20 Feb [13:14]
La sfida della Ferrari
dalla pista alla borsa
Stefano Semeraro
Il titolo per il lancio della nuova SF16-H era facile, quasi scontato: condannata a vincere. Sono ormai dieci anni che Maranello segna il passo nel Mondiali di F.1, ma in ballo in questa annata non c'è semplicemente un fatto sportivo. In mano a Vettel, Raikkonen, Allison, Arrivabene e a tutto lo staff di Maranello c'è un destino ben più complesso, che agli osservatori dei fatti industriali ed economici italiani è apparso chiaro già con l'arrivo di Marchionne alla presidenza e poi con la sua decisione di scorporare Ferrari da Fca e di quotarla in borsa. A che cosa hanno puntato queste manovre?
Per comprenderlo bisogna partire da un dato di fatto: Ferrari è il 'brand', il marchio più popolare e conosciuto nel mondo. Più della Apple, più della Samsung o della Coca Cola. È un patrimonio enorme di tradizione e di valori, ma anche di moneta. Quotando la Ferrari in borsa, Marchionne ha voluto concentrare ancora di più l'attenzione dei mercati mondiali su di essa, renderla appetibile e interessante a grandi investitori (e non a caso è da fine 2015 che il più famoso degli investitori mondiali, George Soros, ha deciso di acquistare ben 850.000 azioni del Cavallino).
Con questo nuovo assetto, fra l'altro, a controllare il marchio con la maggioranza delle quote è direttamente la famiglia Agnelli-Elkann, attraverso la finanziaria Exxor, e non più la Fca. La quotazione in borsa dovrà/dovrebbe inoltre consentire di raccogliere maggiori risorse economiche, e in tempi più rapidi, utili per lo sviluppo di un marchio che non è più solo ormai legato al mondo dei motori, ma è leader mondiale nel settore del cosiddetto “lusso”. Ovviamente tutti questi progetti, tutte queste speranze possono esistere ad una sola condizione: che la Ferrari torni a vincere in pista. Che riacquisti la sua immagine vincente, di successo, dopo gli anni delle delusioni e dei mugugni alonsiani.
L'arrivo di Vettel ha contribuito anche su questo piano a rinnovare il volto della Scuderia più famosa del mondo, ora però è tutto il nuovo “pacchetto” voluto fortemente – a volte rudemente – da Marchionne a capo della Ferrari che deve portare i risultati. I dividendi sportivi che dovranno sostenere e alimentare una complessa operazione finanziaria e industriale che va ben oltre i duelli in pista, ma che dal loro esito non può prescindere. Ecco perché quel “condannata” nel titolo ha un significato ancora più esaltante, ma tremendamente pesante per tutti gli uomini di Maranello.