Da Imola - Michele Montesano
Svelando la 499P a Imola, la Ferrari ha appena scritto una nuova pagina della sua lunga storia sportiva. Ma siamo solamente all’inizio. Il guanto di sfida per la vittoria assoluta del FIA WEC, e della 24 Ore di Le Mans del centenario, è stato appena lanciato. Gli avversari della rossa saranno numerosi ed altrettanto agguerriti, per questo bisognerà scegliere accuratamente i sei valorosi piloti che saranno chiamati ad affrontare questa missione. Tra i candidati per un sedile dell’Hypercar del Cavallino Rampante c’è sicuramente Alessandro Pier Guidi, chiamato a far debuttare la LMH sul circuito di Fiorano.
In occasione delle Finali Mondiali Ferrari abbiamo avuto l’opportunità di intervistare il pilota di Tortona. Grande specialista delle GT di Maranello, Pier Guidi è una delle punte d’attacco del team AF Corse nel FIA WEC. Classe 1983, il piemontese vanta nel suo ricco palmares due titoli mondiali in LMGTE Pro, ottenuti nel 2017 e 2021, e altrettante 24 Ore di Le Mans, vinte nel 2019 e 2021.
Qual è stata la tua prima impressione di guida in merito alla 499P, oltre all’emozione di essere stato il primo pilota a provare la Ferrari LMH?
“Il primo giro di out-in, effettuato nello shakedown di Fiorano, è stato davvero emozionante. La prima sensazione percepita è stata sicuramente la maggior potenza rispetto ad una GTE. Poi, quando siamo andati su circuiti più probanti, si è riuscito ad apprezzare subito la velocità della vettura nelle curve ad alta e media percorrenza”.
Il salto prestazionale, se confrontato con la 488 GTE, è stato molto evidente?
“Potenza, frenata, aerodinamica e aderenza sono di un altro livello. Ripeto la cosa che si percepisce maggiormente è la velocità di percorrenza in curva grazie al maggior carico aerodinamico. Tuttavia non c’è un salto così evidente come lo si poteva apprezzare con le LMP1 di qualche stagione fa, che erano più leggere e avevano un’aerodinamica ancora più spinta”.
Con un regolamento molto restrittivo, come quello delle LMH, dove si può intervenire per fare la differenza nei confronti degli avversari?
“Avendo dei margini di lavoro molto stretti siamo più o meno tutti allo stesso livello. Il carico aerodinamico non è l’unico parametro da prendere in considerazione per rendere la vettura più veloce. A fare la differenza è il bilanciamento complessivo dell’auto, infatti è in base all’ottimizzazione del carico se la macchina risulterà più o meno stabile. Per questo ci si focalizza tendenzialmente sul bilanciamento globale del prototipo e noi piloti, assieme agli ingegneri, siamo chiamati a lavorare proprio su questo parametro per migliorare la messa a punto. Inoltre c’è da considerare anche il sistema ibrido e la sua gestione che fa parte dello sviluppo complessivo della performance dell’auto”.
È stato difficile gestire il sistema ibrido e l’integrazione fra motore endotermico ed elettrico?
“La spinta elettrica si attiva sull’asse anteriore solamente dopo aver raggiunto una determinata velocità che verrà stabilita dal BoP (Balance of Performance ndr). Inoltre, quando entra in funzione il motore elettrico viene ridotta la spinta fornita dal motore endotermico. La potenza complessiva è sempre la stessa, ma la differenza la si potrà vedere sulle curve veloci dove la vettura viaggerà con la trazione integrale”.
Finora avete utilizzato due Ferrari 499P durante le sessioni di test, una improntata sulla performance pura e l’altra sull’affidabilità. Hai provato entrambe o ti sei focalizzato su un solo lavoro?
“Così come tutti gli altri piloti coinvolti nel progetto ho guidato entrambe le vetture. Nei vari test finora disputati sono passato da un’auto all’altra, perché ogni volta c’erano soluzioni tecniche leggermente diverse da provare con i relativi dati da raccogliere. La scelta di utilizzare due 499P si è resa pressoché indispensabile visti i pochi mesi che abbiamo a disposizione prima del debutto ufficiale della vettura (che avverrà a marzo nella 1000 Miglia di Sebring ndr). Così facendo abbiamo accelerato il processo di apprendimento sia da parte nostra, come livello di guida, che come incremento della performance della vettura stessa. Tale scelta è stato uno dei motivi per cui siamo riusciti a crescere molto velocemente”.
Avete effettuato i test anche a Portimão e Monza, due circuiti dove ha già corso il FIA WEC. Siete riusciti a fare un confronto con le vetture degli avversari?
“Ovviamente sappiamo i tempi realizzati dalle altre LMH ma è molto complicato confrontarli. Nel caso di Monza noi abbiamo girato da soli e a fine ottobre, con una temperatura e un livello di grip decisamente diversi rispetto a quelli di un weekend di gara. Finora abbiamo macinato chilometri non sapendo ancora quale sarà il BoP che ci verrà assegnato nel corso della stagione. Più in generale quando si effettuano test a porte chiuse è sempre molto complicato capire dove sei rispetto ai tuoi rivali, inoltre le temperature incidono molto sulle performance di questo tipo di auto. Tendenzialmente si cerca di concentrarsi sul lavoro e di portare avanti lo sviluppo per far crescere complessivamente la vettura. I veri valori in campo li vedremo solamente a Portimão o a Spa-Francorchamps, perché Sebring è una pista decisamente atipica”.
A tal proposito, non c’è il rischio che a Spa ci si tenda a nascondere per cercare di ricevere un BoP più vantaggioso in vista della 24 Ore di Le Mans?
“Non so esattamente come sarà il processo del BoP per equiparare le LMH con le LMDh, ma spero vivamente sia migliore rispetto a quello applicato finora in classe LMGTE. Perché per noi piloti è stato abbastanza frustrante. Costruttori e FIA stanno parlando in merito, spero riescano a trovare un punto di convergenza per creare un processo più equo che possa far coesistere le due tipologie di prototipi”.
Tornando al presente: ad una gara al termine del campionato, tu e James Calado siete in testa alla classifica LMGTE Pro del FIA WEC. Come affronterai la 8 Ore del Bahrain?
“Con lo stesso spirito con cui affronto tutte le gare. Abbiamo un vantaggio di soli 11 punti sulla Porsche di Kevin Estre e Michael Christensen che non ci permette certo di gestire l’ultima sfida. Quindi l’unico obiettivo è quello di vincere”.