27 Dic [0:34]
Pilota per pilota, la stagione '23
Sergio Perez - Disarmante
Massimo Costa - XPB Images
Quando ti ritrovi a guidare la monoposto più veloce del Mondiale, nettamente più rapida rispetto alla concorrenza, il minimo che ci si attende dal fortunato pilota scelto per salire sulla seconda vettura al fianco di un predestinato, è quello di poter impensierire il compagno di squadra, di metterlo in difficoltà, di dargli filo da torcere, come si suol dire. Questo compito era stato assegnato a partire dal 2021 a Sergio Perez, scelto da Christian Horner ed Helmut Marko perché nel programma Junior Red Bull non si trovava un pilota da loro allevato in grado di poter essere protagonista.
All'altare di Max Verstappen, avevano già bruciato Daniel Ricciardo, un pezzo da novanta, e Daniil Kvyat, poi sacrificato due fanciulli come PIerre Gasly ed Alexander Albon. Basta così, si sono detti, prendiamo un pilota esperto e in quel momento Perez pareva proprio l'uomo giusto. Il messicano con i team di seconda fascia, in carriera ha sempre fatto un figurone salendo sul podio tre volte con la Sauber nel 2012 (addirittura piazzandosi secondo in due gare), cinque volte con la Force India (sempre terzo) e due volte con la Racing Point alla quale ha regalato una incredibile vittoria a Sakhir nel 2020 e una seconda piazza a Istanbul nel 2020.
Un'occasione in un top team, Perez l'aveva ricevuta nel 2013, dopo il biennio alla Sauber con cui aveva affrontato i primi due anni in F1, ma con la McLaren aveva gettato tutto alle ortiche rendendosi antipatico al compagno Jenson Button e all'intera squadra per una certa arroganza e per manovre eccessive in pista . Nel 2014 è così finito in Force India dove è rimasto sette stagioni, comprendendo anche le due sotto il nome Racing Point dopo il cambio di proprietà da Vijay Mallya a Lawrence Stroll.
Dunque, approdato in Red Bull dove è stato acchiappato per i capelli perché altrimenti la sua carriera in F1 si sarebbe conclusa, Perez la prima stagione ha preso le misure di una monoposto costruita su misura per Verstappen (almeno così si raccontava) e quindi giustificato per un quarto posto finale in campionato poco esaltante con 190 punti contro i 395,5 del vicino di box. Vedrete nel 2022, lasciava intendere Perez, che in effetti era partito a fionda mettendo in difficoltà sua maestà Max, ma dopo il settimo Gran Premio, il buon Checo è crollato e alla fine non è risultato neanche vice campione, bensì terzo, battuto all'ultimo sprint da Charles Leclerc. 305 i punti guadagnati, un bel salto in avanti rispetto al 2021, ma 454 quelli portati alla Red Bull da Verstappen.
E allora, ecco di nuovo un Perez battagliero nel 2023. Altro avvio di stagione a razzo, schermaglie con Verstappen in pista e a parole, ma di nuovo è avvenuto il blocco mentale, questa volta al sesto GP. Però, rispetto al 2022 dove comunque qualche cosa di buono di tanto in tanto lo aveva messo a segno, in questo campionato Perez è stato a lungo irriconoscibile, commettendo errori pacchiani in gara e in qualifica, non centrando la Q3 in nove qualifiche, non vedendo il podio per sei corse consecutive. Gli è andata bene che la concorrenza è stata inesistente e si è poiuto laureare vice campione del mondo, ma con 285 punti, 20 in meno dell'anno precedente e con Verstappen che ne ha contati 575.
Le cadute psicologiche, perché è di questo che si è trattato, di Perez sono divenute un caso, faceva quasi tenerezza vederlo arrancare con quella che verrà ricordata come la miglior monoposto degli ultimi anni. Ha vinto due gare, a inizio anno, poi più niente, lo stesso numero di successi del 2022. Ma si è impegnato tanto, quando partiva indietro sullo schieramento, ha offerto belle rimonte, ha lottato, seminato ruotate agli avversari, voglioso di dimostrare qualcosa.
Nell'era dei cicli vincenti, è certamente stato il peggior compagno di squadra del pilota divenuto più volte campione del mondo (di sicuro fecero meglio i vari Rubens Barrichello, David Coulthard, Mark Webber, Valtteri Bottas per non parlare di Nico Rosberg che ha pure vinto un mondiale) e se non vorrà essere ricordato con questa etichetta, nel 2024 dovrà tentare per la quarta volta di dimostrare che non ha rubato il sedile a nessuno e che Horner e Marko non hanno preso un abbaglio. Ma in fondo a loro sta bene così, meglio un Perez a mezzo servizio che non crei troppi problemi a Verstappen piuttosto che qualcuno che vada a interferire con il campione.
Voto finale: 5