2 Lug [16:47]
Un sogno che diventa realtà
La Haas sfiora il podio
Da Spielberg - Massimo Costa - Photo 4
Il sogno che diventa realtà. La grande prestazione sempre sognata e cercata che finalmente arriva. Già al termine della qualifica che aveva visto Romain Grosjean sesto, poi promosso quinto per la penalità a Sebastian Vettel, e Kevin Magnussen ottavo, si intuiva che qualcosa di grande stesse per accadere. In Haas c’era uno spirito diverso. Grosjean non aveva pasticciato come tante altre volte nelle prove libere, anzi, era stato veloce il venerdì, riuscendo a mantenersi sugli stessi livelli anche in qualifica.
Nessun crollo, nessuna distrazione, sembrava proprio il Grosjean dei tempi belli e neanche lontani. Tanto che Magnussen in Austria faticava a tenere il suo passo, cosa strana considerando che ultimamente lo batteva con facilità. E poi, le parole del danese, solitamente aggressivo, uno che solo qualche mese fa diceva che non temeva la morte, che per lui un sorpasso rischioso era un dovere. E invece, Magnussen sabato pomeriggio recitava come un veterano: "Dobbiamo rimanere con i piedi per terra. Il nostro passo gara nel secondo turno delle prove libere era buono, il nostro obiettivo primario rimane cercare di conquistare il maggior numero di punti possibili". Parole che non appartenevano al Magnussen che conosciamo.
Una inversione di tendenza che ha portato frutti clamorosi al team di Gene Haas perché Grosjean ha concluso la gara ai piedi del podio, al quarto posto, e un soffio dietro a lui è transitato Magnussen, quinto. Per il franco svizzero è stato come mettere due dita in una presa da 220 volt. Di colpo si è preso 12 punti e il proprio miglior piazzamento dal GP del Belgio del 2015 che lo vide terzo con la Lotus-Mercedes. Magnussen, invece, quinto aveva già terminato la gara 2018 di Sakhir. Certo, i guai Mercedes, il ritiro della Red Bull di Daniel Ricciardo, hanno aiutato, ma quello che la Haas si è preso non è figlio del caso perché lo ha costruito fin dalle prove libere.
In gara, Grosjean e Magnussen hanno adottato una strategia diversa, col primo che si è fermato al pit-stop durante il periodo di virtual safety car, il secondo che ha rispettato il programma iniziale imboccando la corsia box al 28° giro. Questa scelta diversa non ha modificato il cammino dei due piloti Haas, che si sono ritrovati vicini dopo poco arrivando sotto la bandiera a scacchi quasi in parata, come si fa alla 24 Ore di Le Mans per festeggiare grandi risultati. Quello del Red Bull Ring era per il team americano il 50esimo e non lo si poteva omaggiare meglio, con 22 punti incamerati che nella classifica costruttori la fanno volare in quinta posizione scavalcando Force India e McLaren.
Si diceva che le VF-18 a motore Ferrari avessero il potenziale per permettere al team diretto da Gunther Steiner di divenire la quarta forza del campionato. Mancavano i punti di Grosjean per inseguire questo obiettivo, ora che sono arrivati si è capita bene la forza che può esprimere la Haas. I punti adesso sono 49, la Renault che occupa il quarto posto con 62, è rimasta a secco in uno dei suoi peggiori weekend stagionali. Non è lontana. E dietro, vi sono McLaren con 44 e Force India con 42. Proprio le monoposto di color rosa sono state quelle che hanno maggiormente impegnato Grosjean e Magnussen. Sempre alle loro spalle, a mettergli pressione.
Pur di provare a prenderli, in Force India avevano chiesto a Ocon di farsi da parte per lasciar spazio a Perez, un poco più veloce. Ma quando il messicano ha dovuto alzare bandiera bianca, come da accordi ha lasciato la sesta posizione a Ocon. Costretti a non rilassarsi, i piloti Haas hanno rischiato non poco. Grosjean per esempio, ha spiegato: “Gli ultimi venti giri sono stati un tormento. Le gomme erano quasi finite, quelle posteriori avevano blisters, e temevo che da un momento all’altro potessero esplodere. Ma tutto è andato per il meglio. Ci sono ancora alcune cose che possiamo migliorare per le prossime gare, per ora godiamoci questo momento”.
Anche Magnussen se l’è dovuta vedere con gli pneumatici che lo preoccupavano non poco: “Sì, ma non potevo certo rallentare il passo perché dietro le Force India spingevano forte, così ero costretto a continuare a spingere sperando che resistessero fino alla fine. Questo incredibile risultato dimostra una volta di più la bontà della nostra monoposto, non resta che mantenerci su questo passo”. Di poche parole Steiner: “Cosa potevamo chiedere di più per festeggiare la nostra cinquantesima presenza nel mondiale?”. Con questo risultato, forse si placheranno le continue voci di una possibile conclusione del rapporto tra la Haas e Grosjean (intoccabile il bravo Magnussen), che poteva vedere in pole l’ingresso di Antonio Giovinazzi, già apprezzato tester della squadra.