Massimo Costa - XPB ImagesQuando James Vowles, dopo anni in cui aveva vinto di tutto tra Brawn e Mercedes, ha deciso di salutare Toto Wolff per divenire il team principal della Williams, non si aspettava di certo di trovare una situazione tanto pessima nella factory della storica squadra inglese. Abituato agli standard Mercedes, Vowles superato lo shock iniziale, non si era trattenuto ed aveva commentato senza peli sulla lingua che alcune strutture della factory, come quella dei materiali compositi, non erano al passo con i tempi da almeno venti anni.
Una vera sberla quella tirata da Vowles a chi dirigeva le operazioni prima di lui, ovvero Jost Capito, seppure per un breve periodo, e soprattutto a Claire Williams che per diverse stagioni ha avuto in mano la squadra fondata dal padre. Quest’anno però, nonostante tutto, lo staff tecnico composto da François-Xavier Demaison (che poi ha lasciato il team), Adam Carter, Dave Wheater, David Worner e Jonathan Carter, ha progettato una FW45 piuttosto competitiva. Se lo scorso anno, in tutta la stagione, sono stati raccolti 8 punti e nella classifica costruttori la Williams era risultata ultima come nel 2018-2019-2020, ora dopo 13 gare Vowles può contare 15 punti e voltandosi indietro vedere la Haas, la Sauber e l’Alpha Tauri. Non proprio male.
Con questo inizio di rinascita della squadra inglese, va registrato anche il salto di qualità di Alexander Albon. Due volte in zona punti nel 2022, nono a Miami e decimo a Spa, con due ingressi in Q3 (Spa ed Austin), il 27enne pilota anglo-thailandese che nel 2020 la Red Bull aveva silurato spedendolo nel DTM per poi dargli una chance in Williams, nel corso di questa stagione sta acquisendo sempre più maggior sicurezza. In zona punti ha già concluso quattro volte e nel Q3 ha fatto visita in cinque occasioni.
A Zandvoort, la FW45 è stata immediatamente rapida con Albon che nel primo turno libero ha colto il quinto tempo, nel secondo si è piazzato terzo, nella terza sessione è risultato sesto poi il gran finale in qualifica, quarto. Chi pensava che quei risultati del venerdì fossero stati “costruiti” per impressionare sponsor e affini, si è dovuto ricredere in fretta. In seconda fila con la Williams, Albon non c’era mai stato, però da quarto in griglia era già partito nel 2020 con la Red Bull in quattro occasioni. Ma non era bastato per conservare il sedile. In Olanda, Albon ha impressionato per avere gestito le gomme soft per una quarantina di giri, “sopravvivendo” alla pioggia caduta nei primi venti minuti di gara e alla fine ritrovandosi sesto. Purtroppo per lui, quando si è scatenato il diluvio, ha perso un paio di posizioni e al traguardo è risultato ottavo.
Albon a fine gara ha spiegato: “Si potrebbe obiettare che avremmo dovuto fermarci ai box, all'inizio della gara quando ha cominciato a piovere, ma siamo rimasti fedeli alle nostre idee e per noi ha funzionato con la gestione delle gomme, riuscendo a gestire 40 giri con le soft, e puoi farlo solo con una macchina che va bene ed è stata competitiva per tutto il fine settimana. È stato molto facile controllare il degrado delle gomme anteriori e posteriori, semplicemente con gli strumenti e la guida, sempre in grado di spostare l’equilibrio dove ne avevo bisogno. Poi ci siamo fermati per le medie e abbiamo iniziato a risalire verso la quinta e la quarta posizione e ho pensato che fosse tutto perfetto, finché non è tornata la pioggia. Potremmo sembrare un po’ delusi per non essere arrivati sesti, ma l’ottavo posto è comunque un risultato straordinario per noi, soprattutto considerando che siamo in top 10 per merito e non per guai altrui. È stato il nostro fine settimana più forte fino ad ora”.
Chi ha deluso è Logan Sargeant. Con la seconda Williams aveva ottenuto in qualifica il suo miglior risultato entrando nella Q3, ma ha finito per centrare le barriere. Cosa che ha ripetuto in gara. L’americano ha questo vizietto e ormai non si contano gli incidenti che lo hanno visto protagonista o nelle libere o in qualifica o in gara. Troppi e la scusa del debuttante con pochi chilometri al volante di una F1 poteva reggere nei primi mesi, ma ora non funziona più, soprattutto considerando le prestazioni dell’altro rookie del 2023, Oscar Piastri. Che pure è stato fermo, agonisticamente, per tutto il 2022, mentre Sargeant ha lo scorso anno ha corso in F2 piazzandosi quarto. Rischia il posto Sargeant? Di certo se continua a commettere errori grossolani, che provocano anche un costo economico non indifferente al team, Vowles e compagnia inizieranno a guardarsi attorno.