Massimo Costa - XPB ImagesSono due piloti di grande talento, su questo nessuno deve avere dubbi. Potrebbero essere loro il futuro della F1, i prossimi campioni del mondo. Ma di certo, Charles Leclerc e Max Verstappen nel GP di Turchia, uno dei più complicati delle ultime stagioni, hanno evidenziato una certa propensione all'errore e una sorprendente mancanza di lucidità che dovrebbe far riflettere. I due giovani leoni del Mondiale sono apparsi a Istanbul come due leoncini bagnati, avventati.
Leclerc ha viaggiato forte nelle prove libere, pur particolari per via di quell'asfalto impossibile da affrontare, ma nel momento decisivo della qualifica, con pista bagnata, insidiosa, ha remato come non mai rimediando 1"5 dal compagno di squadra Sebastian Vettel. Un distacco senza precedenti, considerando il periodo negativo che il tedesco sta (o stava?) affrontando, e senza attenuanti. In gara, Leclerc è scattato male e nei primi complicatissimi giri era quindicesimo, mentre Vettel battagliava per mantenere la quarta posizione.
Piano piano, Leclerc ha recuperato, soprattutto con le gomme intermedie. Nella seconda parte della corsa, il suo passo è stato notevolissimo, tanto che ha raggiunto e superato Vettel, salvo poi gettarsi a caccia del secondo posto di Sergio Perez. Leclerc era più veloce del messicano, che aveva effettuato un solo pit-stop come Lewis Hamilton, gli unici a tentare questa carta poi rivelatasi azzeccata. A 10 giri dal termine dei 58 in programma, Leclerc era a 5"8 da Perez viaggiando un paio di secondi più rapido.
Al 50° giro, il monegasco ha commesso un errore vistoso perdendo almeno 3". Leclerc si è successivamente riportato a 5", ma commettendo sempre qualche piccolo errore che non gli ha permesso di acchiappare fin da subito Perez. Il pilota della Racing Point, negli ultimi due passaggi ha alzato il ritmo, in crisi con le gomme, e Leclerc è riuscito a prenderlo tirandosi dietro Vettel, rimasto sempre alle spalle del compagno di squadra. All'ultimissimo giro, il monegasco ha passato Perez (ma con maggiore lucidità lo avrebbe potuto fare almeno 3-4 giri prima), però il messicano non ha mollato la presa, gli ha messo pressione e alla staccata finale ha indotto all'errore Leclerc che per troppa foga, ha bloccato l'anteriore destra andando lungo e venendo ripassato da Sergio e superato anche da Vettel. Da secondo a quarto in un attimo.
Gara sporchissima quella di Leclerc, con tanti errori, molti inutili, come quello finale. Se confrontato con il compagno Vettel, il buon Charles ne esce con le ossa rotte, quelle che in molte altre occasioni era stato lui a frantumare a Vettel. Ma è certamente singolare che in un Gran Premio dove serviva freddezza, esperienza, visione di gara, Leclerc abbia barcollato così vistosamente. Tre anni di F1 non sono tanti così come i 56 Gran Premi disputati, dunque al pilota Ferrari gli si può perdonare qualche eccesso. L'autocritica finale via radio, nel giro di rientro, è un buon segno. Leclerc è il primo giudice di se stesso e sappiamo che dagli errori riesce ad imparare velocemente e dalla lezione turca saprà trarne un indubbio vantaggio nel futuro.
Ben diverso l'atteggiamento di Max Verstappen. La sua gara è stata una delle peggiori degli ultimi due anni, ma ovviamente si è ben guardato dall'ammetterlo. Colpa della pista, che aveva una sola linea per i sorpassi e fuori da essa si rischiava, colpa di quello e di quell'altro. Il solito menu proposto dall'olandese quando le cose vanno male, ma era un bel pezzo che Verstappen non si comportava così, tanto che pensavamo fosse maturato non solo nella guida, ma anche dal punto di vista dell'autocritica. Sbagliavamo.
Verstappen è stato il leader costante delle prove libere, in qualifica ha concluso secondo, ma aveva dimostrato comunque grande padronanza nel pilotaggio su un asfalto così viscido. In gara, però, è partito malissimo e chissà perché, i suoi successivi 58 giri sono stati un riassunto di tutte le corbellerie commesse nei suoi primi anni di F1. Il primo errore mentre si trovava alle spalle di Perez, è stato rischiosissimo per la salute della sua Red Bull, ma per sua fortuna ha evitato l'impatto contro le barriere. Quell'eccesso avrebbe dovuto portargli consiglio, ma non è stato così. Verstappen ha continuato imperterrito a sbagliare banalmente e pur disponendo di una monoposto che avrebbe potuto portarlo sul podio, se non alla vittoria, si è piazzato in una misera sesta posizione.
D'accordo, una gara storta ci può stare, ma è innegabile non sottolineare che l'olandese aveva tutto per far bene ottenendo, soprattutto in quelle condizioni meteo e del tracciato, la certa e definitiva consacrazione. Invece, ha mostrato il suo lato peggiore. Si tende a sostenere che Verstappen sia pur sempre un giovane pilota, ma la realtà è che di Gran Premi ne ha disputati 116 e in F1 c'è da ben sei anni. Per questo motivo risulta un tantino bizzarro continuare a trattarlo come fosse un debuttante. Si dice, ma nelle formule minori ha corso un solo anno, poi subito F1, una cosa mai vista prima, se non con Kimi Raikkonen. Tutto vero, l'esperienza se l'è dovuta costruire nel Mondiale, ma nessuno lo ha obbligato a tale scelta.
Come detto all'inizio di questo articolo, non ci sono dubbi che Leclerc e Verstappen faranno con ogni probabilità la storia della F1. Ma l'esito del GP di Turchia ha evidenziato che i due ragazzi, nonostante la differenza di GP svolti, hanno offerto uno spettacolo assolutamente mediocre in un contesto che poteva segnarne una volta per tutte la loro grandezza. Ci saranno altre occasioni, ma a Istanbul è andata così e non si può certo far finta di niente.