Jacopo Rubino21 anni, un viso acqua e sapone, da ragazza della porta accanto. Appare così Jamie Chadwick, prima campionessa nella storia della W Series. La categoria tutta al femminile è nata dividendo le opinioni, come prevedibile, ma in questi mesi ha saputo ritagliarsi un proprio spazio tra media e pubblico: forse è stato l'effetto novità, o forse è solo l'inizio di qualcosa di importante. Un inizio in cui la Chadwick, comunque vada, ha subito lasciato un segno indelebile.
La giovane britannica, infatti, già a Hockenheim aveva ottenuto pole e vittoria nella tappa inaugurale. Ha dimostrato di essere la pilota scesa in pista più preparata, e a un certo punto qualcuno ipotizzava addirittura che avrebbe dato vita ad un monologo. Non è andata così, per il bene dello spettacolo: è stata in pole a Zolder e ha rivinto a Misano, ma nel cammino verso la sfida decisiva di Brands Hatch ha incontrato valide avversarie. A cominciare da Beitske Visser, favorita della vigilia per i suoi trascorsi agonistici, eppure battuta.
Entrata a maggio nel
programma junior Williams F1, la Chadwick presentava il curriculum con il miglior compromesso tra qualità e "freschezza" delle esperienze in monoposto. Alle spalle aveva un discreto biennio 2017-2018 in British F3, con macchine dalle prestazioni simili, anche qui marchiate dall'italiana Tatuus. In inverno ha fatto suo il
titolo dell'MRF Challenge, seppur poco probante, e per conoscere meglio la T318 motorizzata Autotecnica ha affrontato un weekend nella Winter Series di F3 Asia. Fattori che potrebbero averle dato una mano, contro rivali ormai già saltate alle ruote coperte (la stessa Visser o Fabienne Wohlwend), in arrivo dai kart, o ferme da qualche tempo per motivi personali o di budget, come nel caso di Alice Powell, Marta Garcia ed Emma Kimilainen. Tutto questo nulla toglie al valore del successo raggiunto.
"L'intera avventura è stata incredibile. All'inizio credevo che sarebbe stata semplicemente una bella stagione, non mi aspettavo che la categoria crescesse così tanto. Prima di venire a Brands Hatch, la mia pista di casa, non avevo mai vissuto nulla del genere: se ho avuto così tanta attenzione da parte degli spettatori è merito della W Series. È stata un'opportunità fantastica, fin qui è di gran lunga l'annata migliore della mia carriera", ha raccontato la neo vincitrice.
Al di là della velocità pura, la sua arma principale si è rivelata la costanza al vertice: si è sempre qualificata fra le prime tre e non è mai scesa dal podio, mentre le colleghe vivevano maggiori alti e bassi. La domenica di Brands Hatch, considerata la pressione sulle spalle, è stata un caso a parte. L’inglese nonostante la pole è apparsa un po' in difficoltà e dopo un paio di giri si è arresa alla Powell e alla Kimilainen. Quindi è iniziata la lotta con l'antagonista Visser, che alla fine le ha strappato il terzo posto. Alla Chadwick, comunque, il quarto è bastato ampiamente per centrare l'obiettivo. "Sono stata felice di tagliare il traguardo, la gara è stata la più intensa che io abbia mai vissuto", ha poi ammesso.
Ora non resta che scoprire come voglia indirizzare il proprio futuro nel motorsport: di sicuro, Jamie potrà contare sull'assegno da 500 mila dollari messo in palio dagli organizzatori. E volendo, c'è sempre la possibilità di continuare in W Series per diventarne il volto simbolo. Acqua e sapone, ovviamente.