Jacopo RubinoFerrari, prendi nota. Se i tattici di Maranello sono finiti sotto accusa per la disastrosa gestione della gara di Budapest, il muretto Red Bull ha giocato un ruolo chiave nella vittoria di Max Verstappen, partito dalla decima posizione. Anzi, una persona in particolare: a motori spenti il pilota olandese e il team principal Christian Horner hanno infatti reso merito alla responsabile delle strategie Hannah Schmitz.
"Non sono concessi molti errori, ovviamente è difficile stare sempre dalla parte giusta. Ma credo che in squadra abbiamo un sacco di ragazzi e ragazze in gamba. Credo che questa volta Hannah, la nostra stratega, sia stata assurdamente calma. Sì, è molto brava", ha commentato Verstappen. Un encomio del genere, venuto dal campione del mondo di Formula 1, è di sicuro un grande riconoscimento.
La Schmitz è in Red Bull da tredici anni: laureata in ingegneria meccanica a Cambridge, nel 2009 è entrata in organico con uno stage accademico, e da allora ha assunto via via sempre più responsaiblità. Oggi è appunto capo stratega, alternandosi con il collega Will Courtenay fra il circuito e la sala remota a Milton Keynes. C'era la sua firma anche nel successo di Sergio Perez a Montecarlo, pure in quel caso ottenuto mettendo in scacco la Ferrari.
Ed è stata proprio lei, a Sky Sports, a raccontare il film strategico del Gran Premio d'Ungheria, con alcuni spunti che evidenziano tutto ciò che ha invece lasciato perplessi sul fronte del Cavallino. In primis, la scelta di montare a Charles Leclerc le gomme hard. "Partendo indietro, una delle mosse classiche è cominciare con la mescola più dura e andare lunghi con il primo stint, specialmente in Ungheria dove è difficile superare. Questo era il nostro piano". Ma non è stato quello applicato. "Nei giri pre-griglia i piloti lamentavano poco grip. C'è stato un lungo confronto con gli ingegneri e con Christian (Horner, ndr), così abbiamo deciso di passare alle soft. Visto che nell'aria c'era un po' di pioggia, era davvero la gomma più adatta".
"La nostra preoccupazione era di guadagnare abbastanza nel primo stint, perché andasse bene, ma ovviamente entrambi i piloti hanno recuperato parecchio. La corsa è stata eccitante, da stratega, perché dovevamo far funzionare gli undercut. La Ferrari, avendo usando due volte le medie, a quel punto si è forse trovata più in difficoltà nel decidere, aveva solo hard e soft. Partendo con le morbide, noi per fortuna avevamo due set di medie per il resto della corsa, e si è rivelata nettamente la specifica più competitiva. Credo che la Ferrari con le hard volesse coprire la propria posizione in pista, magari avevano informazioni per ritenere che fosse valida. Ma non voglio dire nulla di male sulle strategie altrui, con il senno di poi è sempre facile".
E poi, un'altra lezione agli avversari, che da ingegnere è ancora più significativa. "Non sempre è solo questione di numeri e dati. I piloti hanno le proprie sensazioni in macchina, cerchiamo di tenerle in considerazione. Alla fine c'è la chiamata decisiva, ma sfruttando più informazioni possibili". Lerclerc, in radio, aveva fatto capire di voler tenere il più a lungo possibile le Pirelli a banda gialla, ma non è stato ascoltato.
All'Hungaroring per la Red Bull è sicuramente andata meglio del previsto, perché dopo i problemi in qualifica la vittoria non era quasi contemplata. "Un terzo o quarto posto era il massimo che veniva fuori dalle simulazioni", ha rivelato la Schmitz. Ma proprio per questo il trionfo in terra magiara è stato "fra i più belli della stagione". Anche dal punto di vista tattico.