Mattia Tremolada“Non vogliamo fare business, vogliamo fare sport”. Con queste parole Amaury Richard ha accolto il sottoscritto a Le Mans nel settembre 2022, in occasione del primo test di Leonardo Megna con la Mygale Formula 4 della FFSA Academy, struttura che gestisce tutte le monoposto della Formula 4 francese e che ha la propria sede proprio a pochi passi dal paddock del circuito della Sarthe. Richard, ex pilota e poi direttore sportivo di Formula 4 e karting per la FFSA Academy che oggi ha lasciato tale ruolo a Chloé Blossier, ha racchiuso in quella frase l’essenza di un campionato atipico, quasi anacronistico per le sue caratteristiche uniche.
Come detto, infatti, tutte le vetture del campionato sono gestite dalla struttura FFSA Academy. Sei ingegneri, prestati alla serie dall’agenzia Race Solution e dal team ART Grand Prix, lavorano con i 26 piloti, seguendone quattro a testa nel corso dei weekend di gara. Tutte le vetture sono dunque sullo stesso piano, con solo poche modifiche al set-up concesse da regolamento. I telai vengono estratti a sorte alla presenza di genitori e piloti prima alla vigilia dei test pre-stagionali, mentre dopo tre vittorie al pilota in questione viene sostituito tutto il retrotreno con quello di un rivale ad estrazione.
Per approfondire le peculiarità di questo campionato, in occasione della tappa di Spa abbiamo incontrato Christophe Lollier, direttore tecnico nazionale della FFSA e direttore della FFSA Academy. Lollier ci ha fornito una panoramica sullo stato del campionato, partendo della questione dell’assenza dei team.
“Negli altri campionati di formula 4 ci sono diverse squadre presenti. Ognuna di queste ha bisogno di finanziamenti per essere economicamente sostenibile - ha attaccato Lollier - Questo però porta ad un circolo vizioso, perché i team più ricchi possono disporre di mezzi migliori, chiedendo ai piloti budget maggiori. Di conseguenza i piloti più ricchi possono approdare nei team migliori e disporre di un pacchetto tecnico più competitivo rispetto agli altri. Per noi invece è solo il pilota a poter fare la differenza, disponendo delle stesse possibilità di tutti i propri rivali”:
“L’anno scorso abbiamo avuto 24 vetture, quest’anno siamo saliti a 26 - ha proseguito - Sono numeri importanti, indice del gradimento del campionato. Ma per noi non è fondamentale fare grandi numeri, l’obiettivo è quello di formare piloti, di aiutarli a crescere. Per la stagione 2023 abbiamo avuto 32 candidature, ma abbiamo preferito non andare oltre le 26 unità in modo da poter garantire equilibrio e poter lavorare al meglio con i piloti presenti”.
I piloti hanno anche modo di partecipare a lezioni teoriche nell’ambito delle due conference week, ovvero una sorta di raduno collettivo pre-stagionale.“È da circa 15 anni che abbiamo implementato lezioni teoriche obbligatorie per tutti i nostri piloti. È molto importante per noi insegnare ai ragazzi come funziona una vettura dal punto di vista dinamico e meccanico, in quanto è ovviamente molto diversa e più complessa di un kart. A questo fine è molto importante anche il rapporto del pilota con l’ingegnere, il cui compito è quello di insegnare al ragazzo le basi della guida di una monoposto. Ma ci tengo a sottolineare che per noi non è solo una questione di diventare più veloci, ma di capire il mezzo e quello che succede al volante a 360°”.
Il campionato francese è uno dei meno costosi tra quelli europei di Formula 4, quanto è importante per voi mantenere i costi bassi?“La federazione partecipa attivamente alle spese di ciascun pilota, finanziando circa 35.000euro del budget per ogni ragazzo. Inoltre, per aiutare a crescere i piloti non vogliamo puntare sulla quantità, come accade invece in altri campionati di pari livello, in cui si fanno test su test tutte le settimane. Crediamo piuttosto che un pilota talentuoso sia in grado di emergere nelle prime posizioni anche con pochi chilometri alle spalle. È ovvio che l’esperienza e i test vadano a compensare in parte il talento naturale, ma è quest’ultimo che vogliamo coltivare. Per fare un esempio, Isack Hadjar ha fatto solo sette giornate di test prima di fare il proprio debutto in campionato ed è stato immediatamente competitivo”.
Quali sono gli elementi chiave della formula 4 francese?“Il fatto di concedere ai nostri piloti meno giornate di test rispetto agli altri campionati nazionali di Formula 4 è una scelta mirata, in funzione di quello che poi si troveranno ad affrontare in Formula 2 e Formula 3. Nelle categorie superiori infatti le giornate di prove a disposizione sono molto limitate e i piloti devono essere in grado di prendere il ritmo molto velocemente. Credo che anche nel karting internazionale ci sia lo stesso problema, con i piloti che girano praticamente tutti i giorni. Per questo abbiamo sentito l’esigenza di creare anche un campionato di kart, a cui hanno partecipato per esempio lo stesso Hadjar o Enzo Peugeot, che poi sono approdati nella Formula 4 francese”.
Cosa riserva il futuro del campionato, c’è qualcosa che vorreste migliorare?“Siamo contenti dello stato attuale del campionato e non vogliamo stravolgere il format. Dobbiamo inoltre attenerci agli standard dettati dalla FIA per la categoria Formula 4. Per questioni commerciali è fondamentale per noi avere l’etichetta FIA ed i punti della superlicenza F1 sul nostro prodotto”.