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L'Alpha Tauri ha perso la sua identità
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Massimo Costa - XPB Images

C'era una volta la Toro Rosso, creata appositamente per permettere ai giovani talenti del programma Junior, di crescere per poi essere inseriti nel team di riferimento della Red Bull. Una vera e propria anomalia, nel panorama della F1, quella di avere due squadre appartenenti a un'unica proprietà, una sola persona: il compianto Dieter Mateschitz. Il progetto ha funzionato perché da Faenza, sede della Toro Rosso, a Milton Keynes, base della Red Bull, sono stati promossi Sebastian Vettel, Daniel Ricciardo, Daniil Kvyat, Max Verstappen, Pierre Gasly ed Alexander Albon.

Non tutti hanno poi soddisfatto gli esigenti Helmut Marko e Christian Horner: Kvyat, pur dopo una notevole stagione, Gasly sono stati rispediti a Faenza, Albon invece, è stato parcheggiato nel DTM, poi è tornato in F1, ma con Williams. Carlos Sainz, cresciuto in Toro Rosso, trovata la porta chiusa della Red Bull, ha preso altre vie, leggi McLaren e poi Ferrari. Lungo è invece l'elenco di chi è stato cancellato senza pietà: da Vitantonio Liuzzi a Scott Speed, da Sebastien Buemi a Jaime Alguersuari passando per Jean-Eric Vergne.

Infine Nyck De Vries, benché non avesse mai fatto parte del programma Junior Red Bull come Sebastien Bourdais, preso e poi bocciato nel periodo 2008-2009. Va registrato anche un gesto "magnanimo" da parte di Marko, quando verso la fine del 2017, a corto di piloti per la Toro Rosso, ha recuperato Brendon Hartley, scartato nel 2010 ai tempi della World Series Renault, permettendogli di entrare in F1 per poi essere confermato nel 2018. Idillio finito rapidamente e il neozelandese è tornato nel pianeta Endurance che lo aveva già visto conquistare il Mondiale nel 2015 e nel 2017.

Toro Rosso, che poi ha cambiato nome in Alpha Tauri, aveva un chiaro scopo. Ma le vicissitudini recenti, hanno modificato non poco il senso dell'esistenza della squadra diretta fin dal debutto da Franz Tost, che a fine anno si ritirerà lasciando il ruolo a Laurent Mekies. Il programma Junior Red Bull, negli ultimi anni è stato ridimensionato e quei pochi finiti sotto l'ala di Marko (o meglio dire le grinfie?) non hanno dimostrato granché a parte Liam Lawson. 

Negli ultimi anni, Horner e Marko sembrano aver modificato concretamente l'approccio. Prima con l'ingaggio di un esterno molto esperto come Sergio Perez per affiancare Verstappen in Red Bull, poi il recente arrivo (fallimentare) del 27enne De Vries in Alpha Tauri, anche lui da sempre estraneo al mondo Red Bull, a cui è seguito il suo successivo licenziamento dopo appena dieci gare e il reintegro del 34enne Daniel Ricciardo. Tutto questo in quella squadra che era preposta a prendere soltanto giovanissimi. 

Sembra esserci una certa confusione nelle idee di Marko-Horner e si è perso di vista (chissà se volutamente) quello che era sempre stato l'obiettivo primario: crescere giovani talenti. Forse perché si ha la certezza di avere la pancia piena, grazie a Verstappen, per i prossimi anni, dunque la non particolare necessità di andare a pescare giovanotti che una volta promossi al fianco del due volte iridato, possano rovinare l'armonia del team. Meglio usati sicuri come Perez o Ricciardo, semmai tornerà a Milton Keynes un domani, chiaramente preposti al ruolo di seconde guide.

Yuki Tsunoda sembra essere un altro pilota sacrificato all'altare del gruppo Red Bull. Il giapponese da tre anni corre per il team romagnolo, ma non ha mai particolarmente evidenziato "numeri" che gli possano garantire il passaggio nella squadra principale. In altri tempi sarebbe stato licenziato alla metà della seconda stagione, ma essendo pilota Honda, sopravvive come può. Nessuno è mai riuscito a rimanere in Toro Rosso/Alpha Tauri per più di tre campionati essendovi sempre stato un certo ricambio di giovani piloti e per il prossimo anno, con Ricciardo che verrà riconfermato l'unica reale alternativa per la seconda monoposto è Lawson, ora spedito in Giappone nella Super Formula.

Se il neozelandese, che sta facendo molto bene ed è secondo in Super Formula a un solo punto da Ritomo Miyata, non dovesse essere chiamato in Alpha Tauri per il 2024, per via della riconferma di Tsunoda, il fallimento del progetto della seconda squadra Red Bull sarebbe evidente. Dalla Formula 2, preme Ayumu Iwasa, parte del programma Red Bull e Honda, terzo nella classifica generale, mentre gli altri redbullini Enzo Fittipaldi, Dennis Hauger, Zane Maloney, Jak Crawford, Isack Hadjar, non sembrano meritare l'accesso alla F1, anzi, per dirla tutta si rimane sorpresi che Marko li abbia inseriti nel proprio programma considerando la pochezza evidenziata.

Un altro problema, che potremmo definire etico, riguarda il fatto che il secondo team Red Bull potrebbe cambiare nuovamente nome il prossimo anno, per promuovere un determinato marchio di cui ancora nulla si sa. Alpha Tauri andrebbe in soffitta e francamente questa sostituzione dei nomi dei team appare poco seria in un mondo professionale come la F1. Dare spazio a un logo come identificazione unica della squadra, lo abbiamo purtroppo già visto fare con l'avvento di Alfa Romeo in Sauber.

Ma in realtà, Alfa Romeo è solo un semplice sponsor, e per quale motivo viene annullata la storia di un team? Come se nel calcio, la partita (per esempio) Juventus-Manchester City, venisse descritta come l'incontro tra Jeep-Eithad. E' sorprendente che Liberty Media o la FIA possano continuare a permettere questo giochetto. E bene ha fatto la nuova proprietà della Williams, la finanziaria Dorilton Capital, a non sporcare il nome della squadra rimanendo nell'anonimato.

RS Racing