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5 Ott [14:17]

INTERVISTA A BERTOLINI
Da tester a pilota ufficiale Maserati
Un sogno lungo quattordici anni

E’ lui, Andrea Bertolini, il personaggio di Ligabue della canzone Una vita da mediano. Sì, non può essere che lui. La sua storia ha dell’incredibile, sembra quasi una favola, anzi, per stare al passo coi tempi, meglio dire una fiction. Di certo è unica nell’attuale panorama del mondo delle corse. Sentite un po’: collaudatore per la Ferrari, vetture stradali, a 18 anni e mezzo. Era il 1992. A momenti non aveva neanche la patente. Di certo non una raccomandazione potente. Di sicuro era diventato il ragazzo più invidiato di Sassuolo, vicino a Modena. Dodici anni dopo, Bertolini sale sul gradino più alto del podio di una gara mondiale del FIA GT guidando la bellissima e ambitissima, dai piloti di mezzo mondo, Maserati MC12. E tanto per gradire, tra un collaudo e un test vero, ha pure la chance di guidare la Ferrari F2004 di F.1. Quella di Schumacher, Michael. Roba da far girare la testa. Non la sua però.

- Andrea Bertolini, uomo Maserati, uomo Ferrari, uomo fortunato. Dal gradino più alto del podio di Oschersleben, con la tuta del tridente addosso e Mika Salo di fianco, come ti sei sentito?

“Travolto da una emozione che dire forte è poco. Pensavo ai tanti giorni di lavoro, ai nove mesi di sviluppo, ai numerosi chilometri percorsi in solitario. Ai ragazzi della squadra e a quelli delle gomme, a quando è nato il progetto. Insomma, era una cascata di immagini che mi passava davanti. Con la consapevolezza che la vittoria di Oschersleben è una di quelle vere, che non si dimenticano, perché arriva da lontano. Come detto, da nove mesi di duro lavoro”.

- La prima volta che sei salito sulla Maserati MC12 per svolgere il tuo lavoro di collaudatore, pensavi di poter essere nominato anche pilota ufficiale assieme a gente del calibro di Salo ed Herbert?

“Sono un interno del Gruppo, quindi tutto mi aspetto. Faccio il mio lavoro, senza particolare apprensione o chissà quali sogni. Dopo qualche test fatto con la MC12 ho intuito che potevo esserci anch’io tra coloro che la portavano al debutto in corsa. Ho avuto la fortuna di lavorare due giorni con Alain Prost. Un uomo incredibile, adesso ho capito perché lo chiamavano Il Professore. In quelle poche ore che ha guidato la Maserati ha dimostrato di avere una finezza nel capire il comportamento della vettura a dir poco incredibile. Per me è stata un’esperienza unica, che non vale anni e anni di studi. Poi Prost è stato magnifico nel mettermi a mio agio. Successivamente, la MC12 l’ha provata anche Michael Schumacher e sono arrivate altre indicazioni fondamentali. Mi sono ritrovato nella posizione di avere assorbito, catturato, i consigli di Prost e Schumacher! Da mettere in pratica. Meglio di così non si poteva”.

- Dalle N-GT alle GT: hai accusato il salto di potenza?

“No, non si sente. E comunque il campionato N-GT a mio avviso era di altissimo livello, più del GT dove c’erano ancora troppi piloti gentleman. L’impegno praticamente ufficiale della Porsche, la presenza delle Ferrari 360 del team inglese che aveva piloti fortissimi, poi noi del JMB. Insomma, non si scherzava. Peccato che non sono riuscito a conquistare il titolo piloti, mi è mancato un pizzico di fortuna”.

- A proposito di Porsche, il tuo debutto nelle competizioni vere è avvenuto proprio con una vettura di Stoccarda. Quasi una bestemmia!”.

“Quando mi si è presentata l’occasione di correre sul serio, dopo anni di karting, era il 2001. Il fatto è che dovevo guidare una Porsche privata… Una mattina sono andato dai miei superiori per chiedere il permesso e mentre mi avvicinavo a loro mi stavo chiedendo se ero diventato matto. Mi dicevo: ma cosa voglio di più, sono il collaudatore del Gruppo, adesso magari si arrabbiano… Invece sono stati comprensivi e gentilissimi. Basta che non salti troppi giorni di lavoro e prendi le ferie, mi hanno detto. Ed è iniziata la mia carriera, anche se a 27 anni”.

- Sei andato forte ed è arrivata la possibilità di guidare la Ferrari 360 JMB

“Due anni col JMB nel gruppo N-GT del mondiale FIA ad alto livello e l’inizio dello sviluppo Maserati MC12. In mezzo una grande soddisfazione. L’aver vinto il premio Driver Performance of the Year indetto dal Super Racing Weekend e votato dai giornalisti di settore”.

- Ricominciamo da quel giorno del 1992. Come si fa a diventare Andrea Bertolini?

“Correvo in kart, da privato. E ogni tanto veniva a vedermi Corradini, meccanico della Ferrari. Un giorno c’era anche Dario Benuzzi, storico collaudatore del Cavallino. Non so perché, ma si vede che lo colpii, gli trasmisi qualcosa. Benuzzi mi ha preso in simpatia, mi ha chiamato ed ha iniziato a insegnarmi il lavoro. Una cosa incredibile e inimmaginabile. Il Dario, il mio maestro”.

- Quindi cosa fa un collaudatore durante il giorno?

“A parte questo periodo che mi vede molto preso dalla Maserati MC12, da qualche anno provo solo vetture da competizione. Ma se ho giorni liberi, guido anche macchine stradali per dare consigli e via dicendo. Capita spesso che nel fine settimana prendo un modello clienti per verificare quelli che possono essere gli accorgimenti da apportare, quello che può desiderare un automobilista qualsiasi che prende la macchina per andare a prendere il giornale o fare la spesa. E non nascondo che la Quattroporte è veramente una macchina eccezionale”.

Massimo Costa
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