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29 Gen [20:06]

Cos'è la NASCAR?
Una guida per i nuovi appassionati

Marco Cortesi


Con lo sbarco della NASCAR su Netflix con un suo show, l’interesse verso la categoria si è riacceso in molti paesi fuori dagli Stati Uniti. Inoltre, il lavoro dell’organizzazione per ampliare la base di tifosi ha reso il campionato più appetibile per persone “nuove”. Italiaracing, che segue la categoria in maniera puntuale da quasi 20 anni, ha così deciso di pubblicare una serie di contenuti dedicati a coloro che seguono la NASCAR per la prima volta, o che vogliono imparare di più, semplificando alcuni dei concetti più “hardcore”. 


Cos’è la NASCAR?

La NASCAR è una federazione, come dire FIA, nata 76 anni fa. Il nome viene usato anche per definire il suo campionato di punta, il cui nome completo NASCAR Cup Series. Vi sono altre due categorie che corrono negli stessi weekend, la Xfinity Series e la Craftsman Truck Series. Sono un po’ la “Formula 2” della NASCAR e prendono il nome dallo sponsor che li supporta. Poi, esistono diversi altri campionati minori, incluso uno europeo, messicano, canadese.


Stock Car… ma non stock

Tutte le categorie di questo tipo vengono definite Stock Car, perché una volta si correva con vetture di serie. Ai tempi, capitava anche che in gara ci fossero contrabbandieri d’alcol, con le loro auto “da lavoro” elaborate per sfuggire alla polizia. Oggi ovviamente si usano vere auto da corsa, praticamente dei prototipi. Tuttavia, il nome è Stock Car è rimasto.


Le vetture della Cup Series sono di tre marchi. Chevrolet, con la Camaro, Ford con la Mustang, e Toyota, con la Camry. I motori invece sono diversi a seconda della marca. Sono V8 da circa 5.8 litri, da circa 670 cavalli. La NASCAR su alcune piste riduce la potenza, o adatta alcuni aspetti delle regole, per migliorare la sicurezza o lo spettacolo.

Un altro capitolo di questa guida è stato pubblicato per spiegare in dettaglio le vetture NASCAR!


36 gare, quasi tutte su ovali

Il calendario comprende 36 gare, più due eventi di esibizione e due gare di qualifica che stabiliscono la griglia di partenza per la 500 Miglia di Daytona, la prima corsa dell’anno e la più importante. Per aumentare lo spettacolo o motivi organizzativi, in alcuni eventi il format viene differenziato.


Le gare sono disputate in netta predominanza sui circuiti ovali. Visti i buoni riscontri di pubblico e di ascolti, negli ultimi anni si sono aggiunte più gare su tracciati stradali e, nel 2023, anche su un cittadino, a Chicago. Tutte le prove attualmente si disputano negli USA. In vari momenti storici si sono svolte corse anche in Canada, Messico e (per esibizione) Giappone. 


Un format di campionato unico al mondo

Il campionato non si decide in base ai punteggi totali, ma con un sistema a scontri diretti. Dopo la ventiseiesima gara, solo un numero limitato di piloti (16) può lottare per il campionato. Gli altri, possono giocarsi solo vittorie e piazzamenti nelle singole corse rimanenti. 


Per entrare in questi 16 non basta essere in alto in graduatoria: ha priorità chi vince di più nelle prime 26 gare. Un pilota può essere ventesimo in classifica, o più indietro perché si è infortunato, ma scavalcare gli altri perché ha vinto una o più gare. E’ anche capitato che più di 16 piloti abbiano vinto una gara. A quel punto farà testo la classifica.


Dalla trentesima gara, il processo si ripete, coi primi dodici. Dalla trentatreesima, coi primi otto. Nell’ultima gara della stagione, a Phoenix, solo quattro piloti possono vincere il titolo. Chi arriva davanti, piglia tutto.


Gare con traguardi intermedi

Le gare sono piuttosto lunghe, (da 300 a 900 km) ma hanno dei traguardi intermedi (stage). Intorno al quarto di gara, viene dato un arrivo che assegna punti, dopo il quale, entra in pista la safety-car. La corsa poi riprende fino a che, intorno alla metà gara, si arriva per un nuovo Stage. Anche in questo caso, c’è una safety-car e una ripartenza, fino all’arrivo finale, che assegna la maggior parte dei punti.


Il ricorso alle safety-car (che negli USA è normalmente chiamata “pace car”) è abbastanza frequente. Dato che gli ovali non hanno vie di fuga all’esterno, in caso di incidente le vetture tendono a rimbalzare in pista, seminando detriti o restando ferme in traiettoria (e causando anche maxi-incidenti). Intervenire per mettere in sicurezza la pista, o restare fermi in macchina con velocità così alte, è molto pericoloso. Quindi, si preferisce neutralizzare la corsa. 


Salvo eccezioni (ad esempio sulle piste stradali), non si corre quando piove. La nube d’acqua azzererebbe la visibilità sia per i piloti, con rischi per la sicurezza, che per il pubblico pagante. A volte, le gare vengono spostate o completate il giorno successivo.


Piloti specializzati

I piloti sono quasi tutti “specialisti” nati e cresciuti nel mondo Stock Car. Eccezioni a parte, ci sono talmente tante particolarità nel modo di correre, che è difficilissimo entrare da adulti, o fare il salto ad esempio dalle formule. Ci sono eccezioni, come Juan Pablo Montoya. Anche Jenson Button e Kimi Rakkonen hanno preso parte ad alcune gare con fortune alterne.


I meccanici più pagati al mondo

Ogni scuderia della Cup Series può avere al massimo quattro macchine, ma lo staff di ciascuna macchina è separato. A guidare il team (inteso come pilota/numero di gara) è il “crew chief”, che ha un ruolo simile al team manager e cura anche la strategia. Importantissimi, visti i tanti pit-stop e le safety car, sono i meccanici. Sono tra i migliori e più pagati al mondo. Sono in buona parte ex sportivi professionisti di altre discipline, e arrivano a prendere centinaia di migliaia di dollari l’anno.


I team vanno per franchigie

Il campionato prevede 36 franchigie, o charter. Il team che è proprietario di una franchigia ha diritto a prendere il via di tutte le gare e a una “fetta” della spartizione dei premi. Le squadre senza charter devono rientrare dei costi solo con le loro sponsorizzazioni. Le gare sono limitate a 40 iscritti, e ci si può iscrivere anche a una sola gara. Nel caso ci siano più di 40 iscritti, i 36 team charter hanno diritto di partecipare, e gli altri si devono contendere i quattro posti restanti. Un team può anche decidere di vendere il suo Charter a prezzo libero. Al momento, i Charter vengono trattati intorno ai 40 milioni di dollari.