Jacopo Rubino - XPB ImagesLiberty Media, la proprietà americana della Formula 1, continua a desiderare un secondo Gran Premio negli Stati Uniti, oltre a quello sul circuito di Austin. Lo ha ripetuto anche Stefano Domenicali, nuovo amministratore delegato della serie regina: "È senza dubbio un obiettivo, spero di poter dare presto una risposta". Ma dove si potrebbe andare, considerando gli ostacoli per l'evento sulle strade di Miami?
I vertici sognavano di portare il Circus in Florida già nel maggio di quest'anno. Al di là dei successivi problemi innescati dalla pandemia del Coronavirus,
le resistenze dei comitati locali si sono rivelate fino a qui insuperabili. Intervistato da Autoweek, Domenicali ha così messo sul tavolo anche le ipotesi Las Vegas e Indianapolis, seppur con prudenza.
"Ad oggi non posso affermare se Las Vegas sia meglio o peggio, ad essere onesto. Ci stiamo lavorando duramente. Indianapolis è nelle possibilità. Abbiamo molti elementi, ma sarebbe sbagliato e prematuro dire qualcosa, perché andremmo a creare aspettative che non vogliamo creare", ha precisato il manager imolese. "Certamente l'attenzione è lì. La cosa importante da cambiare negli Stati Uniti è il fornire informazioni ogni giorno, a tutti livelli, con il coinvolgimento dei piloti, dei team e degli organizzatori".
Las Vegas ospitò i round finali delle stagioni 1981 e 1982, decisivi per i titoli di Nelson Piquet e Keke Rosberg, in un bizzarro tracciato allestito nel parcheggio del casinò Caesars Palace. Tornare a correre nella capitale del gioco d'azzardo è stato, a più riprese, anche un pallino del vecchio patron Bernie Ecclestone.
A Indianapolis, escludendo le 500 Miglia conteggiate nel Mondiale dal 1950 al 1959, la F1 ha gareggiato fra il 2000 e il 2007 nella pista appositamente ricavata all'interno dell'ovale. Tolto il fiasco Michelin dell'edizione 2005, disputata dalle sole tre scuderie gommate Bridgestone (Ferrari, Jordan, Minardi), non si continuò per la mancata intesa economica sul rinnovo. Assieme alla IndyCar, dal 2019 la proprietà dell'impianto è però passata a Roger Penske, che ha subito aperto la porta alla F1.
Trattandosi di una pista permanente, per giunta già omologata, Indianapolis offrirebbe l'opportunità più facile per organizzare la seconda tappa negli USA tanto ambita. Significativo che lo scorso agosto l'ultima 500 Miglia abbia avuto come
ospite d'onore Jean Todt, presidente della FIA, molto soddisfatto della visita.
Nella foto la partenza del GP USA 2007, l'ultimo a Indianapolis