5 Giu [13:54]
Il pugno chiuso di Hamilton: il più
grande trascinatore mai apparso in F1
Massimo Costa
L'immagine è forte. Potente. Un pugno chiuso. E' quello di Lewis Hamilton, la cui rabbia per quanto è accaduto, e sta accadendo, negli Stati Uniti non si placa: "L’ultima settimana è stata così buia. Non sono riuscito a trattenere le mie emozioni. Ho sentito una tale rabbia, tristezza e incredulità in ciò che i miei occhi hanno visto. davanti a tanto disprezzo per la vita della nostra gente. L’ingiustizia che si trovano ad affrontare i nostri fratelli e sorelle è disgustosa. E DEVE finire. Tanti sembrano sorpresi, per noi non è sorprendente. Non dovremmo sentirci come se fossimo nati con una colpa, o spaventati per le nostre vite solamente a causa del colore della pelle. Will Smith ha detto bene: il razzismo non sta peggiorando, viene solo filmato ".
Tutta la sensibilità di Hamilton emerge in queste parole scritte come da sua abitudine sempre di notte, quando i pensieri prendono il sopravvento. Il sei volte campione del mondo, nei giorni scorsi aveva bacchettato la Formula 1, i suoi colleghi, i team principal, per il silenzio riguardante la vicenda dell'omicidio dell'uomo di colore George Floyd perpetrato da violenti e insensibili poliziotti bianchi. Un uomo colpevole (forse) di avere in tasca 20 dollari falsi. Per la comunità mondiale di colore, l'ennesimo drammatico abuso che, se non fosse stato documentato da una coraggiosa ragazza di colore di passaggio, non sarebbe neanche finito nelle cronache locali.
Dopo la sferzata del "capo" Hamilton, molti suoi colleghi sono intervenuti postando a loro volta sui loro social frasi di circostanza per quanto accaduto a Minneapolis. Lewis è un vero "capo branco", forte della sua personalità, dei sei titoli vinti, dei suoi 35 anni che fanno la differenza rispetto a un ragazzo di 20-23 anni, certamente meno coinvolto nelle vicende tristi che ci offre quotidianamente il mondo. Lo stesso Hamilton da giovanissimo non era così profondo e attento alle tematiche che ci circondano. Normale.
Il messaggio di Hamilton per i diritti civili è potente perché arriva da un uomo che si è fatto da solo in un ambiente che non aveva mai visto un pilota di colore così forte, così vincente, privo di risorse economiche famigliari, che si è fatto da solo. Una forza della natura che ha travolto tutti. Proprio come Muhammad Alì, protagonista di infinite battaglie non solo sul ring, ma politiche. O come Lebron James, che non dimentica mai da dove è venuto e non fa mai mancare il proprio appoggio agli ultimi. Personaggi sportivi che sono divenuti idoli nel tempo e per questo sono ascoltati, come anche Michael Jordan, che parlava poco in realtà, ma quando lo faceva era sferzante a dovere.
Hamilton ha fatto dei diritti civili la propria battaglia che ha affiancato alla lotta per il clima, per l'ambiente. E come dice Gianluca Gasparini sulla Gazzetta dello Sport, gli rimbalzano addosso le idiozie di chi lo accusa che è facile parlare quando si ha un conto in banca di dimensioni pari al suo. Come se la ricchezza, guadagnata con il talento e il duro lavoro, dovesse agire da silenziatore. Hamilton non si gira dall'altra parte come fanno tanti, troppi, uomini di successo. Il diritto del silenzio è certamente una scelta che non va criticata, qualsiasi sia l'argomento in essere (guerre, suprusi, diritti civili, diseguaglianze), ma spesso e volentieri puzza di opportunismo, di paura di accattivarsi qualcuno che ti compra un disco, qualche sponsor, eccetera. E va dato merito anche alla Mercedes che non lo ha mai silenziato, come invece fanno altre squadre con i propri piloti o società di calcio e di basket con i loro giocatori.
I soliti anti per contratto, che spopolano sui social dell'ignoranza, già dicono che Hamilton non ha detto nulla quando è accaduto quel particolare fatto, quell'episodio e via dicendo. Ma Lewis non è certo colui che deve farsi carico di tutto il male che il mondo ci propina, lui ci mette la faccia per gli avvenimenti che più lo colpiscono, lo feriscono. Ed è già tantissimo che parli, che scuota le anime, i giovani, su argomenti così complessi e delicati. Avete mai sentito Sebastian Vettel, Michael Schumacher, Fernando Alonso e altri campioni del mondo della F1 del recente passato metterci la faccia per contestare atteggiamenti, fatti, che colpivano le persone comuni? Hamilton è un trascinatore, uno dei piloti con maggiore carisma che sia mai apparso in F1 e che va ben oltre i risultati che ottiene. Chapeau.