F4 French

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F4 Spanish

Jerez - Gara 3
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Davide AttanasioCome al Paul Ricard di Le Castellet, Mattia Colnaghi (MP Motorsport) ha fatto doppietta: sul circuito di Jere...

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Eurocup-3

Jerez - Gara 2
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F4 Spanish

Jerez - Gara 2
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F4 French

Le Castellet - Gara 3
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E' finita nel migliore dei modi la stagione della F4 francese organizzata e promossa da FFSA Academy. Non ci sarà bisogno...

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20 Ago [1:08]

IL TEMA - La Velocità è la parola
chiave delle Olimpiadi di Pechino

Sono giorni fantastici, questi di agosto, per chi ama lo sport. Lo spettacolo quotidiano che ci regala l’Olimpiade di Pechino è unico e indimenticabile. Emozioni a getto continuo arrivano dalla lontana Cina a ogni ora del giorno grazie a quella che è una delle migliori coperture televisive che la RAI ha mai organizzato per un evento sportivo. Le bracciate dei nuotatori che squarciano la mite acqua del Cubo di Pechino, le schiacciate e i vocioni dei giganti del basket americano, i passi felpati degli atleti sul nastro rosso del Nido (così si chiama l’avveniristico stadio della capitale), il tintinnio delle spade che si incrociano sulla pedana che ospita gli schermidori, i denti digrignati dai canoisti per l’immane fatica che compiono a ogni colpo di remo, i volteggi inconcepibili per un normale essere umano che riescono a compiere i ginnasti.

Ore dopo ore, giorno dopo giorno, siamo travolti da questa Olimpiade tanto contestata alla vigilia. E da una parola che spesso e volentieri viene ripetuta dai telecronisti a Pechino e nei salotti allestiti per commentare l’esito delle prove sportive: Velocità. E’ l’Olimpiade della velocità. Del cronometro, dei tempi battuti e di quelli non raggiunti. L’Italia si è esaltata per le imprese, più o meno riuscite, dei nostri nuotatori ed è esplosa di gioia davanti al nuovo record del mondo firmato nei 200 stile libero dalla medaglia d’oro Federica Pellegrini. Il globo intero si è emozionato davanti all’impresa nei 100 metri dell’atletica leggera di Usain Bolt, anch’egli sotto il precedente, tra l’altro già suo, record. La finale dei 100 è stata presentata da tutta la stampa mondiale come l’evento più eccitante dell’anno.

Nuotatori e velocisti delle scarpette hanno molto in comune: la ricerca della concentrazione assoluta prima del via, lo sguardo perso nel vuoto, poi gli occhi chiusi, il cuore che batte forte negli attimi che precede lo start. Tutte situazioni che vediamo abitualmente ogni domenica nel “nostro” sport, l’automobilismo, quando i piloti entrano nel loro mondo personale negli attimi che precedono la partenza. La parola Velocità è ben presente nel canotaggio, nella vela, nel tennis, con quella pallina che sfreccia follemente e viaggia quasi quanto una monoposto di F.3, tra i 195 e i 200 orari. Per non parlare del baseball dove la durissima e pericolosissima pallina raggiunge anche i 150 km/h.

Nella pallavolo, sovrimpressioni televisive ci informano che gli atleti battono a oltre 90 orari. Nel calcio, nel basket, è la velocità dei giocatori a fare la differenza sull’avversario, mentre nella boxe e nella scherma è la velocità di esecuzione del gesto a stendere o a infilzare il rivale. Nel tiro al piattello è tutta una questione di nervi e rapidità con cui l’occhio umano riesce a inquadrare nel mirino l’oggetto destinato a una brutta fine. Nel ciclismo su pista il cronometro è l’incubo dei pistard come nella canoa e nel canotaggio.

Velocità, tempo. Tutto, o quasi, alle Olimpiadi ruota intorno a questi due elementi. Ma curiosamente, gli sport che li interpretano alla massima potenza, l’automobilismo e il motociclismo, sono sempre stati severamente banditi dai Giochi. La polemica è antica quasi quanto la scoperta del motore a scoppio. Ma è viva e dolorosamente si presenta ogni quattro anni. Le Olimpiadi sono l’espressione del corpo degli atleti, che c’entra dunque il mezzo meccanico? Nulla verrebbe da dire. Se parliamo delle Olimpiadi dei primi anni Novecento.

Ma col passare del tempo, con le innovazioni tecnologiche che hanno invaso tutti i campi, non sono pochi gli sport che oggi non godono di un aiuto esterno al semplice muscolo dell’essere umano. Nei 100 metri, si studiano scarpette speciali e piste particolari per permettere una buona fluidità della corsa. Nel nuoto tutti sembrano merluzzi con quei costumi neri che lasciano scoperti solo i piedi, le braccia e la testa e che regalano vantaggi enormi per la minore resistenza all’acqua. Nella canoa e nel canotaggio le imbarcazioni sono ormai a livello di monoposto di F.1.

Nel tennis le racchette sono un concentrato di raffinata tecnica per aiutare i tennisti a spedire dall’altra parte della rete, con sempre più violenza, le palline. E ci fermiamo qui. Perché mai dunque le due e le quattro ruote non possono competere alle Olimpiadi? Non sarebbe meraviglioso vedere su moto tutte simili, preparate dalla Federazione Internazionale e assegnate alle varie nazionali, gente come Rossi, Stoner, Pedrosa, Hayden giocarsi una medaglia d’oro dopo aver superato batterie, prefinali e finale?

Oppure assistere a gare con monoposto tutte uguali dove sono coinvolti Massa, Raikkonen, Hamilton e compagnia che difendono i colori delle loro nazioni? Con vetture di quale categoria? La prima che ci vengono in mente sono quelle della A1 Grand Prix, la cui idea di campionato coinvolge già i Paesi aderenti. Pensate: due monoposto per ogni Federazione, che vengono assegnate ai migliori piloti della nazione che rappresentano.

Per l’Italia, Fisichella e Trulli (ovviamente), per la Germania Heidfeld e Vettel, per la Polonia Kubica e Giermaziak (l’unico altro polacco che sta correndo in monoposto, nella F.Renault), per la Spagna Alonso e uno dei migliori giovani iberici che corrono in GP2, per la Finlandia Raikkonen e Kovalainen, per il Portogallo Parente e Albuquerque, per gli USA Andretti e la Patrick, per la Gran Bretagna Hamilton e Button, e via dicendo. Non sarebbe uno spettacolo indimenticabile? Perché la FIA, con Max Mosley in testa, non ha mai lottato con tenacia per arrivare a questo obiettivo? Anche solo per una sola Olimpiade, giusto per vedere che effetto fa?

Massimo Costa

Immagine Ideaplan
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