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29 Gen [16:51]

Liberty, cosa succede?
16 GP contro e voci di F1 in vendita

Jacopo Rubino - Photo4

Liberty Media, qualcosa scricchiola? Per la prima volta dal suo insediamento, la proprietà americana della F1 è oggetto di una protesta attraverso un atto formale: il mittente è la Formula One Promoters Association, che riunisce gli organizzatori di molti Gran Premi in calendario. 16 di questi (tutti tranne Bahrain, Monaco, Russia, Brasile e Abu Dhabi) hanno firmato un comunicato stampa congiunto per esprimere il proprio dissenso verso l'attuale gestione.

"C'è una mancanza di chiarezza sulle nuove iniziative, e poco coinvolgimento dei promoters", si legge. La FOPA si scaglia contro l'esclusiva concessa pay-tv, che limitano il pubblico ("non è nell'interesse a lungo termine di questo sport") e sulle agevolazioni economiche offerte ai nuovi circuiti che bussano alla porta: per garantirsi una corsa a Miami, fortemente voluta come seconda tappa negli USA, Liberty è pronta a non chiedere l'onerosa tassa di iscrizione che grava invece sugli altri appuntamenti. Un retaggio dell'era di Bernie Ecclestone, che non è stato però cancellato.

"Le nuove gare non dovrebbero essere inserite a discapito di quelle esistenti. I promoters cercano un approccio più collaborativo allo sviluppo del campionato, e l'opportunità di offrire, alla F1 e alla FIA, la propria esperienza e competenza con spirito di squadra", viene sottolineato.

La FOPA è presieduta da Stuart Pringle, direttore generale di Silverstone: il tracciato britannico a fine 2019 va in scadenza di contratto, così come la nostra Monza, Barcellona e Città del Messico. "Sono tutti scontenti, le idee di Liberty sono disarticolate. Fin qui siamo stati pazienti, ma abbiamo grandi preoccupazioni sulla futura salute della categoria, sotto la guida odierna", ha commentato Pringle. "Miami sembra poter ottenere un accordo gratuito, ma non è giusto per nessuno, a cominciare da Austin dove si lavora duramente per rendere l'evento profittevole".

I vertici della F1, riporta la Reuters, hanno preferito il no comment, mentre a prendere le distanze da questa protesta sono state Sochi ("è incosistente", l'ha definita il promoter Sergey Vorobyev) e attraverso Twitter anche Rodrigo Sanchez, direttore marketing del GP messicano.

La "spaccatura" arriva peraltro dopo le voci lanciate dal sito John Wall Street, specializzato in economia sportiva, secondo cui Liberty starebbe mettendo in discussione il proprio impegno con la Formula 1: si valuta la ricerca di nuovi azionisti, e persino l'uscita di scena completa. E si lascia intendere che Ecclestone, intramontabile, possa riprendersi l'intero pacchetto ad un prezzo parecchio inferiore agli 8 miliardi di dollari incassati con la vendita a inizio 2017. Sarà vero? Di sicuro, Mister E non è stato tenero verso i suoi successori. Di recente, al quotidiano Blick, ha dichiarato: "Non ho visto fin qui qualcosa di sensato, stanno sbagliando quasi tutto".
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