Jacopo Rubino - XPB ImagesNel giorno di Pasqua il motorsport piange la scomparsa di Stirling Moss: aveva 90 anni. Fra i più forti e iconici piloti della sua generazione, il britannico era soprannominato il "re senza corona" per non essere mai riuscito a vincere un Mondiale di Formula 1, laureandosi per quattro volte consecutive vicecampione (dal 1955 al 1958) e chiudendo poi tre volte terzo in classifica. Nonostante ciò, occupa un posto di diritto nell'Olimpo delle corse.
16 le vittorie nei Gran Premi, ma la sua carriera è stata molto di più con trionfi nelle corse di durata, alla 1000 Miglia, e persino con una partecipazione al Rally di Montecarlo chiudendo... secondo, in un'epoca in cui saltare da una specialità all'altra dell'automobilismo era consuetudine. Per dare prova della sua grandezza, basti dire che ha vinto ben 212 delle 529 gare disputate in totale, quasi con qualsiasi tipo di vettura.
Moss si ritirò nel 1962, dopo un grave incidente a Goodwood (foto sotto) che lo lasciò in coma per un mese e richiese un lungo recupero, ma è sempre rimasto un personaggio popolare ed amato per il suo stile. Ha ricevuto l'onorificenza di "sir" ed è stato anche commentatore televisivo. Diversi anni più tardi si rimise casco e tuta in varie occasioni, spinto da una passione mai sopita: l'ultima volta in assoluto nel 2011, già 81enne, quando provò a qualificarsi per la Le Mans Legends con una Porsche di sua proprietà. "Mi sono spaventato, adesso è il momento di fermarsi", disse allora.
Storico ambasciatore del marchio Mercedes, a cui sono legati molti dei suoi risultati più importanti, poco più di due anni fa Moss aveva annunciato di abbandonare la vita pubblica, per la salute compromessa da un'infezione toracica contratta nel 2016 a Singapore. Il quotidiano Daily Mail spiega come la sua scomparsa ne sia purtroppo una conseguenza, ma la moglie Susie ha dichiarato: "È morto come è vissuto, in modo meraviglioso. Era semplicemente stanco e ha chiuso i suoi begli occhi".
La Mercedes gli ha invece reso tributo con queste brevi parole, che raccontano comunque moltissimo: "Il motorsport non perde solo una vera icona e leggenda, ma un gentiluomo".