Massimo Costa - XPB ImagesNon c'è soltanto Valtteri Bottas a vivere un periodo di difficoltà in questo avvio di campionato. Sulla graticola c'è anche il meno atteso in questa situazione, Sergio Perez. Quando il messicano è stato annunciato, con una certa sorpresa, dalla Red Bull come il sostituto di Alexander Albon (sorpresa perché il candidato perfetto pareva essere Nico Hulkenberg), tutto il mondo del motorsport ha espresso soddisfazione, noi compresi. Perez è un pilota di grande esperienza e nella sua lunga permanenza in F1, cominciata nel 2011, ha ottenuto risultati di prestigio con team di secondo piano come Sauber e Force India, poi divenuta Racing Point e oggi Aston Martin. Mentre nel suo unico anno, il 2013, vissuto in una squadra che prima del "tracollo" godeva ancora di notevole gloria, la McLaren, ha fallito.
Alla Red Bull è arrivato sulla spinta della clamorosa vittoria di Sakhir 2 della scorsa stagione, quando da ultimo ha recuperato fino alla prima posizione. Un risultato stordente quanto incredibile. Tornando al discorso iniziale, l'annuncio di Perez al fianco di Max Verstappen lasciava prevedere una grande rivalità in seno al team diretto da Christian Horner, con il messicano in grado di mettere in difficoltà non solo il suo nuovo compagno, ma anche Lewis Hamilton. Ma dopo quattro Gran Premi, Perez non è ancora riuscito a mostrare tutto il suo talento al volante della RB16B. Perché? Il motivo è uno solo: l'adattamento faticoso a una monoposto, figlia di quella del 2020, nata attorno alle esigenze di guida di Verstappen.
Sul banco degli accusati, la scelta di restringere a tre le giornate dei test pre campionato, il ché ha significato un solo giorno e mezzo per ogni singolo pilota. Per chi ha cambiato squadra, troppo poco e non è un caso che Carlos Sainz, passato dalla McLaren alla Ferrari, Daniel Ricciardo, dalla Renault alla McLaren, e appunto Perez, siano stati protagonisti di un avvio di 2021 non facile. Però, da un pilota di lungo corso come il buon Sergio, qualcosa di più tutti se lo aspettavano. Probabilmente, magari già dal prossimo Gran Premio di Monaco , ci sarà un bel passo in avanti da parte sua, ma per ora occorre registrare una certa delusione.
C'è un dato che dice molto sull'andamento della stagione di Perez. Dopo le prime quattro corse, i punti totalizzati sono 32, esattamente gli stessi che ha ottenuto nelle prime quattro gare del 2020 da lui disputate con la Racing Point (per Covid aveva saltato il quarto e quinto appuntamento, quindi si prendono in esame le prime tre tappe e la sesta). Con il team di Lawrence Stroll, aveva incassato due sesti posti, un settimo e un quinto, ora con la Red Bull ha concluso due volte in quinta posizione, una in quarta e una in undicesima. In qualifica, ha fallito l'accesso alla Q3 a Sakhir, poi una bella prima fila con il secondo tempo a Imola (non concretizzato in gara), un quarto e un ottavo posto. Con la Racing Point 2020, un sesto e due quarti oltre al mancato accesso in Q2 nel GP di Stiria.
Sono dunque risultati piuttosto simili quelli del '20 e '21, ma con un sorriso possiamo affermare che se Perez fosse rimasto nella squadra con sede a Silverstone, sarebbe nei guai considerando la mancanza di competitività della AMR21 che ad oggi ha conquistato appena 5 punti con il solo Lance Stroll.
Un altro aspetto è il confronto con il pilota che la Red Bull ha sacrificato per Perez, Alexander Albon. Osservando i risultati siglati dall'anglo-thailandese nei primi quattro eventi 2020, si nota che i punti da lui ottenuti erano stati 26, appena 6 in meno del messicano, con un 13esimo posto, poi un quarto, un quinto e un ottavo. Ma vogliamo sbilanciarci ed augurarci che il 31enne di Guadalajara trovi presto il giusto feeling con la monoposto RB16B, contribuendo a rendere ancora più avvincente questo splendido campionato. E, aggiungiamo, non manca anche la curiosità di vedere Verstappen messo sotto pressione da un compagno di squadra, come accadeva con Ricciardo quando però l'olandese era ancora giovane e inesperto.