Michele Montesano - XPB Images
Ad un giorno di distanza dal GP di Gran Bretagna possiamo parlare, oltre che della prima vittoria di Carlos Sainz in F1, dell’incidente spaventoso ma, fortunatamente, privo di conseguenze per Guan Yu Zhou. Una piroetta, innescata dal contatto con gli pneumatici della Mercedes di George Russell, che ha visto l’Alfa Romeo Sauber capovolgersi e impattare contro l’asfalto strisciando fin verso le vie di fuga, per poi terminare la corsa oltre le barriere trattenuta dalle reti di protezione poste a bordo pista.
Una dinamica impressionante che ha visto il pilota cinese uscirne incolume grazie alla protezione dell’Halo. Ma il vero ‘assente’ in questo incidente, è stato il roll bar che ha ceduto quasi immediatamente. La C42 si è ribaltata ricadendo a testa in giù ad una velocità prossima ai 200 km/h. Nel corso del primo impatto, trasversale verso il suolo, il roll bar ha fatto da perno strisciando sull’asfalto prima di venire completamente disintegrato. Raramente si sono viste delle immagini del genere, poiché la struttura posta sopra la testa del pilota è una delle più resistenti all’interno di una monoposto di F1.
I roll bar, realizzati in fibra di carbonio, infatti vengono sottoposti a dei severi crash test prima di ricevere l’omologazione da parte della FIA. Nello specifico, la struttura deve resistere per 10 secondi ad un carico di 60 kN applicato lateralmente, 70 kN longitudinalmente e 105 kN verticalmente. Valori più che sufficienti considerando anche il peso delle attuali monoposto, da regolamento pari a 798 kg. Il sospetto potrebbe ricadere sulla forma del roll bar della Sauber. La squadra elvetica è l’unica ad adottare il monopilone, a differenza delle altre vetture dotate di una struttura ovale o triangolare e, teoricamente, in grado di dissipare e scaricare, sui punti di ancoraggio, maggiormente l’impatto in caso di urto.
Tuttavia è da considerare l’effettiva intensità, che solamente un’indagine della FIA potrà definire, e soprattutto l’angolazione esatta con cui il roll bar ha toccato l’asfalto. Inoltre, la struttura dell’Halo, assieme all’alettone posteriore più largo, ha impedito alla vettura di ‘coricarsi’ su di un lato rallentando prima la sua corsa fuori controllo. Infatti l’Halo, realizzato in titanio, ha fatto letteralmente ‘pattinare’ la monoposto sull’asfalto che ha grattato via la struttura dell’airscope in carbonio. Di fatto ‘l’aureola’ non ha fatto decelerare a sufficienza la vettura sulla pista, arrivata così a forte velocità nella via di fuga in ghiaia.
Le analisi dell’incidente potranno rivelarsi fondamentali per incrementare ulteriormente la sicurezza passiva delle monoposto di F1, già oggi altissima. Magari modificando, o incrementando, i punti di ancoraggio del roll bar alla scocca della vettura o, come già avviene in America, adottando strutture anch’esse in titanio.