Jacopo Rubino - XPB ImagesChristian Horner, team principal Red Bull, ha rilanciato l'argomento: aprire alle vetture clienti in Formula 1. L'emergenza Coronavirus avrà ripercussioni economiche sull'intera categoria, e secondo il manager inglese è il momento giusto per pensarci. Almeno per una fase provvisoria. "Se fossimo davvero motivati nel ridurre i costi, sarei pienamente favorevole a fornire una macchina clienti completa per i prossimi due anni. Le scuderie più piccole non dovrebbero sostenere ricerca e sviluppo, senza essere costruttori calerebbero enormente le loro spese", sono le parole di Horner sul quotidiano The Guardian.
Ipoteticamente, la sua Red Bull potrebbe consegnare un pacchetto "chiavi in mano" alla sorella minore AlphaTauri. Lo stesso potrebbe avvenire per la Ferrari con la Haas, o per la Mercedes con la Racing Point (futura Aston Martin). Sono casi in cui esistono già fortissime sinergie tecniche, ma ogni squadra deve comunque provvedere al suo progetto. Al massimo è possibile appoggiarsi a una struttura esterna, come fa la stessa Haas con l'italiana Dallara. "Abbiamo bisogno di ragionare fuori dagli schemi, invece di girare in tondo tormentandoci sui numeri", ha sottolineato Horner. Il riferimento è alle discussioni sul budget cap, che non hanno ancora portato a un'intesa comune. "Se si tratta di salvare le squadre più piccole e aiutarle a essere più competitive, sarebbe molto difficile essere contrari a questa possibilità. Con le tecnologie fotografiche 3D, in ogni caso, tutti cercano di copiarsi a vicenda".
Lo scenario ha sempre fatto storcere il naso ai puristi ma "i tempi cambiano", ha instito il responsabile della compagine anglo-austriaca. Prima che le regole vennero modificate, in realtà, le auto clienti erano cosa normale anche nella serie regina: le ultimissime al via si videro nel 1980, le Williams FW07 iscritte dai team Brands Hatch Racing e RAM. Senza dimenticare che, in quel periodo, le vecchie monoposto trovavano mercato anche nella Formula Aurora, di fatto il campionato britannico di F1.
Curioso che proprio la Williams, nonostante il declino, in questi anni abbia fortemente difeso la sua autonomia tecnica, continuando ad esempio ad usare il cambio realizzato in casa invece di quello Mercedes, da cui riceve la power unit. In inverno, Claire Williams aveva però ammesso un'apertura: "Siamo orgogliosi della nostra indipendenza e vogliamo mettere in pista una macchina disegnata da noi, ma il modello di business sta mutando e ci dobbiamo adattare", si leggeva su Motorsport-Magazin. "Abbiamo esternalizzato più componenti, avendo un budget ristretto è complicato fare tutto da soli. Le regole possono essere approcciate come fanno Haas o Alfa Romeo, è un metodo intelligente e permette di risparmiare. Non è il nostro, ma non lo critico".
Il processo descritto da Horner, tuttavia, potrebbe diventare a senso unico. Il rischio di aprire alla compravendita completa è che le formazioni satellite riducano il personale e semplifichino la loro organizzazione, assomigliando molto di più a quelle presenti in F2. Tornare allo status di costruttori, se venisse richiesto o imposto, non sarebbe così immediato. Ma sarebbe più facile anche attirare nuovi ingressi.
Nella foto, la Williams clienti del team RAM nella stagione 1980