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20 Set [7:41]

Austin, gara: ancora Porsche
con Hartley-Webber-Bernhard

Jacopo Rubino

È sempre la Porsche a dominare la scena del World Endurance Championship, nel bene e nel male. Come al Nurburgring, nella 6 Ore di Austin a vincere è l'equipaggio composto da Brendon Hartley, Mark Webber e Timo Bernhard, approfittando però dei problemi occorsi alla vettura gemella, guidata in quel momento da Romain Dumas. A poco più di trenta minuti dal termine, il francese è stato richiamato ai box da noie di natura elettrica.

Hartley si è così trovato indisturbato al comando, protetto da un vantaggio rassicurante. Abbastanza perché il muretto gli consigliasse via radio di evitare rischi inutili nella passerella notturna verso il traguardo, che ha inoltre cancellato il curioso errore di Webber. In precedenza l'australiano ex F.1 (forse disorientato dal buio) aveva saltato la postazione in pit-lane, poi è arrivato pure uno stop and go di un minuto, pagato da Bernhard, per l'ingenuità di un meccanico al rifornimento. Un episodio che aveva aiutato l'equipaggio #17 a riprendere la vetta provvisoria, persa allo start dal poleman Jani in favore dello stesso Webber. I problemi della 919 numero 18 hanno poi ribaltato il verdetto. Un lunghissimo stop in garage ha permesso a Dumas di completare soltanto l'ultimo giro, e ottenere un misero 12esimo posto.

La seconda posizione è quindi andata ai leader della classifica generale, Andre Lotterer, Benoit Treluyer e Marcel Fassler, con il tedesco riuscito a superare nell'ultimo segmento l'altra Audi di Lucas Di Grassi. Più di questo non si poteva chiedere alla squadra di Ingolstadt: le R18 non erano al passo delle "cugine" di Stoccarda, ma non hanno sbagliato quasi nulla, al di là dell'infrazione compiuta da un uomo del cambio gomme. Quarto posto solitario per la Toyota di Nakajima-Buemi-Davidson, nonostante il britannico abbia dovuto effettuare una tornata extra a ritmo ridotto per non restare senza benzina, avendo mancato l'ingresso dei box. L'altra macchina giapponese è andata a sbattere in Curva 11 nelle mani di Mike Conway, protagonista di un testacoda quando cercava di farsi largo tra i doppiati. L'inglese, peraltro, già in precedenza aveva rischiato grosso.

Complice il doppio ritiro delle Rebellion (consegnando un facile trionfo tra le LMP1 private al team ByKolles), Sam Bird, Roman Rusinov e Julien Canal hanno invece centrato una fantastica quinta piazza assoluta al volante della Ligier del G-Drive Racing, e di riflesso la seconda vittoria stagionale di classe LMP2. Alle loro spalle i leader di categoria Lapierre-Howson-Bradley, sulla Oreca del KCMG, autori di un grande recupero dal fondo dopo la pole cancellata in qualifica. Peccato per una penalità ricevuta nel finale. Terza l'altra JSP2 marchiata G-Drive, affidata a Yacaman-Derani-Gonzalez. Un guasto ai freni è costato il ko a Brown-Van Overbreek-Fogarty dell'Extreme Speed.

La Porsche festeggia anche in GTE Pro, grazie a Michael Christensen e Richard Lietz (Manthey), che hanno avuto la meglio sui compagni di colori Patrick Pilet e Frederic Makowiecki al termine di una intensa ora finale. Dopo le ottime qualifiche, non hanno inciso le Aston Martin: il terzo posto se lo sono presi perciò Davide Rigon e James Calado, alfieri della AF Corse. Non meno combattivi sono stati Gianmaria Bruni e Toni Vilander, sfortunatissimi a causa dell'apertura della portiera sinistra, che ha reso obbligatoria una imprevista sosta ai box per la sostituzione.

Per la Ferrari un piccolo riscatto è maturato dal risultato in GTE Am, ancora appannaggio del nostro Andrea Bertolini, affiancato da Victor Shaytar e Aleksey Basov (SMP Racing). Compiendo un recupero esaltante in chiusura, Earl Bamber ha portato al secondo posto la 911 dell'Abu Dhabi Racing, beffando Rui Aguas e Marco Seefried, il quale si è visto soffiare il podio vanificando il lavoro di Patrick Long e Patrick Dempsey. Un boccone amaro soprattutto per l'attore americano, apparso davvero all'altezza.

Sabato 19 settembre 2015, gara

1 - Bernhard-Webber-Hartley - (Porsche 919 Hybrid) - Porsche - 185 giri
2 - Fassler-Lotterer-Tréluyer - (Audi R18 e-tron Quattro) - Audi - 1'06.840
3 - Di Grassi-Duval-Jarvis - (Audi R18 e-tron Quattro) - Audi - 1 giro
4 - Davidson-Buemi-Nakajima - (Toyota TS040 Hybrid) - Toyota - 2 giri
5 - Rusinov-Canal-Bird - (Ligier JSP2-Nissan) - G-Drive - 15 giri
6 - Howson-Bradley-Lapierre - (Oreca 05-Nissan) - KCMG - 15 giri
7 - Yacaman-Derani-Gonzalez - (Ligier JSP2-Nissan) - G-Drive - 16 giri
8 - Trummer-Kaffer - (CLM P1-01-AER) - ByKolles - 16 giri
9 - Sharp-Dalziel-Heinemeier - (Ligier JSP2-HPD) - Extreme Speed - 16 giri
10 - Ragues-Webb-Hamilton - (Morgan Evo-SARD) - SARD Morand - 16 giri
11 - Panciatici-Chatin-Capillaire - (Alpine A450b-Nissan) - Signatech - 16 giri
12 - Dumas-Jani-Lieb - (Porsche 919 Hybrid) - Porsche - 17 giri
13 - Leventis-Watts-Kane - (Gibson 015s-Nissan) - Strakka - 19 giri
14 - Lietz-Christensen - (Porsche 911 RSR) - Manthey - 23 giri
15 - Pilet-Makowiecki - (Porsche 911 RSR) - Manthey - 23 giri
16 - Rigon-Calado - (Ferrari 458 Italia) - AF Corse - 23 giri
17 - MacDowall-Rees-Stanaway - (Aston Martin Vantage) - Aston Martin - 24 giri
18 - Nygaard-Sorensen - (Aston Martin Vantage) - Aston Martin - 25 giri
19 - Turner-Adam - (Aston Martin Vantage) - Aston Martin - 25 giri
20 - Bruni-Vilander - (Ferrari 458 Italia) - AF Corse - 25 giri
21 - Shaytar-Bertolini-Basov - (Ferrari 458 Italia) - SMP - 26 giri
22 - Ried-Al Qubaisi-Bamber - (Porsche 911 RSR) - Proton - 26 giri
23 - Perrodo-Collard-Aguas - (Ferrari 458 Italia) - AF Corse - 27 giri
24 - Dempsey-Long-Seefried - (Porsche 911 RSR) - Proton - 27 giri
25 - Dalla Lana-Lamy-Lauda - (Aston Martin Vantage) - Aston Martin - 27 giri
26 - Castellacci-Simonsen-Hall - (Aston Martin Vantage) - Aston Martin - 27 giri
27 - Roda-Ruberti-Poulsen - (Chevrolet Corvette C7) - Larbre - 28 giri
28 - Imperatori-Kraihamer-Abt - (Rebellion R-One-AER) - Rebellion - 38 giri
29 - Prost-Beche-Heidfeld - (Rebellion R-One-AER) - Rebellion - 38 giri

Ritirati
59° giro - Wurz-Sarrazin-Conway
54° giro - Brown-Van Overbreek-Fogarty
LP Racing