Jacopo Rubino"È un grande passo, ma sento di averne già fatti in precedenza e di aver colto le opportunità. Non sono preoccupato". Parola di Alex Albon, che da Spa correrà sulla Red Bull, promosso in sostituzione di Pierre Gasly. È stata la notizia-shock della pausa estiva, a maggior ragione se pensiamo che la Formula 1, per il 23enne anglo-thailandese, è apparsa più volte un sogno svanito.
La Red Bull scelse di supportare Alex già nel karting, ripagata con ottimi risultati, ma gli esordi in monoposto, in Formula Renault 2.0, furono deludenti: e a fine 2012 la multinazionale austriaca lo tagliò fuori dal programma giovani di cui erano membri, fra gli altri, anche Carlos Sainz e Daniil Kvyat. Ma da lì saprà rilanciarsi, chiudendo terzo in Formula Renault Eurocup (2014) e secondo in GP3 (2016) lottando per il titolo contro Charles Leclerc. "Non guidai molto bene, non c'era nessuna ragione di tenermi", ha poi raccontato con onestà in questi giorni, tornando su quel fatidico 2012. Chi avrebbe immaginato, sette anni dopo, di vederlo nella categoria regina proprio sulla Red Bull?
Undici mesi fa Albon aveva addirittura
firmato con la Nissan per un futuro in Formula E, soluzione comunque di prestigio. A fare da tramite il team DAMS con cui stava facendo benissimo al secondo anno in F2. "L'ho voluto davvero, è frustrante vedere talenti che non vanno da nessuna parte a causa di problemi economici", disse ad Autosport il patron della scuderia francese Jean-Paul Driot, scomparso di recente. Per
mancanza di budget, la partecipazione di Albon alla serie cadetta era stata in bilico. L'accordo iniziale con la DAMS valeva di weekend in weekend, ma per fortuna le coperture sono arrivate, e così i risultati: alla fine ha chiuso terzo in classifica con 4 vittorie e 3 pole, dietro ai soli George Russell e Lando Norris, già lanciatissimi verso il Mondiale.
Ad ottobre 2018, però, si è aperta una porta inaspettata. Scegliendo di giubilare Brendon Hartley, la Red Bull aveva bisogno di un altro portacolori per il 2019. Il consulente Helmut Marko ha adottato lo stesso criterio con cui aveva chiamato in F1 il neozelandese: senza alternative interne, si riprende un ex della filiera. La scelta ricade quindi su Alex, liberato al termine di una lunga trattativa con la Nissan, e dopo essere stato tenuto
fermo a Valencia mentre avrebbe dovuto disputare i primi test del campionato elettrico.
Il resto è presente, Marko fin qui ci ha visto di nuovo lungo. "È la sorpresa dell'anno", diceva già dopo la gara in Cina. Fino alle prove invernali Alex non aveva mai guidato una Formula 1, fatto ormai inusuale, ma si è adattato in fretta. Cinque volte a punti (sesto nel pazzo GP di Germania), riuscendo a battere in un paio di occasioni, anche in qualifica, il più esperto Daniil Kvyat. A Marko tutto questo è bastato per catapultarlo nella squadra maggiore al fianco di Max Verstappen, a discapito del deludente Gasly. Una enorme occasione, ma pure un enorme rischio, se le aspettative venissero deluse.
"Non sono molti in F1 ad avere così presto un'auto capace di vincere, come ha dimostrato Max", riconosce Albon. "Voglio capire la differenza con la Toro Rosso, ma allo stesso tempo sarà il mio primo Gran Premio con questa vettura. E io sto ancora imparando e crescendo. Ci sarà maggiore attenzione intorno a me, ma mantengo i piedi per terra e la concentrazione sul lavoro che avrò da fare a Spa. Ascolterò e osserverò". Lo farà anche il solito Marko, immaginiamo.