Jacopo Rubino - XPB ImagesSergio Perez ha potuto festeggiare la sua quarta vittoria in Formula 1, con quella che lui stesso ha definito "la miglior performance" della carriera. Ma, anche a Singapore, crediamo che la FIA abbia rimediato una brutta figura nel giudizio emesso su come il pilota Red Bull abbia gestito le due ripartenze dalla safety-car. La credibilità del campionato e dell'organismo di governo del motorsport, per l'ennesima volta, ci appare scalfita, pur senza nulla togliere al valore della prova di Perez. I provvedimenti presi nei suoi confronti, di fatto, sono stati ininfluenti nell'economia del Gran Premio, quasi come se l'obiettivo fosse di dare un colpo al cerchio e uno alla botte.
Abbiamo assistito a una cerimonia del podio che poteva essere resa inutile, se ad esempio fosse stato consegnato il successo a tavolino a Charles Leclerc e alla Ferrari. Con il senno di poi, è stato sensato non comminare sanzioni durante il Gran Premio, se l'intento era quello (come è stato) di ottenere chiarimenti diretti dal pilota. Ma per lo stesso motivo, nel 2010 a Budapest, Sebastian Vettel fu penalizzato con un drive-through a 15 giri dall'infrazione commessa. Tanti, ma rispetto ad oggi quella velocità decisionale appare supersonica.
A lasciare perplessi è quanto si legge due report degli stewards per gli episodi oggetto di verifica, legati dalla stessa causa: in regime di SC, al giro 10 e poi al giro 36, Perez nel segmento fra le curve 13 e 14 non ha mantenuto la "famosa" distanza di 10 macchine tra sé e la safety-car, che aveva spento le luci in attesa della ripartenza.
"Quando interrogato, Perez ha spiegato che le condizioni erano molto bagnate e fosse difficile seguire da vicino la safety-car, con poca temperatura delle gomme e dei freni. Per quanto l'asfalto fosse bagnato in alcuni tratti, non accettiamo che le condizioni fossero tali da rendere impossibile o pericoloso per Perez conservare il distacco minimo", si legge nel resoconto del primo episodio. "In ogni caso, abbiamo tenuto conto delle condizioni e delle difficoltà evidenziate da Perez come circostanze mitiganti, e in accordo determiniamo di imporre una reprimenda".
Qui sorge il primo dubbio: se la giustificazione fornita da Perez relativa alle condizioni della pista non era accettabile, perché poi considerarla per limitarsi a una reprimenda? Se si trattava di un caso eccezionale, allora Perez sarebbe stato totalmente da scagionare. Nel 2007, sotto il diluvio del Fuji, creò polemiche la condotta dietro la safety-car di Lewis Hamilton: da lì, in presenza di pioggia conclamata, le regole furono effettivamente rese più flessibili. Ma a Singapore il quadro non era così estremo.
E per la seconda violazione, i commissari spiegano che sia "avvenuta nonostante il direttore di gara abbia dato avviso al team che Perez non stesse rispettando la distanza fra le curve 9 e 10. Il team ha girato l'avvertimento a Perez. Essendo questa la seconda violazione dell'articolo 55.10 durante la corsa, e dopo un rapido avviso dal direttore di gara, abbiamo ritenuto di imporre cinque secondi di penalità".
5", però, costituiscono la sanzione a tempo più lieve fra quelle "standard": l'aver reiterato un comportamento già oggetto di ammonizione ufficiale, non avrebbe dovuto essere un'aggravante per qualcosa di più significativo? E se i 5" avessero ribaltato il risultato, con Leclerc automaticamente vincitore, sarebbero stati assegnati comunque, o sarebbe arrivato qualcosa di più lieve? La provocazione non è per sostenere un concorrente o l'altro, ma per il sospetto che la direzione gara abbia solo voluto risparmiarsi ulteriori imbarazzi.