Michele Montesano
La 24 Ore di Le Mans è da sempre una gara massacrante quanto spietata, una delle poche che riesce a mette a nudo sia i punti di forza che i lati negativi di ogni vettura. Calato il sipario sulla maratona de la Sarthe del centenario, si può tirare un primo bilancio dei valori in campo nel FIA WEC. Se Ferrari e Toyota si sono confermate al vertice del Mondiale Endurance, Peugeot e Porsche sono sicuramente tra le Case rimandate alla prova di riparazione.
A quasi un anno dal debutto, avvenuto in occasione della 6 Ore di Monza del 2022, le 9X8 pare abbiano trovato finalmente un po’ di affidabilità. L’ottavo e il dodicesimo posto finale, rispettivamente a dodici e ventotto giri dalla Ferrari vincitrice, non rendono merito a quanto visto in pista. Dopo innumerevoli problemi e ritiri, alla loro prima 24 Ore di Le Mans le LMH del Leone hanno regalato un barlume di speranza agli uomini Peugeot.
Le mutevoli condizioni meteo, abbinate a diverse neutralizzazioni, hanno permesso a Gustavo Menezes di salire al comando delle operazioni allo scoccare della quarta ora di gara (attimi immediatamente immortalati dall’AD Stellantis Carlos Tavares presente ai box). Nonostante il momento di gloria sia durato poco, un’errata strategia ha infatti visto lo statunitense perdere il comando al restart, la Peugeot numero 94 è riuscita, sia con Nico Müller che con Loïc Duval, a lottare per la zona podio. Tutto però, è svanito nella notte con Menezes che ha picchiato violentemente contro le barriere della prima chicane dell’Hunaudieres. Pur riuscendo a ripartire, la gara è risultata di fatto compromessa.
Le speranze si sono riversate sull’altra 9X8 già attardata per via di un testacoda che ha visto protagonista Jean-Eric Vergne. Il francese, in equipaggio con Paul di Resta e Mikkel Jensen, ha provato a recuperare terreno, ma il passo gara si è rivelato inferiore rispetto agli avversari. Infine, a tre ore dalla bandiera a scacchi, il cofano anteriore della numero 93 si è staccato in pieno rettilineo.
Nella gara di casa, la Peugeot ha dato i suoi primi segnali di ripresa. Il circuito di Le Mans, con i suoi lunghi rettilinei, ha sicuramente esaltato la configurazione aerodinamica senza ala posteriore della 9X8. Inoltre la LMH del Leone si è comportata bene anche in condizioni di pioggia, a conferma di un buon bilanciamento complessivo. Proprio quest’ultimo è il vero tallone d’Achille che non permette alla Peugeot di spiccare il volo. La 9X8 è sicuramente progredita, ma resta ancora un’incognita fin dove si potrà spingere.
È senza dubbio la grande sconfitta della 24 Ore di Le Mans del Centenario. Sbarcata in Francia con l’obiettivo di conquistare la sua ventesima vittoria, Porsche è uscita dal Circuit de la Sarthe nettamente ridimensionata. A nulla è valso il grande dispiegamento di forze, con tre 963 LMDh portate dalla squadra ufficiale Penske Motorsport e una gestita del Team Jota, visto che i prototipi della Casa di Zuffenhausen sono stati bersagliati da numerosi problemi tecnici.
Bisogna scendere fino al sedicesimo posto assoluto per trovare la prima 963 LMDh, quella di Cameron-Christensen-Makowiecki. A diciassette giri dalla Ferrari vincitrice, la Porsche numero 5 ha accusato dapprima una perdita del liquido refrigerante e, nel corso dell’ultima ora, noie alla trasmissione. A lungo ai box anche la 963 di Vanthoor-Lotterer-Estre, con quest’ultimo autore di un’uscita fuoripista che ha danneggiato gravemente il fondo piatto della LMDh tedesca. Subito fuori dai giochi la Porsche di Nasr-Jaminet-Tandy, costretta al ritiro nel corso dell’ottava ora per un guasto alla pompa del carburante.
A sorpresa la 963 LMDh più competitiva è risultata quella privata del Team Jota condotta da Stevens-da Costa-Ye. Sfruttando le fasi di neutralizzazioni e la pioggia, il cinese è riuscito a salire al comando delle operazioni nel corso della quinta ora. La gioia però, è stata di breve durata. Velocissimo nel suo stint, Ye ha osato troppo commettendo un errore nelle curve Porsche distruggendo il retrotreno della sua vettura. Rientrata in gara, nelle ultime ore è poi toccato a Da Costa perdere il controllo della 963 alla Indianapolis chiudendo la 24 Ore di Le Mans mestamente in quarantesima e ultima posizione.
Thomas Laundenbach, a capo di Porsche Motorsport, non ha potuto che ammettere la disfatta. La 963 LMDh si è dimostrata veloce sul giro secco, ma ancora distante dai migliori nel ritmo gara. Per i vertici di Zuffenhausen la maratona francese è stata anche più dura della gara del debutto in IMSA, ovvero la 24 Ore di Daytona. La grande mole di dati raccolta servirà sicuramente come solida base per sviluppare ulteriormente la LMDh realizzata da Multimatic. Secondo indiscrezioni, pare che l’indiziato principale sia il propulsore. Infatti a differenza di Cadillac e Acura, che hanno equipaggiato le loro LMDh con motori strettamente racing, in Porsche hanno preferito utilizzare come base un V8 derivato dalla serie. Ma anche la gestazione della 919 Hybrid LMP1 è stata lunga e travagliata, prima di raccogliere tre titoli iridati nel WEC.