21 Set [16:01]
Nel 2026 di nuovo Red Bull-Honda?
Da Milton Keynes ora c'è l'apertura
Jacopo Rubino
Nulla di fatto con Porsche, e per la power unit 2026 la Red Bull riapre la porta a Honda. Il team principal Christian Horner, ai microfoni di Speedweek, ha teso pubblicamente la mano: "Con le nuove regole, la potenza sarà divisa al 50 per cento fra parte termica ed elettrica, sarebbe logico ed interessante ridiscuterne con Honda". I rapporti sono rimasti ottimi, e di fatto non si sono davvero interrotti: la casa giapponese si è disimpegnata dalla Formula 1 al termine del 2021, come ricordato da Horner "per concentrarsi sull'elettrificazione delle auto di serie", ma preparando un'uscita sempre più morbida per facilitare le cose alla scuderia di Milton Keynes. Alla fine, attraverso il reparto corse HRC, Honda continuerà a fornire assistenza ai propri motori fino al termine dell'attuale ciclo tecnico.
Il consulente Helmut Marko, di recente, al quotidiano Osterreich aveva peraltro già anticipato: "Volerò a Tokyo a inizio ottobre, tra le gare di Singapore e Suzuka". E l'argomento sul tavolo sarà proprio il possibile rientro della Honda in forma ufficiale.
Dal costruttore nipponico l'idea non è mai stata esclusa seccamente, e nella storia dell'azienda non sarebbe nemmeno una novità, ma ci si chiedeva in quali modalità potesse avvenire, quando Red Bull era ad un passo dal celebrare il matrimonio con Porsche. Riprendere il discorso con la stessa compagine anglo-austriaca sarebbe la via più semplice e logica, visto anche i successi ottenuti insieme, culminati nel titolo 2021 di Max Verstappen. Per l'olandese si attende ormai il bis, mentre la Red Bull ha la strada spianata anche per il Mondiale Costruttori, che manca dal 2013 e potrebbe essere messo in cassaforte proprio al Gran Premio del Giappone, a casa Honda.
Il reparto motori creato a Milton Keynes, in ogni caso, è ciò che dà tranquillità alla Red Bull su qualsiasi scelta strategica. Di firmare con la Honda o con un altro partner "non c'è urgenza", ha confermato Horner. "Abbiamo cambiato approccio scegliendo di realizzare i propulsori da soli. Siamo riusciti ad attirare alcuni fra i migliori ingegneri, in 55 settimane abbiamo allestito la fabbrica, abbiamo già provato al banco il nostro primo V6, sviluppato in totale autonomia. Pensiamo di avere le capacità di andare per la nostra strada".
Unire le forze con una casa automobilistica sarebbe quindi la ciliegina sulla torta, anche a livello commerciale, ma la filosofia è chiara: mantenere l'indipendenza, senza intromissioni. È per questo, si sa, che la trattativa con Porsche è saltata. "Ogni partnership deve rispettare questo principio. Con Porsche sarebbe cambiata in modo significativo l'identità del nostro team", ha spiegato Horner. Honda queste mire non le aveva.