successi di Michael Schumacher. Un record che sembrava imbattibile, figuriamoci sette anni fa.
La Ferrari inseguiva allora ed insegue oggi, invischiata in una crisi prestazionale che ha pochi precedenti. Ha lottato per il titolo in due sole occasioni, 2017 e 2018, quando la Mercedes è stata messa più in difficoltà, ma mai fino all'epilogo . E quindi, nel decennio, le occasioni più nitide di una Rossa iridata restano quelle del 2010 e 2012, quando era ancora Alonso il riferimento della squadra, prima che gli subentrasse Vettel. Ma i reset a Maranello sono stati tanti altri, nello staff, nel management, persino alla presidenza.
Era intanto già cominciato il declino della McLaren, orfana di Hamilton, che solo di recente sta risalendo la china dopo aver cambiato leadership: non c'è più Ron Dennis, ma Zak Brown. Force India e Sauber erano sicurezze a metà classifica, poi hanno entrambe rischiato il fallimento, ma una ha centrato piazzamenti miracolosi nei Costruttori, l'altra ha vissuto anche l'onta di essere fanalino di coda. Ruolo che ora tocca alla Williams, nel 2013 sottotono (pur schierando un promettente Valtteri Bottas), poi rilanciata dall'utilizzo delle power unit Mercedes. Quel vantaggio competitivo si è poi esaurito, portando alla luce grosse carenze. Da poche settimane anche la scuderia fondata da sir Frank è stata ceduta ad altri padroni.
Menzione finale per Kimi Raikkonen, che nel GP di Germania 2013 chiuse in piazza d'onore, giusto alle spalle del futuro compagno Vettel. Prima di reindossare la tuta Ferrari, il finlandese brillava alla guida di una Lotus sugli scudi. Ora è diventato il pilota con più presenze al via nella storia della F1, ma lotta nelle retrovie. 7 anni fa, tutto questo era pronosticabile?